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Attualità

GLI ANNI GIOVANI DEL “FANTASTICO” RODARI

CESARE CHIERICATI - 12/07/2013

Per l’insieme della sua opera nel 1970 a Gianni Rodari fu assegnato il Premio Andersen che viene considerato una sorta di “Nobel della letteratura infantile”. Nel corso del suo “acceptation speech” disse: Si può parlare agli uomini anche parlando di gatti e si può parlare di cose serie e importanti anche raccontando fiabe allegre. Del resto, che cosa intendiamo per persone serie? E a quel punto, sui due piedi tirò in ballo Isaac Newton al quale, secondo la leggenda, stando seduto sotto una pianta di mele, sarebbe caduto un frutto in testa. Anziché imprecare e spostarsi per evitare altre mele, lo scienziato – raccontò Rodari – cominciò a porsi molte domande su quella mela caduta all’ingiù e non all’insù, né a destra né a sinistra ma proprio in basso. E allora quale forza misteriosa l’ha attirata proprio in basso? Ponendosi tutti questi interrogativi il buon Isaac dimostrò, ancora una volta, di avere una mente molto aperta, capace di immaginare cose sconosciute, sottolineò Rodari, a un pubblico che lo seguiva un po’ smarrito. Poi fulminea la conclusione: Occorre una grande fantasia, una forte immaginazione… per immaginare cose che non esistono ancora, per immaginare un mondo migliore di quello in cui viviamo e mettersi a lavorare per costruirlo…

Forse in questo suo intervento a braccio, inventato sul momento in quella solenne circostanza, c’è una parte cospicua del profondo messaggio favolistico dello scrittore di Omegna dove era nato il 23 ottobre 1920, figlio di una dignitosa famiglia di panettieri trasferitasi a Gavirate in seguito alla morte del padre Giuseppe.

Comincia lì, sul lago di Varese, il suo movimentato percorso formativo che lo porterà a soli undici anni nel seminario di Seveso, guidato dal futuro vescovo Bernardo Citterio, un’esperienza intensa, vissuta a fondo, che si concluderà dopo due anni non con uno strappo traumatico ma con un lungo, dialettico, rapporto epistolare con il rettore e con la rivista Lilium alla quale collaborava. Da cristiano convinto qual era si impegnò a fondo nell’Azione Cattolica gaviratese dando prova di grandi doti organizzative e di un talento per la scrittura davvero fuori dal comune, collaborava con “Il Luce” e “L’Azione giovanile”, il settimanale della federazione diocesana milanese. Pubblicava pezzi di cronaca, di riflessione, ma anche racconti fantasiosi, immaginifici. Tutto questo mentre frequentava, con ottimo profitto, l’Istituto Magistrale Alessandro Manzoni di Varese. A soli diciassette anni, il diploma che gli valse il posto di insegnante a Uboldo, un passaggio di vita che determinerà il suo futuro di scrittore per bambini. Nel frattempo, grazie ad alcune amicizie nel mondo operaio e a letture a sfondo economico sociale, si avvicinò al Partito Comunista senza tuttavia mai rinnegare le sue origini cattoliche. Caduto il fascismo il 25 luglio del 1943, esattamente settant’anni fa, Rodari diventò un protagonista dell’antifascismo, anche nella clandestinità, e del tempo nuovo della democrazia assumendo la direzione del settimanale Ordine Nuovo, fondato a Varese il 5 maggio del ’45. Una stagione indimenticabile per lui e per Ambrogio Vaghi, dirimpettaio di scrivania e apprendista redattore, che in prima persona testimonia, nel bel libro di Pietro Macchione “Storia del giovane Rodari”, la nascita e la crescita di un giornale che cerca di raccontare il territorio, le fabbriche, l’agricoltura allora ancora importante in provincia, come meglio può, un’avventura che si rinnova di settimana in settimana nell’organizzazione simil fordista della tipografia di piazza Carducci dove linotipisti, tipografi, proto si muovevano in perfetta sincronia avvolti dall’odore vagamente inebriante degli inchiostri. Due anni dopo approdò alla redazione milanese dell’Unità e da lì ebbe inizio la sua straordinaria parabola di scrittore per bambini e ragazzi che lo renderà famoso in tutto il mondo.

La puntigliosa indagine sui suoi primi trent’anni di vita, condotta da Macchione, storico ed editore varesino, coadiuvato da Chiara Zangarini e Ambrogio Vaghi, fornisce un quadro analitico e documentatissimo del processo di crescita di un intellettuale assolutamente innovativo e del tutto fuori dagli schemi tradizionali, per molti versi inimitabile.

Pietro Macchione, Storia del Giovane Rodari, Pietro Macchione editore, Varese

euro 20.00


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