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Lettera da Roma

BENEDETTO XVI, UNO DI NOI

PAOLO CREMONESI - 15/02/2013

Il Papa in visita alla casa “Viva gli anziani”

Chissà se dopo il 28 febbraio Papa Ratzinger tornerà a girare per i vicoli di Borgo Pio così come amava fare prima di salire al soglio pontificio. Per molti anni, quando a piedi raggiungeva dalla sua abitazione la sede del Santo Uffizio, gli abitanti di questo quartiere a due passi dal Vaticano lo hanno considerato “uno di loro”. Lo hanno sempre ammirato per la discrezione e il rispetto con cui si è comportato.

Su di lui hanno decine di aneddoti da raccontare, come il fabbro di via del Falco che incrociandolo ogni mattina alle otto e mezzo in punto sotto l’obelisco di piazza San Pietro ne riceveva un sorriso; o come il proprietario della Cantina Tirolese, a cento metri dal portone vaticano di Sant’Anna, che ricorda come per venticinque anni il vescovo, poi arcivescovo e quindi cardinale Ratzinger si sia seduto almeno una volta la settimana al tavolo n. 4 del suo locale, dove si servono ottimi gulasch e zuppe di verze e cipolla; o l’orologiaio di Borgo Pio, che fin da ragazzo ha lavorato per i pontefici e che il giorno dopo l’elezione di Ratzinger ha dovuto sostituire il cinturino nero del suo orologio con uno bianco. Mentre Francesca, nel suo emporio per gli animali a via Porta Castello, è fiera di avere nutrito con i suoi mangimi anche i due gatti del Pontefice.

Ratzinger e Roma. Rapporto non facile. Per lo studioso, il teologo, l’uomo di curia la Città santa è stata soprattutto il luogo dove svolgere il proprio ruolo, limitando i contatti a una stretta rete di amici e conoscenti. Per il romano, abituato all’esuberanza di Giovanni Paolo II, un Papa di comprensione non immediata, visto con un po’ di distacco anche se tutte le volte che i due si sono trovati faccia a faccia il secondo è stato conquistato dai modi affabili e dall’umiltà del primo.

Ne è prova una delle ultime visite di Benedetto XVI fuori dalle mura leonine: quella alla casa anziani gestita dalla Comunità di Sant’Egidio il 12 novembre scorso, quando in un paio d’ore di abbracci e colloqui, tutti i presenti furono abbracciati da chi “si sentiva uno di loro”, forse già profezia della successiva decisione.

Papa Ratzinger ha visitato una decina di parrocchie romane, l’ultima San Patrizio il 16 dicembre scorso. Una manciata rispetto a quelle del predecessore. È andato però due volte nelle carceri della capitale, a Rebibbia e al minorile, e due volte in un centro Caritas. Segno della sua predilezione per i più sfortunati, testimonianza di carità.

Anche le famose gite fuori porta del giovedì di Wojtyla non sono state imitate dal successore. Di lui si ricorda solo un blitz alla Mentorella il 29 ottobre 2005 subito dopo l’elezione. C’erano pochi pellegrini al santuario quando a sorpresa arrivò in visita il Papa, che benedisse i presenti prima di celebrare la messa e donò alcuni rosari. Il parroco del paesino, che d’inverno conta solo ventitre abitanti, don Gregorio è al ricordo ancora emozionato: “Avevo già avuto l’onore di vedere il Papa ma non di incontrarlo così da vicino, un uomo semplice che trasmette amore”.

Chi scrive ebbe modo di conoscerlo durante una udienza dedicata alla redazione vaticana del Giornale Radio. Arrivò trafelato e in ritardo dopo aver ricevuto non so quanti altri gruppi… eppure ci salutò uno per uno. Non disse frasi di circostanza, ma si informò con curiosità del lavoro. E ci benedisse personalmente.

Strano destino quello di Benedetto XVI: voleva solo studiare ed è stato trascinato in uno dei periodi più turbolenti della Chiesa. Mite e gentile è stato tradito nella fiducia da chi gli era prossimo. Desideroso di incontrare le altre fedi è stato bollato come integralista dai media (pensiamo a Ratisbona) e dal laicismo più ottuso (il mancato discorso all’Università di Roma); indetto un anno speciale per il sacerdozio ha dovuto affrontare lo scandalo della pedofilia nella Chiesa. Una persona che in questi anni gli è stata particolarmente vicina ha confidato. “Era consapevole della responsabilità cui era chiamato e contemporaneamente dei suoi limiti, ma ha sempre confidato nella forza di un Altro”. Con questo gesto di assoluta libertà, poggiandosi totalmente sull’Altro, ha portato a termine la sua ultima riforma.

Mancherà.

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