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Cultura

LA COLLEZIONE BELLASI

ROSALBA FERRERO - 05/04/2013

Carlo Bossoli, Veduta del Lago di Lugano

Forse l’architetto Augusto Guidini jr. progettando nel 1934 la Domus pax che domina Lugano non pensava che sarebbe divenuta un Museo privato, il luogo deputato ad accogliere l’eclettica e preziosa collezione di Gigi Bellasi che ora, per la passione di Mariangela Agliati e di Margherita Bellasi, rivive nella mostra Gruppo di famiglia in un interno inaugurata alla Pinacoteca cantonale Züst di Rancate

“È una collezione storica, legata al nostro territorio – esordisce la direttrice della Züst – che si dipana tra artisti e temi legati al Ticino e prova che il suo ideatore ‘amava Lugano e la sua patria’, come amava – aggiunge la nipote – la Croce Verde, l’hockey, la politica”, tanto che fu un regiat.

La passione di Bellasi per il collezionismo nacque tra le mura domestiche: la famiglia vantava notai, prelati, politici famosi… In mostra sono presenti i ritratti di alcuni degli illustri antenati, che da sempre adornavano le pareti della casa, insieme a un lasciapassare concesso dall’imperatore Ferdinando III nel 1600 agli antenati Francesco Maria e al fratello di lui Filippo, ad una mappa delle proprietà Bellasi site in località Monte Morello, ad una Bolla miniata del Doge Agostino Barbarigo del 1499, ad un documento del 1606 di Corrado d’Uri, ai due ovali pendant di Giuseppe Petrini raffiguranti i profeti Isaia ed Ezechiele e datati 1750.

Bellasi, ricco di tanta familiarità, incominciò poi a formare la propria collezione privata con sistematicità, a partire dagli anni ’70 del XX secolo; il momento decisivo arrivò nel 1972 con l’acquisto di opere provenienti dalla casa del Consigliere Angelo Martignoni; in seguito iniziò una serie di acquisti mirati, che avevano il Ticino come tema centrale e come protagonisti autori rappresentativi dell’ottocento ticinese: Bossoli, Galbusera, Foglia, Ferraguti Visconti, Piattoni, Petrini.

La mostra vuole riprodurre l’atmosfera di casa Bellasi, una sorta di Wunder-kammer che lascia ammirati e storditi per la quantità di opere esposte: dal nucleo di tele antiche e dai dipinti di Petrini, dagli acquarelli di Jakob Suter, alle incisioni, ai disegni, alle carte geografiche, ai libri antichi, agli acquarelli raggruppati secondo criteri perlopiù tematici. La pinacoteca Züst offre una miscellanea vasta e variegata.

Al piano ammezzato sono esposti una serie di preziosi volumi tra cui una raccolta, datata 1752, di componimenti poetici realizzati da trentatré autori, tra cui Goldoni, per le nozze tra il doge di Venezia con la nobildonna Caterina Loredani che nel frontespizio ha un fleuron inciso nel rame con figure allegoriche di Giorgio Fossati architetto ticinese che visse a lungo a Venezia; è esposta anche la Raccolta di favole varie delineate e incise sul rame da Giorgio Fossati nel 1744.

Pregevole e ricca la raccolta di stampe. L’iconografia è in primis legata a Lugano e al suo territorio cui Bellasi era attaccato come la sua famiglia da secoli; le stampe permettono di tracciare anche una storia del modo di rappresentare il territorio luganese nel tempo: delle più antiche che riproducevano il Borgo vecchio visto da Paradiso o da via S. Gottardo a quelle più recenti il cui punto di osservazione sono il Monte S. Salvatore o Codelago.

Ampia è pure la serie di stampe relative a città italiane, come Milano, Venezia, Napoli e Roma: sono opere di Piranesi, Borromini, Bianchi.; di particolare interesse una serie in sequenza che racconta l’innalzamento dell’obelisco in Piazza S. Pietro, attraverso ogni fase e ogni dettaglio dell’ impresa.

Ci sono poi stampe e incisioni con soggetto militaresco che documentano l’amore per la patria e ancora la raccolta di cartoline tutte riproducenti paesaggi del Ticino.

Di sicuro interesse è la collezione di carte geografiche, che permette di tracciare la storia della cartografia dall’epoca d’oro degli Olandesi e dei Fiamminghi, ideatori di innovative tecniche cartografiche tra il XVI e il XVII secolo, ai Francesi, che lavorando alle dipendenze del re come geografi militari, procedettero ad una rappresentazione più dettagliata del mondo e finalizzata ad azioni di conquista.

Decisamente valida la presenza alla Züst di un touchscreen interattivo che permette ai visitatori di ingrandire in alta definizione le carte geografiche – e anche di leggere alcuni dei libri presenti che, per la loro preziosità, non possono essere sfogliati manualmente-. Nel cospicuo numero di carte in mostra, spicca il rarissimo Atlante Theatrum Orbis Terrarum di Abraham Ortelius, che comprende 53 fogli con mappe molto colorate incise su doppie pagine arricchite da un testo descrittivo; è il primo atlante concepito come raccolta sistematica di carte che presentano il mondo, con i continenti le regioni i paesi. Pubblicato ad Anversa nel 1570, comprende la prima Carta del mondo conosciuto: la rappresentazione della terra è un planisfero ovale e risente della tecnica della proiezione cartografica di Mercatore, tecnica indispensabile per trasferire il globo sferico su una carta piana riducendo per quanto possibile le deformazioni rendendo paralleli e meridiani rette che si intersecano perpendicolarmente. L’Atlante è realizzato utilizzando le carte di novanta e più cartografi e geografi vissuti prima del 1570, tra cui il Gastaldi, e riproduce gli errori geografici presenti in esse: la rappresentazione dell’America del sud è quella – stravagante e inesatta – proposta da Mercatore nel 1569. Lo completano due importanti appendici scientifiche: il catalogo degli autori e una nomenclatura dei luoghi geografici; questo lo rende unico perché per la prima volta vengono citate le fonti delle carte: è un’opera collettiva. Di Ortelius è esposto anche un dizionario geografico con i toponimi di tutto il mondo conosciuto: il Thesaurus geographicus.

Altra perla è la Carta dei baliaggi svizzeri di Lugano e Mendrisio del 1786: ricca di dettagli idrografici e orografici, introduce segni topografici per indicare le diverse coltivazioni agricole.

La mostra si conclude con la ricca esposizione dei quadri della collezione dai paesaggi ticinesi di Gioachimo Galbusera, di Remo Patocchi, di Ambrogio Preda, di Pietro Chiesa, di Filippo Franzoni di Fausto Agnelli di Edoardo Berta alle opere di Petrini, Giacomo Guardi, Giovanni Battista Piranesi, Mosè Bianchi.
Completa la mostra un attento, preciso catalogo a cura di Mariangela Agliati Ruggia e Alessandra Brambilla

Gruppo di famiglia in un interno
La collezione Bellasi di Lugano
Pinacoteca cantonale Giovanni Züst – Rancate
24 marzo – 18 agosto 2013

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