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Cultura

LETTERE DI GUIDO CAGNOLA

PAOLA VIOTTO - 01/02/2013

Giulia Astrua, una maestra elementare che chiede aiuto per la situazione dei suoi piccoli allievi, costretti a far lezione in un’aula senza riscaldamento e senza mai poter aprire le finestre per arieggiare. Bernard Berenson, il grande storico dell’arte del rinascimento, che medita sulla bellezza dei dipinti o del paesaggio sapientemente modificato dagli interventi umani. Persone di ogni genere scrivevano al nobile Guido Cagnola, uomo di cultura, diplomatico, acuto collezionista d’arte, attivissimo sindaco di Gazzada, benefattore e filantropo. E lui conservava con attenzione queste missive, da quelle più concrete e quotidiane che riguardavano la vita del suo paese, fino a quelle raffinate e brillanti che aprivano uno spiraglio sul mondo dell’alta società e della cultura internazionale.

Oggi queste lettere che coprono un arco di tempo assai lungo, dal 1892 fino alla morte, avvenuta nel 1954, escono in un volume fortemente voluto da Cristina Bertuletti, attuale sindaco di Gazzada, e curato da Stefano Bruzzese e Wanda Rotelli. I due studiosi hanno svolto a tempo di record un lavoro certosino di trascrizione dei documenti, molti dei quali in lingua straniera, annotandoli e commentandoli in modo da fornire le chiavi di lettura per entrare nel mondo di un personaggio affascinante che, pur evitando con innata riservatezza di porre la sua vita sotto i riflettori della mondanità, fu uno dei protagonisti della cultura del suo tempo.

Le lettere escono dall’archivio di Villa Cagnola, la nobile dimora settecentesca dallo splendido giardino che Guido ereditò dal padre Carlo e che curò con passione e intelligenza, facendone la sede della sua collezione d’arte. Morendo senza eredi la lasciò alla Santa Sede per farne come scrisse nel suo testamento, un Istituto che unisse intendimenti scientifici di promozione dello «studio dei problemi religiosi» e finalità pratiche di formazione «del clero e del laicato» per elevare la «vita religiosa e spirituale del popolo italiano». Insieme con la villa venne donata la collezione d’arte, comprendente non soltanto molti pezzi di ceramica, ma anche numerosi dipinti, tra cui la celebre ed enigmatica tavola quattrocentesca nota con il nome di Madonna Cagnola. E poi un’intera biblioteca, che rivela la varietà degli interessi di Guido Cagnola: dalla sua prediletta storia dell’arte alla religione, alla filosofia, in specie orientale, ai problemi sociali.

Il volume è stato recentemente presentato alla Biblioteca Civica di Varese da Giovanni Agosti, professore di Storia dell’arte all’Università Statale di Milano. Proprio la Statale infatti ha ripreso gli studi sulla figura di Guido Cagnola, che era già stato oggetto quasi vent’anni fa di un libro di Chiara Nicora edito, come anche l’attuale, nei quaderni della Gazzada. I riflettori della serata sono stati quindi puntati sulla figura di Cagnola collezionista e sulla sua più che cinquantennale amicizia con Berenson. Sodalizio insolito, tra due personaggi dalle origini sociali e dal temperamento profondamente diversi – membro dell’aristocrazia Cagnola, figlio di poveri emigrati ebrei russi Berenson – legati non solo dall’intelligenza, dalla cultura e dalla passione per l’arte, ma anche e soprattutto da una profonda umanità. Le parole delle ultime lettere di Berenson a Cagnola, con una malinconica meditazione sullo scorrere del tempo accompagnata da una serena fiducia nel valore dell’amicizia, sono risuonate nella sala della Biblioteca attraverso la lettura che ne hanno data le allieve della scuola di teatro di Anna Bonomi. Ma tanti altri personaggi, grandi nomi della cultura o semplici abitanti della Gazzada, attendono il lettore tra le pagine di questo libro capace di essere un vero spaccato di storia.

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