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Cara Varese

PARTECIPARE È CONTROLLARE

PIERFAUSTO VEDANI - 22/02/2013

C’è una fedeltà politica che per convinzione, intensità e durata può essere accostata all’amore che nell’arco della vita manifestiamo in alcuni rapporti interpersonali. Negli ultimi anni le vicende nazionali hanno messo a dura prova la fedeltà di molti tenaci difensori della propria fede politica e abbiamo di conseguenza notato trasmigrazioni e mutamenti impensabili, e tuttavia non immotivati se pensiamo alla furia di chi si sente tradito.

La nostra cara Varese dal dopoguerra a oggi, cioè in quasi settanta anni, ha visto migrazioni politiche consistenti, ma non si è mai regalata un mutamento come l’uscita da un’area sostanzialmente conservatrice dopo avere sperimentato, per una sola volta, un governo cittadino di sinistra.

Il patrimonio costituito da questi voti nel tempo spesso è stato male utilizzato perché messo a disposizione di “superiori” interessi politici: è successo che la presenza della città nelle istituzioni e conseguenti “ritorni” a favore della nostra comunità siano stati spesso veramente poca cosa, con l’eccezione degli ultimi anni a livello regionale e del prestigio derivante dall’attivismo di Giuseppe Zamberletti in occasione dei terremoti in Friuli e Irpinia.

Non so se in questo fine settimana ci saranno da noi mutamenti sostanziali del quadro politico, mi interessa invece ricordare la fondamentale, assoluta necessità di una presa di coscienza particolare da parte degli elettori: infatti il loro compito non dovrà, come in passato, esaurirsi con la deposizione delle schede nelle urne. Il tempo delle deleghe in bianco è finito, è indispensabile puntare su una decisa partecipazione alla gestione della cosa pubblica attraverso un controllo effettivo che non deve essere esercitato “contro” i nostri eletti, ma a favore loro e nostro. Non si tratta di fare i poliziotti, ma di controllare, chiedere, verificare attraverso incontri, dibattiti, tutto quanto da Roma o da Milano può ricadere sul nostro territorio, ricco di esigenze disattese, di problemi irrisolti. In questa azione di controllo e stimolo i mezzi di comunicazione saranno sempre al fianco dei cittadini.

Non facciamoci illusioni sul “cambiamento” sbandierato dai partiti, lo avrebbero potuto fare da tempo, se lo avessero veramente voluto. Non si tratta di fare i grillini o i grilletti, ma di essere più attenti almeno alle cose di casa nostra che sono sempre e comunque legate anche a decisioni di carattere regionale o nazionale.

In questa migliore presenza degli elettori nella vita pubblica, la considero indispensabile, vanno coinvolti i giovani: essi si sono ritrovati il mondo malato, vanno aiutati a capire che solo attraverso l’attenzione, la presenza, l’unità di intenti, è possibile rimuove gli ostacoli e riprendere un cammino fatto di certezze.

La drammaticità del momento sociale ed economico non richiede solo una maggiore vigilanza sulle storture della partitocrazia, ma anche un’altra forma di partecipazione, di condivisione che nulla ha a che fare con la politica e che può renderci ancora più importanti rispetto al ruolo di elettori.

Si tratta dell’aiuto a chi soffre o è in difficoltà. Un piccolo gesto, una attenzione mirata, intelligente, un modesto intervento nel segno del riserbo possono essere vera medicina per chi si attendeva un futuro sereno e invece oggi è finito nei gorghi di quella che viene chiamata globalizzazione e invece si è rivelata una opportunità per pochi paesi nel mondo e poche categorie di persone nell’ambito delle comunità nazionali.

Varese è sempre stata grande per iniziative di solidarietà: non faremo fatica a migliorarci, a vincere ancora se anche un piccolo gesto di attenzione ci sarà da parte di tutti.

Continuiamo allora a non far mancare il sostegno a tutti coloro che sono impegnati all’estero come religiosi o operatori laici, sentiamoci però un tantino missionari anche a casa nostra. Forse chi vive bene non se ne è ancora accorto, ma l’emergenza sociale è già una realtà nella ricca Lombardia.

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