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Attualità

STELLE DI OGGI, STELLE DI IERI

ANNA DE PIETRI - 08/03/2013

Parliamo di stelle. Intendiamoci, non delle solite cinque che in questi giorni catalizzano l’opinione pubblica, ma di quegli splendidi e luminosi astri che ci guardano da lassù. Dopo tutto, sebbene immersi nel nostro caotico divenire, restiamo pur sempre i soliti meravigliosi puntini gettati nell’immensità dell’universo.

Che sensazione guardare un cielo stellato. Vien proprio da dirsi: ‘ci sono anch’io!’. E che brivido osservarne i fenomeni meravigliosamente insoliti come stelle cadenti ed eclissi, meteore e comete. Beh, il 2013 è cominciato alla grande con una bella pioggia di meteoriti in Russia, ma c’è da dire che quest’anno sarà invece l’anno delle comete, che torneranno a farsi vedere dopo anni di latitanza. Anche noi da Varese potremo ammirarle: tra pochi giorni passerà la prima: C/2011 L4 (PANSTARRS). Sarà abbastanza luminosa e, dal 10 marzo fino al 20 circa, ci mostrerà probabilmente quell’aspetto tipico di stella con corona brillante e coda che riusciremo ad ammirare bassa sull’orizzonte occidentale durante il crepuscolo. A dicembre passerà invece ISON che probabilmente sarà una delle comete più suggestive degli ultimi anni. Essendo una Sungraser, il 28 novembre passerà talmente vicina al sole che potrebbe addirittura sciogliersi, ma se sopravviverà – cosa che sapremo solo il giorno dopo – sarà così luminosa da essere visibile anche nelle ore diurne a occhio nudo.

Certo noi oggi viviamo questi momenti con attesa e meraviglia, forti di secoli di studi e scoperte scientifiche. Ma i Varesini di una volta certamente non li affrontavano nello stesso modo. Proviamo a fare un salto nel passato. Le antiche cronache locali saranno la nostra macchina del tempo. Leggendo le pagine scritte da Giulio Tatto, Giovanni Antonio Adamollo, Luigi Grossi e Vincenzo Marliani è possibile trovare alcuni riferimenti a comete, eclissi e altri particolari fenomeni. Premesso che le cronache, da sole, non forniscono informazioni storiche sicuramente ‘esatte’, ma che queste devono essere filtrate e verificate con altre fonti, di sicuro danno un curioso spaccato dell’intenso rapporto tra la gente, la natura, il cielo e il tempo atmosferico. Per orientarmi meglio, mi sono rivolta agli esperti dell’Osservatorio Astronomico Schiaparelli trovando in Luca Buzzi, ricercatore, un prezioso interlocutore. Proprio lui ha cercato di interpretare alcuni passi interessanti.

Nel dicembre 1618 Tatto scrive: “Sono tre notte che non si è visto la cometta, che apparse alle notte passate alla Matina.” E Adamollo: “Sono già 6 giorni che appare all’Oriente una cometta a due ore avanti giorno”. Effettivamente, proprio in quel periodo sono apparse in cielo due comete molto luminose. La più brillante delle due è stata classificata con la sigla C/1618 W1 e fu visibile anche di giorno. Si trattò certo di una delle comete più brillanti della storia, che fu osservata anche dall’astronomo danese Cristiano Longomontano (assistente di Tycho Brahe), da Giovanni Keplero e dal gesuita Orazio Grassi. Ancora però si pensava che le comete fossero fenomeni interni all’atmosfera terrestre e oltretutto si credeva che portassero sfortuna.Solo con Halley e Newton si ebbe la prova certa che si trattava di astri al di fuori dell’atmosfera.

Nel gennaio 1619. ancora Tatto descrive con una certa precisione i pianeti di Giove e Venere, visibili da Varese a sud-ovest già subito dopo il tramonto del Sole. Nel maggio 1706 è invece Adamollo a dar notizia di una bella eclissi di sole che fu effettivamente visibile da Varese e che probabilmente durò circa 4 minuti: “Alli 12 maggio detto anno 1706 dalle ore 13 sino alle 15 vi fu un eclissi così oscuro che si videro delle stelle, e mise molto spavento, non essendosi mai vista una cosa simile.” Parecchi anni più tardi fu invece Marliani a nominare probabilmente la grande cometa del 1843, la C/1843 D1, che tra febbraio e marzo fu visibile in Europa anche di giorno, e che fu osservabile anche nell’emisfero australe: “Luglio è stato cattivo e freddo e più giorni si dovette far uso dei panni invernali e star al fuoco ed in specie il 9, 10,11, all’apparsa cometa in primavera della quale tanto ne parlarono gli Astronomi, vi fu chi opinò derivare il disordine atmosferico.”

Insomma, la percezione oggi è decisamente cambiata. Guardiamo al cielo con la curiosità di chi ormai ha conquistato Marte e sa cos’è il Bosone di Higgs, non con cauto timore. Allora un po’ ci stupiamo candidamente di fronte alle condizioni delle generazioni che ci hanno preceduto, ma proprio da loro è partita la nostra crescita. Quella che un giorno ci porterà di sicuro a conoscere meglio lo spazio, ma che ci aiuterà anche a trovare una cura per il nostro pianeta. Del resto la conoscenza rende più bello l’universo, perché a quella grandezza che per noi è già mistero aggiunge nuova immaginazione.

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