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Società

LA CRISI DELLA FAMIGLIA

LIVIO GHIRINGHELLI - 22/03/2013

Nella nostra società, caratterizzata da individualismo senza limiti, autoreferenzialità, scarsa attitudine alla relazionalità, atomismo strutturale, consumismo, edonismo, poca attenzione alla dimensione e dinamica della persona, l’istituzione del matrimonio versa in una grave crisi. L’aspetto istituzionale, sociale di questa cellula primaria che è la famiglia va perdendo molti dei suoi significati. Oblatività, fecondità, fedeltà creativa sono valori oscurati; la logica del dono,della gratuità radicale è spesso ignorata, mentre a volte i rapporti si configurano nei termini di pura merce di scambio, predominano le emozioni, le pulsioni instabili dei soggetti, la sbrigatività del mero soddisfacimento sessuale in un mondo che accusa tra l’altro l’estrema rapidità dei cambiamenti. Non si elaborano con convinzione progetti per la vita e per lo più la famiglia è una realtà sentimentale fluida.

Per la Chiesa invece la famiglia è la prima forma di comunione di persone (Gaudium et spes 12) e il matrimonio è il sacramento della nuova alleanza ( Mt . 19, 3-9), luogo primario di relazioni interpersonali. Una società a misura di famiglia è la migliore garanzia contro derive di tipo individualistico o collettivistico e la persona vi è sempre al centro dell’attenzione, in quanto fine e mai come mezzo. Qui si esercita l’apprendistato delle responsabilità sociali e della solidarietà. La legittimazione si trova nella natura umana e non nel riconoscimento dello Stato. Deve la sua stabilità all’ordinamento divino ed esige all’origine un consenso reciproco irrevocabile e pubblico, mentre la società ne disciplina gli effetti civili.

Essa non è costituita unicamente in vista della procreazione (Gaudium et spes 50). Non se ne parla più in termini di remedium concupiscentiae (S. Paolo,1a Lettera ai Corinzi), serbando un forte sospetto nei confronti della sessualità. Nella Gaudium et spes, parlando di matrimonio, non si cita una volta il remedium concupiscentiae. N. 49: gli atti con i quali i coniugi si uniscono in casta intimità sono onorevoli e degni e, compiuti in modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione. Va comunque richiamato il principio che l’identità sessuale è indisponibile: condizione oggettiva per formare una coppia nel matrimonio. Il matrimonio monogamico indissolubile è per la Chiesa l’unica forma autentica della famiglia.

Si è purtroppo diffusa la filosofia del gender. Il sesso non è più un dato originario della natura, che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì riveste un ruolo sociale, del quale si decide autonomamente. Benedetto XVI in merito ci avverte: se non esiste la dualità di maschio e femmina come atto della creazione, allora non esiste più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione. Interverrebbe un senso malinteso di libertà e di autolimitazione. La famiglia tra omosessuali significa l’assenza dei presupposti per la complementarità interpersonale voluta dal Creatore, secondo un piano fisico-biologico, ma anche psicologico.

Va comunque richiamato il monito di Ratzinger (allora Cardinale, 1986) per cui va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. La dignità di ogni persona deve sempre essere rispettata nelle parole, nelle azioni e legislazioni. Mons.Vincenzo Paglia, neopresidente del Consiglio della famiglia (Roma 2013): No alle nozze gay, ma sì al riconoscimento dei diritti per le coppie di fatto e omosessuali secondo il Codice civile. In venti paesi l’omosessualità è ancora un reato. È tempo che i legislatori se ne preoccupino. Il Segretario del Partito Democratico Bersani si è dichiarato per l’urgenza di una legge antiomofobica ed entro un anno per quella sulle unioni civili.

Le unioni di fatto riflettono un’impostazione del tutto privatistica del matrimonio e della famiglia, che è lo strumento primario per la crescita integrale di ogni persona e svolge un ruolo originale e insostituibile (anche se non unico) nell’educazione dei figli. Si deve purtroppo registrare che dodici milioni di italiani vivono al di fuori dello schema della famiglia tradizionale (il 20% , ed il doppio rispetto a 15 anni fa). Nel 2010 si sono determinate 307 separazioni a fronte di mille matrimoni. Le separazioni afferiscono all’età media di 45 anni per l’uomo, di 42 per le donne e il 68,7% riguarda coppie con figli. Intervengono a creare contrasti anche le difficoltà economiche, ma pure le nuove tentazioni indotte dai socialnetwork. Siamo ben lontani in tanti casi dalla visione di una famiglia cristiana concepita come Chiesa domestica o piccola Chiesa, ove il vincolo d’amore risulta immagine e simbolo dell’alleanza che unisce Dio al suo popolo.

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