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Attualità

ALLARGARE L’ORIZZONTE PER CAPIRE MEGLIO L’UOMO

GIAMPAOLO COTTINI - 22/02/2013

Dinanzi alla straordinaria grandezza del gesto di Benedetto XVI che ha concentrato in questi giorni l’attenzione del mondo, tutto rimpicciolisce e si ridimensiona, compreso il dibattito politico-elettorale che ha mostrato tutta l’incapacità di aprire orizzonti nuovi e realisticamente vicini alle aspettative della gente. Si sono ripetuti slogan ed insulti senza scalfire in modo credibile le questioni più concrete dando l’impressione di poca progettualità per il futuro ed alimentando la sfiducia dell’antipolitica.

Per questo forse mai come in questa circostanza è difficile fare una scelta convinta e consapevole mossa da ideali nobili: nessuno ha ricette risolutive per la crisi in cui potersi riconoscere completamente, e l’assenza di criteri certi sui temi eticamente sensibili, la disattenzione per le situazioni reali di povertà della gente, la concentrazione solo sui parametri economici, il sistematico attacco alle esperienze del volontariato no profit sono tutti indice di una crisi culturale che nasconde una grave “questione antropologica”. Che tipo di società vogliamo costruire e a quale uomo ci rivolgiamo? Per che cosa vale la pena di spendersi? Sono tutte domande che nessuno ha posto in questa campagna elettorale, tutta mediatica, che ha smarrito il senso di appartenenza al destino comune di un popolo.

Il gesto del papa ci insegna a ridimensionare tutto alla luce di un realismo che riconosce le circostanze concrete e invita i fedeli ad assumere responsabilità anche politiche secondo criteri che si potrebbero così riassumere: per prima cosa, senza lasciarsi ingannare dagli slogan e rifiutando le reazioni “di pancia” della semplice protesta che critica tutto ciò che non funziona, occorre fuggire la tentazione dell’astensionismo deresponsabilizzante e rimettersi a leggere i programmi dei vari partiti, senza aspettare miracoli, ma valutando l’impostazione che ognuno intende dare al governo dell’Italia. La Chiesa non darà mai indicazioni di partito, ma a partire dalla sua dottrina sociale offre delle proposte realizzabili da confrontare con approssimazioni successive ai vari programmi. In secondo luogo bisogna considerare la complessità dell’ordinamento giuridico-politico regionale e nazionale e cercare soluzioni che non siano solo una sorta di match pari tra le grandi forze politiche nazionali che renderebbe ingovernabile la situazione.

Si deve riconoscere, ad esempio, che la Regione Lombardia, nonostante delle ombre, è stata in passato ben governata applicando il principio della sussidiarietà, con attenzione particolare alle politiche familiari, alla libertà di educazione, realizzando un sistema sanitario efficiente con bilanci in pareggio. Diversa la situazione nazionale segnata da una crisi non superata, e sarà indispensabile sostenere i programmi che offrono prospettive più aperte e capaci di valorizzare soprattutto il lavoro giovanile.

La condizione previa ad ogni provvedimento congiunturale, è la questione delle riforme: non basta dichiararsi riformisti, ma occorre mettere mano alla modifica radicale della seconda parte della Costituzione così da rendere più agile e snella la possibilità di governare e da consentire una reale modernizzazione strutturale. Certamente c’è bisogno di maggiore libertà, di una semplificazione delle procedure burocratiche, di una certezza della legge e delle sue modalità di applicazione tramite una reale riforma della giustizia, e la ripresa del lavoro anche grazie alla ripresa dei consumi. Non sarà facile far quadrare un cerchio che richiede la forte convergenza di una stragrande maggioranza delle forze politiche, ma spetta al cittadino cercare di non lasciarsi intrappolare delle logiche dei veti incrociati.

È interessante su questo discernimento realistico il richiamo fatto dal cardinale Caffarra che invita a prendere coscienza dei programmi dei partiti, orientando il voto verso le forze meno lontane come spirito dai contenuti della dottrina sociale della Chiesa. Tale scelta va fatta in un dialogo sincero ideale tra credenti, senza demagogia e con grande lealtà così che si è resa più efficace la presenza dei credenti nella città civile anche attraverso le loro opere. I cristiani non sono chiamati a chiedere nella società dei privilegi per sé stessi, ma devono realizzare la libertà per tutti non solo nel rispetto delle regole stabilite ma nella valorizzazione di tutte le energie che si possono sprigionare per costruire dei rapporti umani migliori. Compito dei cristiani è costruire dei frammenti di vita buona partendo dalla ricerca del bene comune e dalla difesa della famiglia, sino alla difesa del matrimonio eterosessuale, alla promozione della vita dal suo concepimento sino alla morte, chiedendo di dare una giusta legislazione a tutte quelle tematiche bioetiche che sono rimaste inevase dal precedente Parlamento.

Tutto ciò richiede responsabilità e coscienza che il Cardinale Caffarra così sintetizza: “la scelta sia guidata da questi criteri: rispetto assoluto di ogni vita umana; costruzione di un rapporto giusto fra Stato, società civile, persona; salvaguardia dell’incomparabilità del matrimonio – famiglia e loro promozione; priorità del lavoro in un mercato non di competizione, ma di mutuo vantaggio; affermazione di una vera libertà di educazione. Se con giudizio maturo riteniamo che nessun programma politico rispetti tutti e singoli i suddetti beni umani, diamo la nostra preferenza a chi secondo coscienza riteniamo meno lontano da essi, considerati nel loro insieme e secondo la loro oggettiva gerarchia”.

Perciò, pur con tutta l’incertezza e la precarietà del panorama politico, possiamo affrontare le scelte con disilluso realismo e l’entusiasmo di chi sa dove riporre la vera speranza.

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