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Attualità

PGT, QUALE STRATEGIA DI FONDO?

OVIDIO CAZZOLA - 20/09/2013

Nei giorni scorsi il Comune di Varese ha annunciato la imminente presentazione del Piano di Governo del Territorio (PGT).

La nuova normativa prevederebbe semplificazioni diverse delle regole di edificazione e di destinazione d’uso degli edifici. Ma non si fa ancora cenno alle strategie portanti di piano, ad una auspicata rinnovata visione della Città, al rapporto con il territorio dei Comuni vicini che costituiscono con Varese la città reale.

Perché questi sono i problemi di fondo che dobbiamo affrontare. La crisi economica in cui ci troviamo tuttora sta cancellando i più deboli luoghi di incontro e relazione urbana. Tali sono anche le attività commerciali nel centro storico e nelle sue vicinanze: ogni settimana si abbassa qualche saracinesca non solo per il livello oneroso delle locazioni. Nonostante la riduzione della spesa delle famiglie, tengono solo i supermercati. Che sono diventati i nuovi luoghi di incontro: con offerta diversificata, prezzi contenuti, parcheggi gratuiti.

La vita di relazione più significativa si svolge particolarmente ormai intorno e dentro alle scuole, alle chiese e agli oratori, alle strutture sportive. Non vi sono molti altri luoghi cittadini dove si mantenga o si ricrei.

Il PGT deve affrontare questo problema principalmente, per ricostruire la Città. Qualche riferimento. Le scuole non potranno più essere solo organizzazione di spazi dedicati alla didattica, ma luogo di partecipazione educativa delle famiglie e dei cittadini. Anche per questo il Campus universitario non può ridursi a un insieme di edifici a servizio delle facoltà e dell’alloggio studentesco.

Le biblioteche, gli archivi di raccolta dei documenti della nostra storia dovranno avere spazi adeguati per la riflessione, il confronto, l’iniziativa culturale. Dotati di spazi esterni accoglienti, attrattivi.

I nostri monumenti storici non potranno essere abbandonati al deperimento, ma luoghi che ospitino funzioni adeguate all’oggi. La mobilità veicolare privata dovrà essere contenuta, si dovrà favorire il trasporto pubblico, la pedonabilità e la ciclabilità protetta.

La città ripensata deve essere anche questo. La normativa edilizia ha la sua importanza. Ma è la città reale e vissuta che costituisce il tema centrale da affrontare. Tardivamente, ma necessariamente, avviando quella auspicata relazione con gli altri Comuni dell’Area varesina, ridotti ormai a periferie scarsamente significanti. E che invece sono necessari comprimari di una rinnovata visione della Città.

Varese non può arrogantemente pretendere di assorbirli: ma può proporre loro una collaborazione per un futuro comune che è necessario delineare insieme. Dobbiamo insieme andare oltre le saldature edificate delle aree interposte fra gli abitati storici. Fare rinascere quel bisogno di bellezza che la natura ci ha dato e che abbiamo più volte offeso.

Riguardando la nostra storia anche turistica e alberghiera che portò in particolare nell’Ottocento e nel primo decennio del Novecento la nostra area prealpina ad essere attrazione e soggiorno di villeggianti provenienti dal centro Europa e che favorì le iniziative alberghiere di Tito Molina e della Grandi Alberghi di Milano con le loro realizzazioni al Campo dei Fiori, con il Palace sul Colle Campigli andando oltre l’iniziativa di Limido, Biroldi e Garoni in villa Recalcati con l’hotel Excelsior.

Certo, si trattava di iniziative imprenditoriali rivolte alla nobiltà e alla borghesia italiana ed europea cui si offriva lo splendore del nostro paesaggio, mentre le operaie scioperavano per le paghe da fame che gli industriali dell’epoca concedevano.

Ma oggi per superare la crisi economica occorre promuovere nuove iniziative che offrano ancora in un’economia più partecipata la rilevanza di questa nostra bellezza che dobbiamo rispettare e offrire in una Città di rinnovate relazioni e qualità. L’Expo è ormai vicina. Anche l’Area varesina deve assumere iniziative adeguate per esercitare un proprio ruolo.

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