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Cara Varese

STRAGI REGIONALI SANITARIE

PIERFAUSTO VEDANI - 15/02/2013

Nel 1963 al mio arrivo a Varese la conta dei soli cugini, di secondo o terzo grado, portava a oltre quota cinquanta. È accaduto allora che i miei rapporti personali con la marea di parenti non siano mai diventati stretti, tanto che nel tempo quasi a sorpresa mi sono ritrovato dei Vedani in meritata evidenza nella comunità. Un rapporto forte però c’è stato, dura attualmente, con Nino, primo cugino di mio papà, che con sua moglie e i figli ha onorato l’artigianato italiano della maglieria. Proprio Nino, gagliardo novantatreenne, di recente ha scoperto con raccapriccio che non conoscevo bene la storia di Antonietta Vedani, benemerita sostenitrice dell’ospedale Del Ponte. Non ho molte giustificazioni per questa trascuratezza inaccettabile anche sotto il profilo professionale, come attenuante accenno al fatto che la mia storia di cronista si è sviluppata solo nell’ambito del “Circolo”. Un po’ poco, ne convengo, ma oggi con l’aria che tira mi consolo dicendo che almeno ho evitato eventuali accuse di conflitti di interesse.

Il Padiglione Vedani è stato abbattuto per fare largo a una sorta di torri gemelle che ospiteranno il nuovo Del Ponte elevato al grado di polo materno-infantile di interesse regionale. Un obiettivo che ha suscitato perplessità, degenerate poi in dure contrapposizioni di carattere sanitario, urbanistico, progettuale e finanziario.

Io oggi evito di addentrarmi nei campi minati di queste contrapposizioni e nemmeno voglio ricordare o celebrare l’Antonietta, sono sicuramente il meno adatto, ritengo invece opportuno rimarcare l’attività degli “stragisti” regionali della memoria sanitaria di casa nostra. Il loro furore edilizio, per la verità inevitabile, li ha portati infatti a cancellare per sempre testimonianze preziose di solidarietà sociale quali sono le opere ospedaliere donate da privati. Fatto fuori il padiglione Vedani al Del Ponte, hanno già annunciato la demolizione della ex geriatria del Circolo, già preceduta da quella del Pronto Soccorso. Certamente occorre accettare il nuovo quando è in funzione del miglioramento dei servizi, ma irrita, è antipatica la mancanza di garbo per la storia di coloro che hanno fatto grandi i nostri ospedali, che poi è anche storia della città, quindi un patrimonio comune.

Il pericolo di alienarsi simpatie e attenzione dei cittadini era stato avvertito ed è nata la fondazione “Il Circolo della Bontà” che lavora appunto per riallacciare il vecchio rapporto tra territorio e ospedale, nel cui ambito credo che qualsiasi programmazione debba essere accompagnata da piccole iniziative collaterali, da opportuni richiami a un passato di partecipazione e generosità da parte della nostra gente.

In giorni di autentiche cannonate l’argomento della mia riflessione potrebbe sembrare modesto, quasi un colpo a salve, in realtà quando c’è di mezzo il rispetto anche il dettaglio più piccolo è significativo.

 Nella foto: il progetto del padiglione di geriatria del Circolo, voluto dai benefattori Giuseppina e Achille Cattaneo, ora prossimo alla demolizione.

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