Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Chiesa

LA CORRISPONDENZA RONCALLI-MONTINI

PIERO VIOTTO - 26/04/2013

Poter leggere la corrispondenza di due amici è sempre un penetrare nell’intimità della coscienza dei protagonisti e conoscere le motivazioni profonde dei loro comportamenti, ma se questi due amici sono stati al più alto grado di responsabilità nella vita della Chiesa, come successori di san Pietro, in un momento particolare della vita della comunità ecclesiale, vuol dire anche potere conoscere lo snodarsi delle vicende storiche e cogliere alla fonte la genesi degli avvenimenti.

Il volume della corrispondenza tra Angelo Giuseppe Roncalli e Giovanni Battista Montini, “Lettere di fede e di amicizia (1925-1963)” curato da Loris F. Capovilla e Marco Roncalli, per le edizioni Studium (2013, pagine 310) con oltre duecento lettere, annotate riga per riga, è un volume prezioso, che è quasi una biografia incrociata di questi due protagonisti della storia del’900. Infatti i curatori hanno inserito, negli intervalli tra una lettera e l’altra, una ulteriore annotazione degli avvenimenti intercorsi con riferimenti ai diari e ai documenti conservati negli archivi, per cui ne risulta una narrazione continua, che si legge piacevolmente. Cosi il nipote Marco Roncalli presenta la corrispondenza dello zio: “Missive ufficiali o private, dai toni prudenti o confidenziali, costellate di massime e citazioni dalla Sacra Scrittura e dai Padri, e sempre segnate da una fiducia fondata sulla condivisione di esperienze; talora, invece, caratterizzate da tratti allusivi fra un mittente e un destinatario «vicini in Domino» che non hanno bisogno di esplicitare tutto, ben conoscendosi a vicenda. Una corrispondenza che – affrontando temi disparati, ordinari o importanti, questioni minori o delicatissime, comunicazioni di circostanza o legate a emergenze, segnalazioni di libri e autori, opere d’arte e artisti, testi sacri e profani, rimandi a situazioni e protagonisti della Curia romana, della cultura, della politica, della società, indicando fatti accaduti o propositi per il futuro – si svela spesso dettata dall’intelligenza del cuore, e, progressivamente, dalla stessa sollecitudine per un progetto che non riguarda mai le proprie persone, ma la Chiesa e l’umanità”.

Le prime lettere riguardano la missione di Roncalli in Turchia, poi come nunzio a Parigi e sono legate a problemi burocratici in relazione alla Segreteria di Stato dove lavora Montini. Ma quando Roncalli è Patriarca a Venezia, dal 1953 al 1958, e Montini arcivescovo a Milano, dal 1954, la corrispondenza acquista un tono di familiarità. In seguito, dopo la elezione di Giovanni XXIII, i ruoli sono come rovesciati rispetto all’inizio di questa corrispondenza, ma conservano tutta la tonalità dell’amicizia.

Mi posso soffermare su alcuni momenti di questo dialogo fraterno, che vede i due vescovi scambiarsi visite e collaborazioni nelle rispettive sedi episcopali, senza nessun segno di quella “gelosia clericale”, che talvolta chiude persone e gruppi nelle ristrettezze del loro ambito, al limite della rivalità, perché Roncalli e Montini si sentono pastori nella Chiesa universale. Nel 1956 il Patriarca invita Montini a Venezia per celebrare il centenario di san Lorenzo Giustiniani, ed insieme, fianco a fianco, assistono alla Fondazione Cini ad una conferenza dello storico don Giuseppe De Luca su questo proto patriarca. Rientrato a Milano l’arcivescovo ringrazia “…Veneziani, gran Signori, dice l’antico proverbio; ed io me ne accorgo dalla Sua cortesia a mio riguardo, che veramente non potrebbe essere più squisita. Ma vorrei dire confuso, se non fossi insieme contento di sentirmi incoraggiato da paterna e sapiente bontà come la Sua, e se non avessi piacere a sapermi a Vostra Eminenza debitore di sempre nuove gentilezze” (14 novembre 1956).

Roncalli ricambia questa gentilezza recandosi a Milano per accompagnare le spoglie mortali di monsignor Angelo Ramazzotti, fondatore a Milano del Seminario Lombardo per le Missioni estere, ora PIME, che era Patriarca di Venezia dal 1858 al 1861. È interessante la lettera di Montini che auspica questa visita: “È vero che Vostra Eminenza sarebbe disposta a recare di persona i resti mortali del Patriarca di Venezia, mons. Ramazzotti a Milano sua patria? Ebbene, sappia che il primo ad essere felice di tanta pietà e di tanta cortesia sarebbe il sottoscritto, che, facendo suo l’invito dell’Istituto delle Missioni Estere, La prega di dare a Milano tanto favore, degno del cuore regale di Venezia e nuovo pegno della spirituale amicizia delle due Città”(14 gennaio 1958).

Montini, Sostituto alla Segreteria di Stato, era stato nominato da Pio XII Arcivescovo di Milano nel 1954; alcuni storici ritengono che quella nomina sia stata quasi un allontanamento da Roma per contrasti con il Papa, anche perché nel successivo concistoro non venne nominato cardinale, pur essendo Milano una sede cardinalizia, ma in questa corrispondenza possiamo trovare come una smentita. Roncalli legge il discorso di Montini in Duomo, durante l’ufficio funebre per la morte di Pio XII, e gli scrive “Nel gran fenomeno delle onoranze mondiali intorno alla memoria di chi fu grande sacerdos et pontifex, il ‘noumeno’ cioè la sostanza viva — direbbero i filosofi — fu veramente qualcosa di misterioso nel senso della grazia del Signore che ha il suo tempo per far conoscere ed ammirare il valore ed i meriti di un magistero che trascende le vane logomachie, che riempiono il mondo di stanchezze e di delusioni” (16 ottobre 1958).

Montini risponde “Ricevere una lettera – e quale! – da Vostra Eminenza in questi giorni è per me una bella sorpresa, un bel regalo. La ringrazio sentitamente, anche perché mi pare doveroso dare al Suo atto di cortesia e di amicizia il suo vero significato, quello di compiangere insieme il lutto della Santa Chiesa e nostro per essere orfani d’un padre, quale è stato Pio XII, e di dare, anche in questo grande e critico momento, comunione di sentimenti e di preghiere alle due Chiese, di Venezia e di Milano, che nella degnazione e nella bontà di Vostra Eminenza verso il sottoscritto trovano valido argomento per celebrare insieme questa grande vicenda del mondo cattolico. Dio La benedica: seguiremo davvero in orazione “sine intermissione” il prossimo Conclave”. (19 ottobre 1958).

Il Conclave elegge Roncalli che succede a Pio XII col nome di Giovanni XXIII e nel primo Concistoro nomina cardinale Montini, che gli scrive “E che cosa per la mia nomina a membro del Sacro Collegio, preannunciata con tanta cortesia, pubblicata con così manifesto e paterno favore? Anche per questo argomento l’espressione viene meno; ma la prima per l’abbondanza del dire, questa per deficienza. Ho evitato, quando potevo, ho paventato, quando prevedevo questa eventualità; ora, curvando il capo, in umile riconoscente accettazione, penso due cose, che tranquillizzano il mio spirito e che mi lasciano fiducioso nell’aiuto di Dio: ‘honor est in Honorante!’ ridondi a onor Vostro, o Padre Santo, la sovrana degnazione, con cui mi chiama a Sé vicino, quale Cardinale di Santa Romana Chiesa; e poi devo aggiungere, perché è la verità, Milano è felice, come se questo gesto di pontificia bontà riguardasse direttamente tutta la Città e la Diocesi; felicità che credo più devota, che ambiziosa; più fedele a Roma, che paga di sé. Così sia, perciò, a gloria del Signore e a vantaggio di questo popolo, a cui il mio ministero è debitore d’ogni possibile benefico impulso alla vita spirituale, all’amore alla Chiesa” (18 novembre 1958).

Anche durante gli anni del pontificato la corrispondenza e la collaborazione tra i due amici continua. Giovanni XXIII indice il Concilio Vaticano II e Montini organizza un pellegrinaggio dei vescovi e dei sacerdoti lombardi al Santuario mariano di Caravaggio, bene conoscendo la devozione del Pontefice a Maria. Giovanni XXIII gli scrive: “L’approssimarsi del grande avvenimento – giusto un mese dal suo inizio – sollecita ognor più gli spiriti per tutto ciò che concerne il fervore della pietà religiosa, che deve accompagnarne la celebrazione. Come un vasto respiro salgono le preghiere da tutta la Chiesa, perché la luce e la grazia dello Spirito Santo prevenga e sostenga i lavori delle assise conciliari, a cui sono rivolti i voti e le aspirazioni dell’intera famiglia cattolica. In tale crescente animazione si inserisce l’odierno pellegrinaggio Lombardo” (12 settembre 1962).

Nel 1963 Montini quando viene a sapere dell’aggravarsi della salute di Giovanni XXIII gli scrive “Le notizie, che corrono sul malessere che insidia la Sua salute, sono anche a Milano, a me fra tutti, causa di filiale apprensione e di cordiale sofferenza. Ci è quasi conforto essere col Padre amatissimo ‘in passione soci’ e unire al Suo dolore fisico il nostro spirituale. Crescono così nell’animo i voti, crescono le preghiere per la salute di Vostra Santità, crescono l’ammirazione e l’edificazione per vederLa, anche in questi giorni, sempre solerte e cortese, profondere a quanti accorrono verso la casa del Padre parole animatrici e benedizioni confortatrici, mentre in tutta la Chiesa e nel mondo si diffonde l’eco maestosa e paterna dei Vostri magistrali messaggi” (25 maggio 1963). Il 31 maggio parte in aereo per Roma con i fratelli e la sorella del Papa per recarsi al suo capezzale. Giovanni XXIII muore il 3 giugno 1963, Montini gli succede con il nome di Paolo VI e continua la sua opera portando a termine il Concilio Vaticano II.

Concludendo questa breve nota su di una corrispondenza, che è un prezioso strumento per conoscere dal vivo le vicende di quegli anni, desidero riportare un brano di una lettera di Montini, che è datata dicembre 1959, ma le cui considerazioni sono, purtroppo di una sconcertante attualità “Le file degli avversari del nome di Dio sembra che s’ingrossino e si fortifichino; il laicismo e l’anticlericalismo ritornano imperiosamente di moda; la licenza dei costumi, nella stampa e negli spettacoli specialmente, si fa larga, insolente e sfrenata; idee e correnti di dubbia bontà agitano e dividono le file stesse di quelli che dovrebbero illustrare e difendere il nome cristiano. Le previsioni per le sorti delle pubbliche amministrazioni sono purtroppo negative, e non vale, finora, a dissiparle il buon volere di quei non molti che alla Chiesa ed alla causa cattolica conservano concretamente la fedeltà e l’operosità”.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login