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Cara Varese

LA COLONNA INFAME DEL GIORNALISMO

PIERFAUSTO VEDANI - 25/11/2011

 

Con la sua divertente rubrica “Divagando”, ultimo azzeccatissimo acquisto della scuderia RMFonline, Ambrogio Vaghi ci regala sorrisi e buonumore e mi induce a un’incursione, una tantum, nel grande mare di errori, stupidaggini, distrazioni, sfortuna, creato dal pianeta giornalismo. In giorni difficili come quelli che stiamo vivendo fa bene poter ridere delle disgrazie altrui, quando sono come le nostre.

Prima dell’ultimo trasferimento in via Tamagno, avvenuto nel 1969, la sede della Prealpina era nel Palazzo Italia, sede della Questura. La sala dei cronisti ospitava una colonna in legno, non molto alta, di buone dimensioni. La chiamavamo la colonna infame per una sorta di amarcord manzoniano dal momento che ospitava i ritagli di tutte fesserie pubblicate da noi e da altri giornali. Il posto d’onore fu a lungo riservato alla cronaca di una rapina ai danni di un tassista. Si leggeva: “Arrivati in periferia, il malvivente aggrediva con violenza il tassista: le grida del poveretto facevano accendere le luci di una villetta”. Marconi 2° era il lapidario commento di un lettore che avevamo disgustato ma fatto pure ridere.

I necrologi sono occasioni di dolore e di tristezza, ma trappole terribili per i giornali. Con orrore il nostro direttore Mario Lodi un giorno lesse che i parenti dello scomparso “ringraziavano i buoi amici che avrebbero partecipato alla mesta cerimonia”. Sarebbe stato un errore di stampa come altri se il defunto non fosse stato un noto macellaio.

Gianni Babini, personalità della Varese industriale, si lasciò convincere dall’avvocato Romano, legale simpaticissimo e di fama, a iscriversi all’Ordre International des Anysetiers, che alternava la beneficenza alla ricerca dei cibi genuini. Un club di grande tradizione che prevedeva una cerimonia particolare per accogliere i nuovi selezionatissimi soci. Sull’edizione varesina del “Giorno” si poteva leggere che il momento culminante della intronizzazione, dunque qualcosa di veramente speciale, consisteva in un doppio battito di martelletto da parte del Gran Balì, l’avvocato Romano, sulle palle del nuovo socio. Come non pensare che la esse della parola spalle sia stata fatta cadere da un linotipista malizioso?

Raccontò Franco Di Bella nel suo interessantissimo “il Corriere segreto” che ci fu una reazione durissima da parte dei familiari quando lessero il necrologio della loro cara estinta. E non avevano torto perché l’annuncio si iniziava così: “Maria Cattaneo non batte più”. Minacce di causa, impossibilità di una rettifica “Contrariamente a quanto pubblicato la signora Maria era una donna esemplare…”. Con gli avvocati si trovò l’accordo: nuova pubblicazione, gratuita, del necrologio che sarebbe cominciato con le tre parole omesse, “Il cuore buono di Maria Cattaneo non batte più”. Di Bella non ha dato notizia del temporale che sicuramente coinvolse tipografi e correttore di bozze.

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