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Attualità

ALITALIA E DINTORNI

GIANFRANCO FABI - 25/10/2013

In queste settimane si sta giocando il futuro di Alitalia, l’ex compagnia di bandiera che si è trovata (di nuovo) sull’orlo del fallimento nonostante i forti aiuti pubblici ricevuti cinque anni fa in occasione dell’ingresso dei nuovi soci privati. Aiuti che sono stati soprattutto lo scorporo delle parti di maggior criticità e garantendo il monopolio sulle linee più redditizie come avrebbe dovuto essere la Milano-Roma.

Ma come già altre volte negli scorsi decenni la compagnia aerea si è trovata in difficoltà anche perché fortemente penalizzata dalle scelte, alcune mancate, altre sbagliate, sul fronte della politica dei trasporti. L’esempio più evidente è nella storia dell’aeroporto in provincia di Varese, quello tuttavia chiamato di Milano-Malpensa.

Quanti errori sono stati fatti? Eccoli, uno per uno (ma l’elenco potrebbe essere più lungo).

1)     Il primo errore è stato commesso negli anni ’50 quando prima il Comune di Milano e poi la Provincia acquisirono la maggioranza della società che gestiva l’aeroporto, società che si trovò a gestire anche l’aeroporto di Milano-Linate, molto più vicino e di comodo accesso alla città. Ci sarebbe stato bisogno già allora di un piano nazionale per il trasporto, ma nessuno fino al 1986 ha visto qualcosa di simile.

2)     Il secondo errore è stato compiuto nel 1960 con il trasferimento di tutti i voli nazionali ed europei a Milano Linate, lasciando a Malpensa solo una decina di voli intercontinentali che utilizzavano quella che allora era la pista più lunga d’Europa. Ma in questo modo Malpensa venne praticamente abbandonata.

3)     All’inizio degli anni ’90 Malpensa viene riscoperta e l’Italia la inserisce nei grandi aeroporti di interesse europeo. Viene avviata la costruzione dell’attuale terminal 1, ma (ed è qui l’errore) non vengono contemporaneamente compiute le scelte che dovevano essere fatte per collegare l’aeroporto non solo a Milano, ma a tutto il Nord Italia.

4)     Nel 1998 si inaugura il terminal 1, Malpensa dovrebbe diventare il primo aeroporto del Nord, ma lo sviluppo si ferma a metà proprio perché mancano i collegamenti: quello con l’A8 è ancora da terminare, per quello con l’A4 sono solo iniziati i lavori, la linea del treno è anch’essa ancora da completare.

5)     Anche per la carenza dei collegamenti l’avvio della nuova Malpensa avviene subito con il piede sbagliato. Linate avrebbe dovuto essere chiuso (come hanno fatto Monaco ed Atene) o al massimo avrebbe dovuto rimanere un aeroporto cittadino per i soli collegamenti con Roma. Invece a Linate rimangono gran parte delle compagnie e dei voli per l’Europa, voli utilizzati anche da chi per recarsi in America trova più comodo fare scalo a Parigi o Londra, ma partendo da Linate anziché da Malpensa. Una scelta che non favorisce certamente quella che allora era ancora una compagnia di bandiera e che dimostra come l’Italia sia spesso ineguagliabile per farsi del male da sola.

6)     È anche sul fronte dei collegamenti ferroviari un errore altrettanto clamoroso. A tre chilometri dall’aeroporto passa la linea internazionale del Sempione: logica avrebbe voluto, come è stato fatto nei grandi aeroporti europei, che Malpensa diventasse una stazione di questa linea collegandola quindi direttamente al sistema europeo dei trasporti. Invece, per interessi strettamente locali, si è scelto di collegare Malpensa con Milano utilizzando in parte le linee delle Ferrovie Nord e quindi con una linea che non è che in piccolissima parte (la stazione di Saronno) integrata con la rete dei trasporti milanesi e lombardi. Da Zurigo o Francoforte si può prendere un treno per il resto della Svizzera e della Germania, l’aeroporto londinese di Heathrow è una stazione della rete metropolitana di Londra. A Malpensa non si è fatta né l’una, né l’altra cosa. C’è una linea ferroviaria che per collegare due punti disegna una esse. E andare da Milano a Malpensa in taxi costa più del costo del biglietto per Londra o Parigi.

7)      Ma se è difficile aggiungere errori ad errori questo è un caso in cui l’Italia ci è riuscita alla grande. Nel 2008 Alitalia decide in maniera del tutto autonoma di abbandonare Malpensa, abolendo e in parte spostando su Linate due terzi dei voli. La logica è quella di potenziare Roma-Fiumicino come unico centro strategico del traffico. Ma così si sono ottenuti insieme due effetti negativi: si è dato ancora più spazio alle compagnie straniere, magari low cost, di conquistare clienti nel ricco mercato del Nord Italia e si sono appesantiti ancora di più i conti dell’Alitalia che ha accumulato perdite su perdite. Non a caso in questi ultimi anni l’irlandese Ryanair, con base a Bergamo, ha superato Alitalia come numero di passeggeri trasportati in Italia e un’altra compagnia low cost, Easyjet, è diventata il principale vettore operante su Malpensa occupando peraltro quasi completamente il Terminal 2.

8)     L’ultimo errore è quello di continuare a difendere l’indifendibile gettando ancora soldi pubblici in una compagnia vittima da troppo tempo di interessi particolari e di logiche politiche.

Ecco perché Malpensa ed Alitalia sono un doppio fallimento. Porvi rimedio è ancora possibile. Con scelte coraggiose e non protezionistiche sul fronte della politica dei trasporti. Ma forse per questo porvi rimedio è sì possibile, ma terribilmente difficile.

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