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Cultura

I BATTISTERI SUPERSTITI

PAOLA VIOTTO - 17/01/2014

In occasione della festa del Battesimo di Cristo, appena celebrata alla fine del periodo natalizio, anche in molte chiese parrocchiali varesine sono stati battezzati i nuovi nati. Ma nei primi secoli del Cristianesimo il Battesimo era celebrato in edifici appositi, costruiti accanto alle chiese più importanti, le cattedrali e le plebane. Il rito prevedeva l’immersione totale del battezzando nel fonte, che aveva quindi la forma di una grande vasca collocata al centro della costruzione. In questo modo venivano sottolineati due importanti aspetti simbolici: la purificazione dal peccato e il passaggio dalla morte alla vita.

Il modello per i battisteri della nostra diocesi era quello di Milano, in cui nel 387 Sant’Ambrogio battezzò Sant’Agostino con il figlio Adeodato. Dedicato a San Giovanni, riccamente ornato di mosaici e di stucchi, il battistero milanese aveva forma ottagonale, quella che lo stesso Ambrogio riteneva più adatta alla sua funzione. L’otto infatti richiama l’ottavo giorno, quello della nuova creazione inaugurata con la Resurrezione di Cristo

Alla fine del Medioevo si incominciò a battezzare i bambini nelle chiese parrocchiali, che si dotarono di un ben preciso spazio, in genere una cappella a sinistra dell’ingresso, per ospitare il fonte battesimale, ormai di dimensioni più piccole in quanto non veniva più praticata l’immersione totale. Persa la loro funzione molti degli antichi e gloriosi battisteri vennero demoliti. Di quello milanese restano soltanto le fondazioni, visibili al di sotto del sagrato del Duomo in un affascinante percorso archeologico.

Anche nel nostro territorio molti battisteri sono scomparsi e la loro esistenza è nota soltanto attraverso le fonti. Alcuni però si sono salvati, venendo adibiti ad altre funzioni.

Questa fu ad esempio la sorte del Battistero di Varese, che diventò sede di confraternita, anche grazie alla sua forma, che riecheggia più quella di una chiesa che di un Battistero vero e proprio. La pianta originale del San Giovanni varesino, che secondo la tradizione risale ai tempi della regina Teodolinda, quindi al VI-VII secolo, era però anch’essa poligonale. Lo testimoniano non solo la vasca monolitica che si trova al suo interno, ma anche il fonte più antico visibile al di sotto dell’attuale pavimento. La pianta rettangolare che oggi vediamo risale ai rifacimenti del XIII secolo, in corrispondenza di un momento di espansione economica per il borgo varesino, che si stava accreditando come centro mercantile sulla via del Gottardo

Ed è a nord, in territorio ticinese, che si può ancora vedere un battistero risalente ai tempi della prima diffusione del Cristianesimo del nostro territorio. Il battistero di Riva San Vitale fu costruito alla fine del V secolo o agli inizi di quello successivo accanto ad una basilica oggi sostituita da un edificio settecentesco. Ha una massiccia forma quadrata, sormontata però da un tiburio ottagonale, così come ottagonale è la vasca posta al centro. Notevoli, anche se più tardi, sono gli affreschi che rivestono le pareti.

Meno ben conservato a causa dei rimaneggiamenti subiti – per un certo tempo fu infatti utilizzato per la sepoltura dei bambini e in seguito come chiesa il battistero – è il battistero di Arcisate, collocato a nord della chiesa plebana di San Vittore. Oggi si presenta completamente spoglio, con una pianta internamente circolare, otto nicchie alternativamente rettangolari e semicircolari di cui permangono soltanto le fondazioni, e un tamburo ottagonale. L’ipotesi che risalga al V secolo si basa sulla sicura eleganza dell’impianto, ed è rafforzata dal fatto che nell’altare della plebana è stata trovata una lapide paleocristiana. Riportando il nome del “presbiter Constantius”, essa attesta la presenza di un clero residente già nella seconda metà del V secolo.

L’unico battistero per il quale esiste la quasi certezza di una datazione al V secolo, che ne farebbe il più antico esistente nel territorio varesino, è quello di Castelseprio. Esso sorge sul lato settentrionale della chiesa di San Giovanni Evangelista, a lato dell’abside maggiore. L’alzato è completamente perduto, ma è possibile osservarne ha forma ottagonale con una piccola abside rivolta verso est, il fonte pure ottagonale, e una seconda vasca circolare che ha suscitato molte discussioni tra gli studiosi. Si è mantenuta parte della pavimentazione originaria e del rivestimento marmoreo del fonte, indizio di notevole eleganza.

Molto più rustico, e quasi irriconoscibile dall’esterno, è invece il battistero altomedievale di Domo Valtravaglia, costruito in un’epoca in cui le tecniche costruttive romane erano andate quasi completamente perdute. Il piccolo edificio, posto accanto all’antica plebana di Santa Maria, nonostante alcuni tentativi di rettificare le pareti esterne ha una forma decisamente irregolare, anche se basata su un impianto circolare od ottagonale Per questo motivo e per la presenza come unico elemento decorativo di archi ciechi all’esterno, si è pensato ad una datazione tra il IX e X secolo. Dalle visite pastorali cinquecentesche sappiamo che aveva anche una piccola abside verso est ed un fonte ad immersione oggi scomparso.

Tra i battisteri superstiti del nostro territorio il più bello è però quello di Arsago Seprio, di epoca romanica, probabilmente del XII secolo. È possibile che esso sorgesse su un edificio precedente, dato che gli scavi della contigua basilica di S. Vittore hanno portato alla luce i resti di un primitivo insediamento paleocristiano. La pianta ottagonale tipica dei battisteri ambrosiani è interpretata con sicura articolazione degli spazi interni, che comprendono anche il matroneo. La vasca ottagonale ad immersione è purtroppo scomparsa, ma restano i motivi decorativi, pochi ma raffinati, che impreziosiscono l’interno.

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