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Opinioni

CONVIVENZA TRA IRRIDUCIBILI

LIVIO GHIRINGHELLI - 17/05/2013

Facendo qualche considerazione sull’esito delle elezioni politiche di fine febbraio si rileva innanzitutto che l’affluenza è scesa per la prima volta nella storia della Repubblica sotto l’80% (le previsioni erano ancora peggiori), segno evidente della disaffezione dei cittadini nei confronti della casta e della sua autoreferenzialità (oltre 11,5 milioni non si sono recati alle urne). Il clima dell’antipolitica non ha comunque trionfato. Sotto la media nazionale si è attestato quasi l’intero Mezzogiorno, vittima di una crisi strutturale maggiore. Alla ribalta si sono affacciate forze politiche nuove, come il Movimento 5 Stelle e Scelta Civica, raccogliendo insieme oltre dieci milioni di suffragi; IDV è confluita in Rivoluzione Civile pressoché scomparendo dall’orizzonte. SEL è entrata nella coalizione di centro-sinistra. Si è quindi verificata una certa mobilità degli schieramenti in un contesto di perdurante instabilità. Molto meno accentuato è risultato il bipolarismo in ragione soprattutto dell’exploit di 5 Stelle (109 deputati e 54 senatori), il partito più votato, capace di intercettare oltre ogni previsione il malcontento in una situazione politica bloccata da una legge elettorale perversa, concepita per rafforzare un contesto bipolare, che è invece sfociato in una tripolarità paralizzante.

Alla Camera – stravolgimento del buon senso e della razionalità – con meno del 30% dei voti grazie al premio di maggioranza si è potuto conseguire il 55% dei seggi, controbilanciato da una situazione di precarietà assoluta al Senato. Mentre il PD ha comunque perso quasi 3,5 milioni di voti (frutto di una campagna elettorale di infelice presupponenza e tutt’altro che convincente nella delucidazione degli obiettivi rispetto alle aspettative della società, per non parlare dell’antiberlusconismo viscerale); il Centrodestra ha subito un’autentica débacle, nonostante il forte recupero acquisito col populismo demagogico di Berlusconi, risalito in persona alla ribalta date le previsioni sconfortanti: oltre sette i milioni mancanti. Arrestata entro i suoi confini tradizionali e in pesante declino l’influenza della Lega Nord. Praticamente sparita al di sotto del Po.

Il movimento grillino ha potuto approfittare largamente della collera contro la classe politica attraendo soprattutto i giovani tra i 18 e i 25 anni, afflitti in termini occupazionali da un umiliante precariato e con una base ideologica fortemente connotata dall’individualismo oltre ogni logica di classe (vedasi la polemica nutrita anche verso i sindacati). Estrema la difficoltà ad assumersi responsabilità istituzionali. Strumenti adottati il comizio in piazza e l’uso massiccio della comunicazione elettronica, modulata, ipertestuale, ignara dei passaggi logici, una specie di democrazia orizzontale via web. Oggi il 90% dei giovani tra i 14 e i 29 anni è iscritto a Facebook. Escluso programmaticamente ogni rapporto con carta stampata e televisioni. Il ridimensionamento del professionismo non può comunque escludere la tecnicalità della politica, pena l’elogio dell’incompetenza. Come può operare poi un Parlamento senza governo? Si torna in certo modo all’assemblearismo del ’68? I partiti vanno riformati, non cancellati. Può esserci una politica valida senza radici, senza memoria, solo ispirata dagli slogan?

Deludente alfine rispetto ai sondaggi e alle aspettative il Centro.

Ora ci attende una risalita faticosa e difficile in un clima di sperabile pacificazione tra irriducibili avversari (PD e PDL) tutt’altro che stabilito. Entro l’Europa l’insufficiente armonizzazione delle politiche economiche sulla via dello sviluppo e della crescita, sul piano mondiale la debolezza e insufficienza delle logiche liberiste con un mercato lasciato in balia di sé stesso (che invade anche i campi della sanità e dell’istruzione, mentre i valori sociali non possono essere fatti oggetto di semplice compravendita). I cosiddetti derivati, meri strumenti speculativi, sono autentiche armi di distruzione di massa, che continuamente ci minacciano col loro potenziale destabilizzante per l’economia planetaria: su un PIL mondiale di 70.000 miliardi di dollari nel 2012 la massa complessiva dei derivati ammonta a ben 639.000 miliardi, soprattutto concentrati negli istituti di credito statunitensi (in Italia occupano il 10% del PIL nazionale) e l’opacità è la loro migliore e maggiore condizione di sopravvivenza.

Ecco la necessità di una rinnovata tensione morale e della creazione di istituzioni inclusive, per stabilire il primato del lavoro contro la disoccupazione dilagante e sveltire i processi di cambiamento, uno spirito di collaborazione che risani un assistenzialismo a volte sostanzialmente paralizzante, debelli le pretese della rendita a scapito della giustizia, dia fiducia nell’avvenire e dignità a chi è preso nella stretta della crisi.

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