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Divagando

L’ELEFANTE DI BREGAZZANA

AMBROGIO VAGHI - 10/12/2011

 

“Ma vi pare possibile? Sarebbe come credere che l’elefante di Bregazzana incominci a camminare per le strade di Varese!”. Il consigliere comunale Mario Visigalli aveva appena finito di usare questo paradosso per dare maggior forza al suo dire discutendo un argomento di sicuro impegno, quando si incrociarono molti sguardi interrogativi da parte di sindaco assessori consiglieri di Palazzo Estense. Un elefante… che sta mai dicendo? Qualcuno dei varesini doc sempre un po’ prevenuti verso gli “invasori” certamente avrà pensato tra sé… “ah, questi terroni” (così ritenuti dal Po in giù).

E Visigalli era appunto uno dei tanti nostri immigrati dell’epoca. Giunto a Varese dal Cremonese per ragioni di lavoro assieme alla moglie Adelina, insegnante elementare, era stato prima segretario della Camera del Lavoro, poi completati gli studi e ottenuta la laurea in economia e commercio aveva insegnato ragioneria all’Istituto Francesco Daverio. Nel consiglio comunale sedeva sui banchi del PCI.

Ma sta a vedere che nell’occasione “il cremonese” la sapeva più lunga di molti varesini. Nel caso quell’assurdo richiamo al pachiderma era direttamente riferito ad un settore di vita cittadina che era sempre stato oggetto di scarso interesse anche da parte dei più preparati amministratori comunali. Molti dei quali con scongiuri vari preferivano starne alla larga.

Faceva eccezione il consigliere democratico cristiano Carlo Nasoni, un impiegato dell’INPS, che diede anima e corpo per fondare e condurre l’Università degli Anziani, che in suo ricordo porta oggi il suo nome. Nasoni sapeva tutto sui cimiteri cittadini. Un importante, talvolta sconosciuto, complesso di luoghi della memoria collocati in ben quattordici punti dell’area urbana. Oltre al cimitero di Giubiano, oggi monumentale ma aperto nel 1880 come cimitero centrale, e a quello di Belforte, il più grande inaugurato nel 1916, troviamo l’altra dozzina di cimiteri minori provenienti da castellanze e vecchi comuni inglobati nella grande Varese del 1927. Non vi era problema funerario in discussione al Consiglio Comunale che non fosse oggetto di un informato ed erudito intervento del Nasoni. Il quale risiedeva in quel di Casbeno, ma la sua conoscenza delle problematiche cimiteriali era a tutto campo. Necessità di nuovi colombari a Velate, vialetti mal ripuliti a Capolago, cancelli non aperti per tempo a Masnago erano oggetti di pronta segnalazione da parte del Nostro. Nulla gli sfuggiva ma bastava osservare, durante i suoi interventi, dove stessero le mani dei colleghi consiglieri per rendersi conto del loro scarso interesse sull’argomento. Anzi, direi, delle loro evidenti manifestazioni scaramantiche. Mani poste sotto i banchi del Consiglio alla ricerca di oggetti-scongiuro più o meno ferrosi…!

Data tale diffusa ignoranza, non c’era quindi da meravigliarsi che gran parte del Consiglio non sapesse nulla dell’elefante di Bregazzana. Cioè di quell’eclettico monumento funebre rappresentato dall’edicola della famiglia Magnani che fa bella mostra di sé nel cimitero della piccola frazione montana. Si tratta di una originale composizione, ritenuta unica tra i monumenti funebri italiani, composta da un elefante di bronzo di dimensioni vicine al naturale, sormontato da una pagoda in pietra avente al culmine una lanterna enorme in ferro e vetro. Un’opera pregevole di Enrico Butti, scultore di Viggiù, realizzata in collaborazione con l’ingegner Ernesto Brusa di Varese. La cripta è posta praticamente nel ventre dell’animale e vi si accede attraverso un portale pur esso in bronzo. Il tutto fu voluto negli anni ’20 del secolo scorso dal commendator Angelo Magnani, che era successo allo zio Poretti nella proprietà e nella gestione della nota birreria. Quella che opera ancora, creata nel vallone sotto Bregazzana appunto all’inizio della Valganna.

Da quel momento tutti i membri del Consiglio Comunale si informarono e appresero la verità sull’elefante. E forse compresero che i luoghi della memoria racchiudono problemi non da rimuovere stupidamente, e sono accompagnati talvolta da importanti opere d’arte da ammirare e da amare.

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