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Attualità

IL SENSO DEL PRESEPIO

SERGIO REDAELLI - 29/11/2013

Monsignor Erminio Villa durante la messa d’ingresso al Santuario (foto Fumagalli)

“Il Natale è la festa della vita: finché nasceranno bambini vuole dire che Dio non si è stancato di noi”. È un passaggio del discorso di monsignor Erminio Villa, il nuovo arciprete e parroco di Santa Maria del Monte, che nella sede degli Amici del Sacro Monte, l’associazione presieduta da Ambrogina Zanzi, ha intrattenuto il pubblico sul tema della Natività commentando le immagini della terza Cappella. Per spiegare i contenuti della festa, i simboli e le usanze natalizie, l’ex decano di Tradate ha valorizzato testi di Alessandro Manzoni, di padre Davide Maria Turoldo e di Sant’Alfonso de’ Liguori, che hanno raccontato in forma poetica il mistero cristiano dell’Incarnazione.

“Il cardinal Biffi, da arcivescovo di Bologna, all’arrivo del Duemila richiamò la necessità di non perdere di vista il festeggiato: in quel grande Giubileo si celebravano i duemila anni dalla nascita di Gesù. Lo stesso rischio corriamo noi quando manteniamo vive le tradizioni di Natale ma senza capirne il senso. Intorno alla grotta di Betlemme si muove il mondo campestre, come ha bene espresso, inventando il presepio, la prima rappresentazione ideata da San Francesco a Greccio. Guardando la scena sembra di partecipare al venire di Dio in mezzo a noi nella forma di un neonato; addirittura sembra di percepire l’odore della paglia, l’alito del bue e dell’asinello e la musica dei pastori. Sono proprio loro, la gente semplice, emarginata, gli umili pastori abituati ad accudire le bestie, vegliando di notte, i primi ad avvicinarsi e a incontrare Gesù appena nato”.

L’atmosfera da silenziosa e drammatica si fa gioiosa. Sopra la capanna, il coro celeste degli angeli esalta la gloria di Dio e annuncia la pace al mondo, mentre risuonano le pive dei pastori, come per facilitare il sonno del bambino. La fede e la solidarietà sono espresse nella spontaneità dei gesti. Non c’è traccia dei ricchi e dei potenti intorno alla mangiatoia. Dio predilige i piccoli e i poveri. Gesù nasce nella stalla, un luogo di fortuna, perché rifiutato da tanti cui è stata chiesta ospitalità. Nel racconto dell’evangelista Matteo si colgono le molte difficoltà che ha dovuto sopportare Maria, chiamata a credere nel Figlio di Dio accogliendo quella vita che nasce. È affaticata, inquieta, disorientata; ma poi, a cose fatte, è sorpresa, stupita, contenta.

“Anche Giuseppe deve passare per un itinerario difficile che comprenderà solo col tempo, lasciandosi guidare dall’alto: a cominciare dal diventare padre senza aver contribuito al concepimento, fino a fare da padre preoccupandosi di mettere al sicuro la madre e il figlio conducendoli in terra straniera. Sono interessanti i richiami al sonno del Divino Bambino, che non deve aver paura ma stare tranquillo: c’è chi lo veglia, ne ha cura, lo stima e lo adora. Il principe della pace esprime anche così la bellezza di essere venuto al mondo in quella sacra famiglia e di ricevere l’affetto e la venerazione di molti. I tre poeti citati, con diversi linguaggi, offrono spunti di meditazione che tocca a noi approfondire, personalizzare e attualizzare”.

Monsignor Villa, sacerdote dal 1974, ha alle spalle due esperienze d’oratorio nelle parrocchie di Rescaldina e degli Angeli Custodi a Milano e due da parroco e decano, prima ad Arconate e nel decanato di Castano, quindi a Tradate. Come prevosto, ha avviato dal 2007 proprio a Tradate l’esperienza delle prime comunità pastorali, responsabile delle tre parrocchie cittadine. Come decano ha favorito la pastorale nel circondario (www.decanatoditradate.it). Affidandogli la nuova missione, il vicario episcopale monsignor Franco Agnesi gli ha raccomandato a nome del Vescovo “di valorizzare il santuario come luogo di fede e scrigno d’arte e di storia e l’animazione missionaria delle parrocchie cittadine e dei dintorni. Come dice l’Arcivescovo, ognuno di noi è chiamato a portare il Vangelo ovunque l’uomo vive, studia, prega, lavora e soffre”.

Per ora don Erminio sta cercando di conoscere da vicino la realtà (“più unica che rara”, dice) di Santa Maria del Monte e di condividere l’impegno di confermare la fede dei pellegrini e dei residenti, curando in special modo la devozione alla Madonna. Tra i progetti pastorali per la comunità, pensa alla valorizzazione del santuario come scuola di preghiera, con particolare attenzione alle nuove famiglie attraverso mini-ritiri mensili per i fidanzati; alla collaborazione con le suore romite ambrosiane attraverso il Centro di spiritualità, alle sinergie con il museo Baroffio e alla ristrutturazione del vecchio asilo, trasformandolo in un’accogliente casa del pellegrino per i più giovani. Sostiene infine che un bel sito web del santuario può diventare un efficace canale di comunicazione.

Il nuovo arciprete conclude con un invito ai fedeli: “La festa di Natale, che suscita tanta tenerezza, ci faccia ritrovare la gioia di essere cristiani, contemplando quello che i Padri della Chiesa chiamavano il “mirabile commercio” tra Dio e l’umanità. Chiediamo al Signore che ci aiuti a togliere dal cuore le nostre paci fasulle e ci metta nell’animo la voglia di qualcos’altro, di rispondere al suo amore con il nostro amore. Come Gesù ha ridotto le distanze e si è fatto prossimo all’umanità, così anche noi cerchiamo di far sì che nessuno sia triste e solo, né a Natale né mai!”.

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