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Attualità

POSTO OCCUPATO

MARGHERITA GIROMINI - 15/11/2013

Voglio parlare dell’iniziativa di un gruppo di donne di Messina. Come risposta al femminicidio, Maria Andaloro, editore della rivista online “La Grande Testata”, ha ideato “POSTO OCCUPATO”. Nel giugno scorso, all’anfiteatro della villa Comunale di Rometta, in provincia di Messina, Maria ha occupato ciascuno dei posti della prima fila con un paio di scarpe rosse, un mazzo di chiavi, una borsa. Gli spettatori non potevano accomodarsi su quelle sedie perché idealmente riservate alle vittime della violenza maschile.

Vista la reazione positiva del pubblico, il gruppo ha esteso l’iniziativa ad altri luoghi pubblici: una sedia per ogni donna uccisa nelle circostanze tragiche a cui ci ha abituato la cronaca degli ultimi mesi. In un cinema, un teatro, un treno, una carrozza del metro, davanti a un banco di scuola o a una scrivania d’ufficio, si riserva un posto con un giornale, un cappello, una trousse di trucchi, oggetti immediatamente riconoscibili come femminili. Si posiziona un cartello con la scritta “POSTO OCCUPATO”.

Il posto appartiene a una donna che si è allontanata momentaneamente, i suoi oggetti sulla sedia sono in attesa della proprietaria. Così sembrerebbe. E invece no: quel posto non sarà mai più ripreso da una donna perché un uomo, un marito, un ex, o magari un conoscente, ha deciso di porre fine in modo violento alla sua vita. L’iniziativa, pubblicizzata sul sito omonimo, proposta a livello nazionale, è stata fatta propria da gruppi di cittadini di altre città italiane.

Anche alcune scuole superiori della nostra provincia hanno deciso di aderirvi, accettando di riservare un posto in classe, un banco e una sedia vuoti per la donna che non c’è più.

La mia prima reazione è stata di fastidio. Ci ho trovato un che di lugubre, di troppo triste, in poche parole di inadatto a giovani studenti. In fondo le aule delle nostre scuole sono luoghi allegri e chiassosi, sia pure anguste e mal curate in molti casi. Ma spazi pur sempre abitati da esuberanti ragazzi in crescita. Una sedia vuota che ricorda una morte ingiusta e violenta come quella del femminicidio, mi è sembrata un’irruzione illegittima nella scuola, un luogo dove la vita prorompe nella sua esuberanza adolescenziale.

Mi sono anche chiesta se dobbiamo sempre investire la scuola di ogni male che viene dalla società. Non sarebbe più giusto che ad occuparsi di offrire significative lezioni di vita fossero i diversi soggetti dei processi di educazione? Ma poi, quanti problemi sociali vogliamo riversare sulla scuola?

Al momento io non so se “POSTO OCCUPATO” sia un progetto che davvero fa bene alla scuola. Da una parte faccio prevalere il desiderio di verità: la scuola non è preparazione alla vita, è vita; dall’altra invece la voglia di affermare che la scuola non esaurisce tutta la vita, tutta la società, tutto il mondo. Nella scuola non può essere incluso ogni problema di cui la società nel complesso dovrebbe sentirsi responsabile.

Nel frattempo mi sembra doveroso ringraziare chi ha avuto l’idea di risvegliare emozioni così forti su un tema di attualità, per spingere lo spettatore a passare dall’emozione all’azione e a individuare ricercare un gesto, piccolo ma concreto, per esprimere il proprio orrore nei confronti del fenomeno femminicidio.

Confesso inoltre di apprezzare i numerosi dirigenti scolastici e insegnanti che, in questa circostanza come in numerose altre, non esitano a rimettersi in gioco per affrontare nodi così complessi senza attendere che il resto della società stabilisca come e se muoversi.

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