Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Il letto di Procuste

IL CONSIGLIERE AVVEDUTO

LUIGI FASOLINO - 15/11/2013

* Si accovacciò alla base di un albero di sandalo, cercando di vincere la collera e la frustrazione. L’oscurità si fece profonda e insondabile come uno specchio nero e i rumori della foresta diventarono una snervante cacofonia. Immobile, il re ascoltava i fruscii e i suoni rauchi di animali di cui vedeva gli occhi luccicanti muoversi nel buio. Sapeva che in quell’intrico vegetale, insieme a scimmie, uccelli e innocui roditori, si aggiravano tigri e leopardi e strisciavano grossi cobra naja naja dal morso letale. Ma il coraggio non gli mancava e con la sua scimitarra – la stessa con la quale si era troncato un dito – si sentiva al sicuro. Cercò di combattere la sonnolenza pensando, fra tante altre cose, all’infelice sorte del consigliere. Ricordò le sue imperdonabili parole – “tutto ciò che avviene, avviene per il meglio” – e si chiese se dopo mesi di prigionia a pane e acqua quel vecchietto insolente fosse ancora vivo. Lasciò che la mente seguisse il casuale dipanarsi del dialogo interiore, finché si addormentò.

Mentre sognava di tagliare la testa del grande cervo il re si svegliò di soprassalto, destato da un clamore di urla e voci gutturali. Cento mani lo artigliarono brutalmente e la scimitarra gli fu strappata dalla cintura. Fece in tempo a vedere una sorta di diavolo seminudo che si avvicinò con una torcia fiammeggiante, poi un violento colpo al capo lo ripiombò nel mondo dei sogni.

Quando riprese i sensi il re stentò a rendersi conto che non stava vivendo un incubo, ma una tremenda realtà, e per la prima volta ebbe paura. Era stato spogliato e legato a una lastra di pietra, una specie di rozzo altare. Intorno si assiepavano decine di uomini con i corpi seminudi e tatuati che rilucevano al chiarore delle fiaccole. Il re capì di trovarsi in balìa dei jarawa, aborigeni di cui non immaginava l’esistenza all’interno del suo regno. La paura divenne terrore quando uno di loro gli si avvicinò brandendo un pugnale dalla lama di pietra e annunciò: “Sacrifichiamo quest’uomo a te, potente spirito della foresta, così avremo la tua protezione e ottima caccia”.  Il selvaggio alzò il braccio, ma un istante prima che calasse il fendente si udì la voce dello stregone, un selvaggio coperto di pelli di scimmia: “Fermo! Guai a noi, se offendiamo il potente spirito! Non possiamo sacrificargli quest’uomo, è imperfetto! Guardate, gli manca un dito! Liberatelo e cacciatelo via!”.

Il re – sfinito e zoppicante, il viso stravolto, le membra coperte di graffi e fango – fu soccorso molte ore dopo da due raccoglitori di bacche. Sulla via del ritorno non fece che pensare al consigliere. “Aveva ragione lui”, continuava a dirsi, “se non mi fossi tagliato il dito adesso sarei morto. Sono stato superficiale e crudele e l’ho fatto imprigionare. Spero solo che sia ancora vivo”. Alla reggia fu accolto da grida di giubilo e lacrime di felicità. I musici salirono sulla torre e suonarono ritmi gioiosi.  Messaggeri furono inviati in ogni angolo del regno per comunicare che il re era tornato e stava bene. Ma non fu il re a occuparsi di queste cose, perché a lui interessava solo vedere il consigliere. Gli avevano detto che era ancora vivo e voleva incontrarlo immediatamente.

“Eccomi, maestà, a tua disposizione”. Il volto del piccolo uomo era scavato, l’abito lacero pendeva sul suo corpo consumato dall’inedia e dalla lunga prigionia, i polsi e le caviglie sottili come canne palustri mostravano i segni delle catene, ma lo sguardo era immutato, limpido e sereno come un lago di montagna. Con le lacrime agli occhi il re gli raccontò la sua disavventura, lo abbracciò e gli chiese perdono.

I servi portarono le vivande e il consigliere fu invitato a restare. Durante il pasto il re disse: “La tua saggezza è davvero unica. Ma consentimi una domanda: il tuo detto, tutto accade per il meglio, ha un valore assoluto? Perché nel tuo caso non è stato così. Sei stato imprigionato a lungo, hai sofferto la fame e la sete, hai rischiato di morire. Per te è stato l’opposto, ti è toccato il peggio”. Il vecchio posò la tazza del the e con un sorriso disse: “Ne sei convinto? Rifletti. Chi ti ha sempre accompagnato nella caccia, cavalcando al tuo fianco senza mai abbandonarti? Sai bene che ero io, il tuo consigliere. Quindi sarei stato accanto a te anche questa volta. E quei selvaggi non mi avrebbero risparmiato, perché al mio corpo non manca niente. Tutto ciò che avviene, credimi, avviene per il meglio”.

*Terza e ultima puntata. Le precedenti sono state pubblicate negli ultimi due numeri

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login