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Cultura

LETTERE ELVETICHE DI GIOVIO

ROSALBA FERRERO - 11/02/2013

Si deve alla passione e alla tenacia di Alessandra Mita, docente di storia e filosofia del Liceo Cairoli di Varese, l’edizione di un interessante manoscritto di Giambattista Giovio, insigne letterato comasco vissuto tra Sette e Ottocento. Considerato edito da molti studiosi, in realtà dimenticato, forse trascurato come opera marginale nella prolifica produzione di aforismi di versi epici, di epigrammi, di saggi di carattere religioso filosofico pedagogico celebrativo, di descrizioni della città di Como, in particolare della terribile inondazione che la devastò nel 1810, il manoscritto gioviano è il resoconto di un viaggio datato 1777 compiuto in compagnia di Alessandro Volta.

Anche il Volta annotò su di un taccuino esperienze e impressioni di carattere prevalentemente scientifico, maturate durante il viaggio in Svizzera: il suo diario fu pubblicato e studiato proprio per l’interesse scientifico e l’ultima edizione è del 1991; quello di Giovio, che si trova nella biblioteca Braidense di Milano, sinora non era mai stato pubblicato; uno studioso del Volta, Felice Scolari, dopo averne iniziato la trascrizione per la futura pubblicazione, lo abbandonò alimentando così l’idea che la pubblicazione fosse in effetti avvenuta.

I due diari sono il resoconto del medesimo viaggio compiuto da due ‘esploratori’ settecenteschi che hanno molto in comune ma vedono con occhio diverso la realtà. Volta universalmente noto per gli studi sull’elettricità, che portarono allo sviluppo della scienza moderna, curioso di ogni elemento che può essere spiegato secondo il principio di causa – effetto, appassionato a ogni branca della scienza, dalla fisica alla anatomia alla botanica alla geologia, si sofferma nella descrizione minuta delle Alpi e dei paesaggi alpini visti come fenomeno oro-geografico; il Giovio si lascia trasportare dalle emozioni dal sentimento di ‘infinito scoramento’ di sentore kantiano di fronte all’immensità dei picchi alpini, di fronte a strapiombi, orridi, cascate: ‘cadute orrende, e spume, ed iridi, e nebbia e frastuono’.

I due viaggiatori hanno molto in comune: sono amici e coetanei, nati nel 1745 e nel 1748 entrambi a Como, hanno posizione sociale aristocratica, cultura solida, condividono le medesime frequentazioni, hanno una grande attrazione per la novità, per lo studio e per l’indagine, passione per lo scrivere; vogliono lasciare il segno di quanto hanno appreso nel più puro spirito illuministico; vivono però da due angolazioni diverse l’esperienza culturale della loro città ‘che vede la nascita della scienza moderna…. ma in cui il fantastico, il meraviglioso e il magico sono lontani dall’essere messi in archivio’ come scrive il Bernardini; si occupano entrambi all’illusionista Giuseppe Leoni, noto come Lionnet, l’uomo incombustibile, che ingurgitava olio bollente e si infilava in bocca coltelli roventi: Volta per lamentare che un ciarlatano avesse più pubblico e ammiratori paganti di uno scienziato, Giovio per dedicargli un saggio tra l’ironia e l’ammirazione. Una buona disponibilità economica consente loro di intraprendere il lungo viaggio ‘di studio e di formazione’, novelli ulissi alla scoperta di tutte quelle novità di cui si trova traccia nei due diari: nel settembre del 1777 lasciano Como attraversano la Svizzera e l’Alsazia giungono in Savoia e poi attraverso il Piemonte tornano in patria; in tre mesi di spostamenti in un’area abbastanza limitata ma decisamente ampia secondo i parametri dell’epoca, si sono arricchiti di conoscenze, novità, esperienze, hanno dialogato con personalità eminenti dell’epoca come Georg C. Lichtenberg, noto più che per le ricerche sull’elettricità per le ‘figure di Lichtenberg’, ‘strani disegni’ originati da scariche elettriche e chiaro esempio di geometria frattale: Volta era desideroso di assistere alle lezioni dello scienziato, il primo ad utilizzare apparecchiature meccaniche per eseguire esperimenti in diretta. Visitano Zurigo Losanna Berna Freney giungono infine a Torino. Nella capitale elvetica incontrano Albert von Haller appassionato di montagna, ma soprattutto studioso di anatomia e di fisiologia che aveva indagato il sistema nervoso e le sue proprietà, altro tema di grande interesse per Volta. Attraverso vallate e passi alpini, nei colori sgargianti e mutevoli dell’autunno, a contatto con la fauna selvatica che desta ammirazione e stupore, tra villaggi e valligiani indagati da Volta occhio tecnico e da Giovio con occhio poetico intriso di cultura classica ma al tempo stesso vicino alle istanze progressiste dell’illuminismo, giungono a Ferney dove hanno occasione incontrare Voltaire; il vegliardo impone loro una lunga attesa che Giovio nel suo diario dipinge in modo sapido e faceto usando i termini ‘teatrale e un poco ridicolo’ divertendosi poi a tratteggiare la figura del filosofo e della nipote Denise.

Interessanti e attuali le considerazioni e i giudizi di natura economica: Giovio mostra ammirazione incondizionata per la Svizzera, paese che incarna secondo lui i principi di fisiocrazia e perciò non trascura l’agricoltura pur coltivando altre forme di produzione, perché è consapevole che ‘solo dalla ricchezza della terra si formano le altre ricchezze’. Severo, in parallelo, il giudizio sulla Lombardia che si illude di vivere sul solo commercio e corre il rischio di divenire facile preda di poteri stranieri quasi si potesse ‘reggere ad un dominio forastiere’…‘senza i formaggi del lodigiano, e i grani del cremonese, e le risaie del Pavese’ .

Se lo scienziato Volta indaga una realtà naturale e umana ‘neutra’ in modo scientifico, l’eclettico Giovio poeta, letterato, filosofo, economista, politico, studioso d’arte incontra una natura emozionante, uomini reali concreti che racconta con pathos e con partecipazione, catturando l’attenzione del lettore più di quella dello scienziato; il diario ‘ritrovato’ del viaggio in Svizzera ora pubblicato a cura di Alessandra Mita Ferraro col titolo ‘Lettere elvetiche. Diario del viaggio in Svizzera del 1777 con Alessandro Volta’ apre uno squarcio sulla realtà settecentesca e risulta essere una piacevole arricchente lettura.

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