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Lettere

Cosa deve insegnare la vicenda Gentile

- 20/11/2011

 

Dopo le condanne operate dalle forze democratiche, dell’ANPI, dell’ istituto della Resistenza, degli storici, degli insegnanti e degli studenti, che hanno giustamente stigmatizzato l’inopportuna e provocatoria intitolazione dei giardini a  G. Gentile, filosofo e teorico del passato regime fascista, credo che le forze democratiche antifasciste varesine, dovrebbero operare qualche riflessione e porsi alcuni interrogativi di fondo. La denuncia da parte dei democratici antifascisti è stata giusta, doverosa, necessaria, ma non sufficiente. Bisogna evitare che ci si fermi alla sola condanna e chiedersi: “Perché è potuta accadere nella nostra cittadina questa ennesima provocazione alla  nostra Costituzione, nata dalla Resistenza ? Cosa si deve fare per evitare che in futuro simili sfregi non abbiano più a ripetersi?

E’ evidente che chi ha fatto la proposta dell’intitolazione a Gentile si proponeva di dare una ulteriore picconata revisionista alla nostra memoria storica democratica ed antifascista e cercare di mettere sullo stesso piano fascisti ed antifascisti. Di che ci lamentiamo? La destra becera fa il suo mestiere. A differenza della Germania, che ha fatto i suoi conti e continua a farli con il nazifascismo, in Italia non solo tutto ciò non è avvenuto, ma abbiamo visto ex dirigenti di AN, ministri del Governo di centro-destra, sfilare a Milano insieme agli ex della Decima Mas; e parlamentari del PDL, presentare proposte di legge per dare il vitalizio agli ex repubblichini di Salò. Le forze antifasciste di Varese non debbono dimenticare come diceva P. P. Pasolini  che: “Noi siamo un paese senza memoria: il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio televisivo…”; e quindi i democratici devono sapere che non si può essere antifascisti a giorni alterni, né limitarsi a qualche episodica, rituale cerimonia celebrativa, durante l’anno, specie in una città amministrata da tanti anni dalla  Lega e dal PDL, un partito quest’ultimo che ha inglobato, senza  che facessero abiura i nostalgici di Mussolini.

La memoria è una forza che sparisce o cresce, e per mantenerla viva è necessario alimentarla continuamente giorno per giorno. In una società senza memoria ed appiattita nel presente televisivo, com’è l’attuale,  bisogna promuovere molteplici iniziative a carattere storico:  viaggi nei luoghi della memoria e dello sterminio nazi-fascista, incontri con ex- internati nei lager e partigiani, film sulla Seconda Guerra Mondiale e sulla Resistenza, corsi, dibattiti, seminari pubblici nei locali istituzionali, nelle sedi dei partiti e nelle scuole ecc.

È necessario che le forze democratiche e soprattutto i partiti della sinistra, Pd in testa, facciano della cultura antifascista un momento di lotta  irrinunciabile, inserendo in modo sistematico nei loro programmi e nelle loro attività iniziative unitarie innovative e multimediali, volte a mantenere viva la memoria  di tutte le date costitutive della nostra Italia, al fine di creare anche a Varese una diffusa, vigile coscienza democratica ed antifascista.

RomoloVitelli

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