Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Editoriale

LE DIFFERENZE

GIANFRANCO FABI - 29/11/2013

Ho avuto l’occasione di partecipare lo scorso fine settimana a Verona al festival della dottrina sociale, un’iniziativa che ormai da tre anni costituisce un momento di confronto e di riflessione sulla dimensione economica nell’ottica del messaggio cristiano.

Il titolo molto significativo di quest’anno “Meno disuguaglianze, più differenze” è stato il motivo conduttore degli incontri che hanno raccolto un pubblico particolarmente giovane, molto interessato a conoscere punti di vista che difficilmente vengono a galla nei dibattiti evanescenti in televisione e sui mezzi di comunicazione. Con la ricerca continua di quegli elementi di giudizio indispensabili per capire la realtà e cogliere in questa le possibilità di rendere concrete le indicazioni chela Chiesaha nel corso degli anni, anzi dei secoli, elaborato.

E fin dal primo momento il richiamo è stato altrettanto preciso quanto autorevole, il richiamo di Papa Francesco. Ecco le sue parole nel messaggio al Festival:

“Meno disuguaglianze, più differenze” è un titolo che evidenzia la plurale ricchezza delle persone come espressione dei talenti personali e prende le distanze dalla omologazione che mortifica e paradossalmente aumenta le disuguaglianze. Vorrei tradurre il titolo in un’immagine: la sfera e il poliedro. La sfera può rappresentare l’omologazione, come una specie di globalizzazione: è liscia, senza sfaccettature, uguale a se stessa in tutte le parti. Il poliedro ha una forma simile alla sfera, ma è composta da molte facce. Mi piace immaginare l’umanità come un poliedro, nel quale le forme molteplici, esprimendosi, costituiscono gli elementi che compongono, nella pluralità, l’unica famiglia umana. E questa sì è una vera globalizzazione. L’altra globalizzazione – quella della sfera – è una omologazione.

La sfera e il poliedro. Un’immagine chiara e suggestiva. Perché il mondo attuale ha bisogno più che mai delle differenze, ha bisogno dell’apporto di tutti, ognuno al proprio posto e con le proprie responsabilità, ma soprattutto con la possibilità di giocare i propri talenti, di mettere in campo le grandi potenzialità dell’intelligenza e della volontà. E allora il rischio da battere è quello dell’omologazione, del ragionare per schemi astratti e per luoghi comuni, di dare spazio alle facili interpretazioni manichee che dividono tutto il bene da una parte e tutto il male dall’altra.

La dottrina sociale della Chiesa va così al cuore dei problemi non perché ha soluzioni tecniche da proporre o programmi economici da realizzare, ma perché ha la grande capacità di riprendere momento per momento i valori di fondo e le direttrici umane non solo da seguire, ma anche da costruire. Sì perché la dottrina sociale non è un dogma e tanto meno una teoria astratta, ma è la passione per leggere i cambiamenti della società con gli occhi del Vangelo. La stessa Chiesa ha dato il chiaro esempio di un’evoluzione del pensiero. La prima enciclica con una prospettiva chiaramente sociale è la Rerum novarum alla fine dell’Ottocento. Poi si possono ricordare la Pacem in terris di Giovanni XXIII, la Populorum progressio di Paolo VI, la Centesimus annus di Giovanni Paolo II (che prende spunto proprio dai cent’anni della Rerum novarum) e la Caritas in veritate di Benedetto XVI, senza dimenticare altri importanti documenti su specifici temi sociali come la Laborem exercens.

Di pari passo con l’evoluzione mondialela Chiesaha espresso il suo richiamo e la sua testimonianza non per pronunciare anatemi o condanne, ma per sollecitare quei passi in avanti che possono essere compiuti mettendo continuamente al centro il valore della persona e il criterio della solidarietà. Il valore della diversità diventa così evidente come può diventare evidente anche l’impegno per una sempre maggiore giustizia sociale.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login