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Cultura

IL PAESAGGIO ALLA PINACOTECA ZÜST

ROSALBA FERRERO - 25/10/2013

La vela, opera dipinta da Filippo Franzoni nel 1895, accoglie il visitatore della mostra Un mondo in trasformazione. L’Ottocento tra poesia rurale e realtà urbana allestita alla Pinacoteca Züst di Rancate, quasi a rappresentare un traghetto da un mondo ormai passato ad un altro, dai contorni ancora vaghi, perché in fieri.

La vela si staglia tra cielo e lago avvolta in una sottile nebbiolina lacustre, immagine ‘smaterializzata rarefatta, ai limiti dell’astrazione’, resa con delicate pennellate di bianchi e di azzurri che moltiplicano la luce, suggeriscono le montagne dello sfondo, quasi a voler rappresentare, simbolisticamente, il dilatarsi del pensiero nell’infinito. Sfumata la nuova realtà: lo sfondo appena accennato suggerito dalla luce, i colori soffusi, indefiniti i contorni come la realtà verso la quale si procede. Quasi versione su tela del leopardiano ‘…. e il naufragar m’è dolce in questo mare’.

La dispersione dell’essere nell’infinito è motivo che ritorna ne L’isola di San Giulio di Emilio Longoni, opera monocromatica di grande impatto emotivo; il pittore si avvale del modus operandi divisionista, e utilizza pennellate orizzontali lunghe e distese per rendere lago e cielo, e trasversali per la montagna dello sfondo: l’ isola appare sospesa come una miraggio nell’azzurro di cielo e lago che si confondono. Sono immagini di un bello etereo ineffabile evanescente di una grazia e leggerezza inimitabili al cui opposto si impongono i colori duri netti forti della realtà della vita contadina, della miseria operaia, dei derelitti, degli indigenti, delle ciminiere che sputano grigie nubi maleodoranti: toni cupi, colori scuri, forti che nulla lasciano al sogno al disperdersi nella bellezza del paesaggio: incatenano lo spettatore al soggetto della tela, gli impongono di non sfuggire alla brutalità della vita dei ‘vinti’: il contadino abbruttito che mangia in piedi, i poveri all’albergo Trivulzio rassegnati, le lavandaie con le mani deformate dalla permanenza nell’acqua, le operaie stanche all’uscita dallo stabilimento Pirelli.

Sono le immagini opposte di un mondo in evoluzione, il mondo a cavallo tra l’Otto e il Novecento, il mondo della campagna e il mondo dell’industria nascente, il mondo della produzione contadina e il mondo che lavora in fabbrica: sono le immagini di un’epoca.

Novanta dipinti, proposti non in ordine cronologico ma raggruppati per tematiche e atmosfere da Giovanni Anzani ed Elisabetta Chiodini, curatori della mostra, raccontano il periodo storico che segna il passaggio dalla civiltà rurale a quella industriale attraverso l’illustrazione della ‘pittura di paesaggio’. Tra il 1830 e il 1915, tra i primi insediamenti industriali e la Prima Guerra mondiale, il corso della storia in Europa ha preso direzioni nuove che investono tutti gli aspetti della società umana, provocando mutamenti nelle relazioni umane, nella produzione, nella geografia sociale e urbana, nei trasporti, nell’architettura; a fissare sulla tela le immagini di tali mutamenti sono gli artisti a quel tempo attivi in area lombarda e ticinese, che con linguaggi diversi tra loro, illustrano paesaggi e scene di vita quotidiana.

Il percorso della mostra si apre con undici opere di ‘pittura urbana’ di autori braidesi collocabili tra il 1830 e il 1870: Canella, Inganni, Migliara, Bossoli, Franzoni affrontano il paesaggio urbano di Lugano e di Milano: la lettura ancora tardo settecentesca del Migliara cede il passo a un nuovo impianto discorsivo in cui palazzi e architetture hanno minore importanza rispetto alle figure in primo piano; le scene di vita quotidiana irrompono nel paesaggio inteso come luogo abitato e vissuto: le vie e le piazze brulicano di figurine vivaci in cui i visitatori si riconoscono.

Il paesaggio romantico del primo Ottocento è superato da Morbelli – cui è dedicata un’intera sala -, Carcano, Mosè Bianchi, Ferraguti Visconti che inaugurano un paesaggio ‘crudo’ prosaico, ‘realistico’. Il pittore racconta la situazione storica tanto mutata, senza scendere nella polemica della denuncia sociale, racconta la novità delle ciminiere, delle stazioni ferroviarie, delle fabbriche, degli ospizi: la grama emarginazione degli strati più umili. Il Naviglio non è più una strada ‘per il passeggio’: è il ‘luogo di fatica delle lavandaie’, come ogni corso d’acqua; gli operai affollano le vie delle zone suburbane, le giovani cuciono in strada o camminano sotto la neve per recarsi al lavoro. Alla miseria dei poveri si contrappone la spensieratezza delle classi agiate impegnate in divertenti quanto futili occupazioni: il ballo, la passeggiata, la lettura in giardino…

Mutano le scelte stilistiche e pittoriche degli artisti tra il XIX e il XX secolo: il linguaggio pittorico si plasma sui mutamenti epocali; dalle influenze scapigliate si approda, passando attraverso toni veristi, alla pittura simbolista e divisionista: Berta e Segantini, Spreafico, Longoni e Pelizza da Volpedo di cui è esposto Vecchio mulino a Volpedo, un’ opera inedita. È un’ampia carrellata di paesaggi dai toni lirici: In Brianza di Gola, Dalle montagne del lago Maggiore di Cavaleri, La sera d’autunno di Pelizza e le vedute alpine di Morbelli e di Berta…

Il paesaggio è il vero protagonista anche nelle opere a soggetto figurativo, come Raccoglimento di Sottocornola o Tra i fiori del mio giardino di Galbusera, illustrati da una luce chiara e da colori pastello con calde variazioni di cromatiche.

Si giunge alle opere prefuturiste di Boccioni, attento all’uso puntuale del colore che ha effetti luminosi, tocchi rapidi, luminosi che si sovrappongono in un gioco di sfumature di verdi e creano l’effetto ‘erba mossa dal vento’; sullo sfondo, lontano, il segno dello sviluppo industriale: la città con le ciminiere delle fabbriche che lambiscono la campagna.

Accanto alle opere esposte sono collocati brevi testi in prosa e poesia scelti da Michele Fazioli di autori contemporanei ai pittori.

Completa la mostra il catalogo a cura di Giovanni Anzani ed Elisabetta Chiodini, edito da Silvana editore, che offre una documentazione storica e artistica ampia, puntuale, puntigliosa e precisa di ciascuna opera.

Un mondo in trasformazione
L’Ottocento tra poesia rurale e realtà urbana.
Coordinamento scientifico: Mariangela Agliati Ruggia e Alessandra Brambilla
Pinacoteca cantonale Giovanni Züst
Rancate (Mendrisio), Canton Ticino, Svizzera
Dal 12 ottobre 2013 al 12 gennaio 2014
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