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Opinioni

CITTÀ D’AUTO E CEMENTO

DINO AZZALIN - 24/05/2013

Raramente intervengo su questioni o polemiche riguardanti aree e progetti non di mia pertinenza, ma Varese, ultima e degradata provincia lombarda, è anche la città dove vivo e per quel poco che posso cerco di farlo sempre con la responsabilità e l’autorevolezza che dovrebbe avere ogni singolo cittadino. “Tutti dicono di amare la città ma poi nessuno la difende”, e chi lo fa, spesso viene deriso, perché vedrebbe la pagliuzza negli occhi degli altri e non la trave nel suo. Ed è vero! Ma a furia di ignorare le pagliuzze si è trasformata l’antica e ridente “Città Giardino” in una “Città dell’automobile e del cemento”, punteggiata di ecomostri, di scempi, di brutture ambientali, con immedicabili ferite, che restano per sempre come cicatrici sul territorio, complici i famigerati oneri di urbanizzazione di questa o quella Amministrazione.

Adesso si vogliono spendere tre milioni di danaro pubblico per fare l’ennesimo scempio ambientale, distruggere una parte della prima Cappella, per costruire un parcheggio inutile e invasivo con il beneplacito del Comune e della Regione Lombardia, esattamente come il parcheggio nel parco di Villa Augusta. Ma si può essere così scellerati? Ma perché questa gente non sale a piedi tutti i giorni per fare penitenza e chiedere perdono a Dio dei misfatti ambientali anche solo pensati?

Lo ha detto anche il Papa, che bisogna rispettare l’ambiente. E quindi perché i soldi non si spendono per buttar giù la Caserma Garibaldi autentica vergogna di Varese, e si fa un giardino botanico, o per recuperare aree degradate o dismesse come Piazza Repubblica? Ha ragione Ambrogio Vaghi su RMFonline a dire che è meglio riparare le strade che spendere soldi inutilmente per mettere telecamere ovunque. Di ben altra natura è quel problema! E mi chiedo: ma si può essere, in un momento così delicato per l’economia italiana, così folli da pensare all’ennesimo sperpero di danaro pubblico? E in nome di quale “progresso” vanno disboscati ettari di territorio, forate colline, spaccate rocce, costruite strade inutili, per auto rumorose e puzzolenti (dalla Pedemontana in su)? Ma hanno ragione Daniele Zanzi, (sempre più maltrattato dalle istituzioni) e Ovidio Cazzola, paladini difensori di un verde pubblico che non sa più come difendersi dalla “terribilità” umana. E che coscienza abbiamo in fondo alla nostra dabbenaggine?

Osservavo oggi, nel salotto buono della città, molti varesini acquistare fiorellini e pianticelle, per scopi solidali, magari per ornare il proprio davanzale o abbellire il giardino, mai nessuno di loro muove un dito per dire che stanno azzannando boschi e prati intorno e dentro Varese. E non fa niente per urlare il disappunto per scelte distruttive che passano sopra le loro teste e coi soldi di tutti. Quel che è più grave, si continua a farlo con il beneplacito e gli interessi di politici miopi, anzi ciechi, e di caratura ben al di sotto delle mansioni a cui sono stati chiamati da un voto popolare. E i nomi e cognomi hanno sempre la stessa targa e matrice! Palazzinari senza scrupoli che hanno stravolto il territorio e mortificato il paesaggio, ma ora che, fortunatamente, il mercato è fermo, cercano coi soldi pubblici di vampirizzare il territorio rimasto ideando progetti mostruosi.

Meglio le palafitte delle famigerate villette a schiera, e non me ne vogliano gli abitanti delle villette a schiera, o delle case popolari! Ma c’è un limite a tutto. Già Guido Morselli, scrittore, sosteneva negli anni ’50 che il verde è un bene di tutti, ma nessun eminente cittadino o uomo di cultura è stato mai ascoltato, ha sempre prevalso la logica degli orticelli, le lobbies di un potere becero e stantio, che ci hanno portato alla tragica situazione sociale conosciuta.

Solo Salvatore Furia, varesino d’adozione, e i suoi giovani del Campo dei Fiori, ci erano riusciti ma solo parzialmente e dedicandoci la vita, a contrastare certe mascalzonate che hanno devastato e impoverito la città. Morto lui, è stato uno sciacallaggio continuo di aree verdi che non hanno fucili per difendersi. Ma chi ha più bisogno ancora di cemento e di strade o di parcheggi? Si è visto negli ultimi cinquant’anni che queste opere servono solo ad aumentare gli interessi loschi, l’inquinamento e peggiorare la qualità della vita più che a risolvere il problema del traffico o della viabilità. Ma anche qui meno male che il mercato dell’auto è in netta flessione (finalmente)!

Allora per chi vale distruggere parchi e montagne? Meglio il cemento o l’ aria da respirare? Perché, se potessero, questi orchi della bellezza costruirebbero grattacieli anche dentro il lago di Varese! Meno male che la crisi in corso fa pulizia dei peggiori. Anch’io scendo in campo, tutti i cittadini dovrebbero farlo, per dare forma al dissenso su opere scriteriate come il parcheggio della Prima Cappella o quello di Villa Augusta, un ulteriore orrore ambientale che quel che resta della già ex “Città Giardino” non merita. Ormai non ci si indigna più per niente, né più si ha il coraggio di proteggere un cedro del Libano o una robinia di Casbeno, tutti dicono di amare la città, e la storia che i nostri vecchi ci hanno consegnato, ma sono sempre gli stessi e quasi sempre incompresi, a difenderla.

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