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Cultura

LA CAPITALE DELLE ROSE

SERGIO REDAELLI - 24/05/2013

Per i cento anni della Festa della Rosa (26 maggio 2013), la Pro Loco di Induno Olona punta sulla rievocazione storica e propone un libretto con la cronaca della prima edizione che si tenne il 15 giugno 1913, in concomitanza con la posa della prima pietra della vedetta-ristorante sulla cima del monte Monarco. L’articolo fu pubblicato dalla Cronaca Prealpina e ripreso dal Bollettino della Società Orticola Varesina, la rivista illustrata di floricoltura, orticoltura ed agraria che aveva la redazione in via Indipendenza 3 a Varese e che era tra i promotori. La rivista, allora molto diffusa nella provincia ancora in gran parte agricola, dedicò un lungo servizio alla giornata, con l’elenco dei premiati per le oltre venticinquemila rose recise e altrettanti fiori d’altro tipo esposti al concorso.

Si trattò di un evento straordinario che richiamò oltre duemila visitatori. Erano i primi del Novecento, gli anni d’oro della Varese turistica dei grandi alberghi della Bell’Epoque – il Grand Hotel Campo dei Fiori, il Palace, l’Excelsior – la Varese delle funicolari, del viavai delle carrozze al Sacro Monte, dell’Ippodromo che richiamava una clientela d’alto livello – teste coronate, artisti, letterati – la Varese del Kursaal dove i viveur tiravano al piattello e giocavano d’azzardo e delle fresche vallate servite da una fitta rete tramviaria. Per raccontarlo arrivarono gli inviati del Corriere della Sera, del Secolo, della Lombardia, della Cronaca Prealpina e perfino del Travaso di Roma.

Anche Induno faceva la sua parte con le ville liberty che nascevano come funghi, la birreria Poretti e le fonti d’acqua della salute alle grotte di Valganna. I fiori inviati per ferrovia arrivavano confezionati in ceste alla stazione di Induno e di lì trasportati alla vetta del Monarco con un’ora e mezza di strada a piedi; oppure in carrozza fino a Montallegro “donde l’ascesa alla vetta è di circa trenta minuti”. Lungo la salita furono addobbate vetrinette, angoli fioriti e piccoli archi fatti interamente di rose. I floricoltori furono premiati alla presenza del sindaco di Induno ingegner Maroni, dell’onorevole Angelo Pavia, del console del Touring Club, dei rappresentanti della sezione del Club Alpino Italiano e degli attivisti della Pro Induno.

La posa della prima pietra della vedetta-ristorante in cima al Monarco contribuì a trasformare il concorso in un’autentica festa popolare con comitive di signori e signorine in cammino sul sentiero di montagna, il brusio della folla, le canzonette alla moda e gli squilli di tromba per richiamare le scolaresche. Il ristorante Grotte di Valganna curò – come diremmo oggi – il “catering” della colazione all’aperto per le autorità, sedute al tavolo in cima alla montagna. Il menu offriva antipasto delle rose, pollo alpino in gelatina, messicani varesini, arrosto all’alpenstock, insalata 850 metri, gelato Monarco, formaggio, frutta, caffè, vini, champagne e l’immancabile birra.

A supporto della manifestazione la Pro Loco, che allora si chiamava Pro Monarco, organizzò la Coppa Poretti, una corsa ciclo-alpina da Milano a Induno e una “carovana” automobilistica sponsorizzata dall’Automobile Club di Milano. Per l’occasione, il parroco-poeta don Federico Ghisolfi, molto amato in paese per aver ingrandito l’oratorio e costruito il teatro con il contributo del benefattore monsignor Gerolamo Comi, scrisse l’Inno al Monarco (che si recente è stato riarrangiato dal maestro Elisa Ghezzo ed eseguito dalla Filarmonica Indunese) e dedicò un libro di liriche all’amata Induno, alla festa delle rose, alla vedetta, al Monarco e alla presenza protettiva della vicina Santa Maria del Monte.

E quest’anno? Il centenario della Festa della Rosa prevede l’annullo filatelico di quattro cartoline da collezione nel parco di Villa Bianchi e – salvo maltempo e rinvio a domenica 9 giugno – il mercatino dei prodotti tipici a cura di Fabio Ponti delegato varesino di Slow Food, la degustazione dei formaggi del Luinese e dei vini della Cascina Ronchetto di Morazzone, lo stand gastronomico con il pane di pasta madre, la partecipazione della Strada dei Sapori Varesini e la premiazione dei concorsi per il racconto, il fumetto e la rosa coltivata più belli. Le cartoline sono dedicate all’illustratore liberty Clito Monestier, al pittore indunese Silvio Radin e a due illustrazioni storiche emesse nel 1913 per la prima edizione. Passano i secoli, ma il culto per le tradizioni resta.

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