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Attualità

VILLA AUGUSTA E MCDONALD’S, SCELTE MIOPI

CESARE CHIERICATI - 21/06/2013

Daniele Zanzi con la Regina Elisabetta

Sul numero in distribuzione di Living, il levigato periodico specchio della borghesia cittadina, Daniele Zanzi dà il suo addio alla testata di cui era collaboratore dal novembre 2006 con un titolo amaro ed emblematico al tempo stesso,“Scusatemi il disturbo”, in cui spiega le ragioni del suo abbandono del mensile dopo essere stato una voce fuori dal coro in particolare su temi che lo vedono impegnato anche in veste di professionista  come quelli della tutela del verde pubblico, temi di cui ha dato ampio conto anche e soprattutto su RMFonline.

In apparenza argomenti largamente condivisi, diremmo trasversali, finché si resta nel generico, nella vaghezza degli auspici, fortemente divisivi invece quando il verde, i parchi, i giardini, gli incolti incuneati nel tessuto urbano, diventano oggetto di scelte politiche e amministrative senza ritorno. Ma riassumiamo i fatti in beve.

Nel 2008 la Giunta di Palazzo Estense nomina una Commissione paesaggio, con compiti di consulenza per l’Amministrazione, la presidenza viene affidata a Zanzi, varesino a tutto tondo, agronomo di rilievo internazionale titolare di un’affermata azienda del ramo, gran dottore arboreo di alcune famiglie storiche proprietarie dei più prestigiosi parchi della città. Dunque all’apparenza un pedigree rassicurante per tutti, per di più è anche un salutista convinto, un maratoneta un po’ bulimico e un tifoso perso del Varese e del Milan, il che lo rende simpaticamente trendy e fuori dagli schemi convenzionali. Insomma una garanzia per tutti, in primis per gli amministratori che contano probabilmente sul suo avallo autorevole  per far passare opzioni e scelte discutibili,talvolta addirittura inaccettabili. Zanzi invece fin dall’inizio mostra una scarsa propensione agli avalli e alle ratifiche, interpreta il suo ruolo con un’autonomia e un’indipendenza del tutto inaspettate da chi lo ha scelto forse conoscendolo poco e male. Non solo non ratifica ma esterna, rende pubblico il suo dissenso e quello compatto della Commissione rispetto a progetti piccoli e grandi senza particolari riguardi per alcuno. Fino allo  scontro sull’ipotizzato parcheggio sotto il parco di Villa Augusta a Giubiano, un parking per il Ponte del Sorriso che, tra mille polemiche, sta crescendo sulle macerie dell’ospedale precedente, in una zona satura di traffico fino all’indecenza.

Ci sono spazi alternativi ma la Giunta va avanti per la sua strada. Più o meno cautamente, i media sono anche loro per il no alle auto in un parco storico, per di più in una castellanza  in buona parte già stravolta dal caos edilizio. Come provocazione verso il Palazzo viene piantato un corbezzolo, donato da Zanzi stesso, là dove dovrebbero cominciare gli scavi per il multipiano. Il Palazzo mastica amaro, si rende conto di aver sbagliato cavallo, le frizioni e gli attriti tra l’esecutivo e la Commissione Paesaggio si acuiscono sempre più. Anche sulla cancellazione della vecchia pista di pattinaggio, di fronte alle biglietterie del Franco Ossola, per far posto a un McDonald’s lo scontro è totale. Il recente epilogo è noto: la revoca di Zanzi  per presunte incompatibilità professionali col ruolo di presidente della Commissione Paesaggio;meno di un mese fa la discussione in Consiglio comunale di una mozione di minoranza che ne chiede invano il reintegro poi una appendice di distinguo giuridici, di pilatesche astensioni. Comunque lo si guardi l’affaire Zanzi resta essenzialmente politico, la verità è che si è voluta attenuare una voce dissonante e libera ostile al patto cementizio trasversale che incombe dagli anni ’50 sulla città giardino.

“…a Varese le critiche e le posizioni oneste e non asservite a partiti, potentati e lobbies non sono gradite – scrive congedandosi da Living – ho ricevuto tante pacche di solidarietà e parole d’incoraggiamento, “continua così non mollare, è una vergogna” ma poche difese in pubblico; il varesino è fatto così: si critica nel privato e nei salotti, ma guai a manifestare ed esporsi in pubblico…”. Un film già visto che si ripete ma Zanzi non deve scivolare nei titoli di coda come gradirebbero invece “i manovratori”.

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