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Editoriale

RIPARTIRE DA DIO

GIAMPAOLO COTTINI - 01/12/2011

 

Ricominciare da Dio”: in queste parole pronunciate a Roma da Benedetto XVI alla plenaria del Pontificio Consiglio dei Laici lo scorso venerdì 25 novembre è contenuta l’indicazione essenziale per riprendere tutti un cammino che non ci lasci schiacciare dal pessimismo inevitabilmente provocato dalla crisi in cui viviamo in questi tempi. È sotto gli occhi di tutti che stiamo vivendo un momento di straordinaria difficoltà a livello non solo italiano, ma mondiale, e la realtà provoca i credenti a superare tanto la rassegnazione che la disperazione, suscitando un’indomabile desiderio di dare un contributo per il bene di tutti. La sfida è, infatti, sulla necessità di un cambiamento che senza dubbio le difficoltà attuali impongono, e i cristiani hanno la ferma convinzione che ultimamente la realtà abbia sempre in sé dei fattori positivi su cui costruire e da cui ripartire, a patto però di riconoscere che i veri padroni del mondo non siamo noi e che le cose non sono definite dallo schema di dominabilità con cui vorremmo piegare tutto ai nostri progetti. In gioco è la coscienza del fatto che la realtà è in sé positiva in quanto creata dal gesto di Dio che la fa esistere e la mantiene nell’esistenza, affidandola però anche alla libertà dell’uomo perché la amministri. In altre parole, si può dire che la realtà è positiva e non potrà mai essere annientata dal male solo perché è il gesto di Dio che la crea a renderla “dimora ospitale” dell’uomo.

Per questo il cristiano non si lascia “definire” dal negativo, ma vince lo scoraggiamento, non in nome di un vago ed acritico ottimismo privo di ragioni (che finirebbe ad essere solo un consolatorio e falsificante “oppio dei popoli”), ma grazie alla certezza che in Dio creatore e redentore si ritrovano le ragioni e il senso adeguato per poter utilizzare al meglio le risorse che rendono il mondo abitabile a tutti.

Ricorda Benedetto XVI “In realtà i cristiani non abitano un pianeta lontano, immune dalle «malattie» del mondo, ma condividono i turbamenti, il disorientamento e le difficoltà del loro tempo”, per cui anche a loro si impone un cambiamento in questo momento di crisi per lasciarsi interrogare sulla capacità della fede di “dare risposte”. E il richiamo di Benedetto XVI tocca il cuore della questione: “A volte ci si è adoperati perché la presenza dei cristiani nel sociale, nella politica o nell’economia risultasse più incisiva, e forse non ci si è altrettanto preoccupati della solidità della loro fede” ma “non meno urgente è riproporre la questione di Dio anche nello stesso tessuto ecclesiale. Quante volte, nonostante il definirsi cristiani, Dio di fatto non è il punto di riferimento centrale nel modo di pensare e di agire, nelle scelte fondamentali della vita. La prima risposta alla grande sfida del nostro tempo sta allora nella profonda conversione del nostro cuore, perché il Battesimo che ci ha resi luce del mondo e sale della terra possa veramente trasformarci”.

Non si tratta di parole retoriche: con Dio o senza Dio la vita non è la stessa, come ci ricorda l’avvicinarsi del Natale: l’Incarnazione mostra quanto Dio sia vicino a tutti gli uomini prendendo sul serio ogni aspetto della loro vita.

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