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Editoriale

“CON ME”

ROMITE AMBROSIANE - 14/03/2014

“La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me” (Matteo 26, 38). Parole di Gesù al Getsemani; parole di Gesù oggi nuovamente rivolte ai nostri cuori; parole cui cerchiamo di rispondere, qui nel Monastero del Sacro Monte, con il pomeriggio di deserto del venerdì, con il silenzio quaresimale, con la nostra vita che resta qui per vegliare con Lui.

Ma quanto ci colpisce oggi, nuovamente, è quel “con me” che precede ogni nostra, mia, decisione di adesione o di ribellione, ogni nostro, mio, sentire di turbamento o di indifferenza; Lui c’è già!

È lì, curvo sotto una tristezza che non conosce altro orizzonte se non la morte, ne altro termine se non la morte. È lì con un’angoscia che quasi cancella i passi compiuti, l’amore accolto e donato, l’origine e le speranze, lasciandolo faccia a terra, riducendo tutto a polvere. È lì con una tristezza e un’angoscia che non appartengono a Lui, non possono essere sue: sono nostre, mie, fatte pienamente sue.

Quello “scambio mirabile” che cantiamo con dolci melodie a Natale, grati perché il Creatore del mondo ha assunto la nostra carne, qui si compie rivelandoci l’uomo: “Ecco l’uomo” (Giovanni 19, 5): “La mia anima è triste fino alla morte”. Fino a quella morte entrata nel mondo per il peccato, per ogni rifiuto di accogliere la vita da Dio, la vita come dono che apre al dono.

Ma nell’orizzonte di polvere e morte una debole ed inevasa domanda di Gesù apre una fenditura; “Restate qui e vegliate con me”: non c’è solo polvere e morte ma ci sono i discepoli, ci siamo anche noi e la nostra carne debole, chiamati ad attendere, a vegliare, a sperare con la tenacia dell’amore e della tenerezza. Quel “con me” rompe l’orizzonte chiuso di polvere e morte domandandoci di aggrapparci nuovamente a Lui per accogliere nuovamente la Vita da Lui, con Lui e con i fratelli,

Restarono con Lui quella notte i discepoli, oppressi dalla tristezza e dal sonno e lontani dal saperlo consolare. Restarono con Lui però abbastanza per percepire che per Lui anche la tristezza e la polvere contengono lo spazio di un affidamento, e la possibilità di volere e donare ancora, e mani e volto e cuore capace di ascoltare e rimanere e vegliare insieme nell’attesa di una nuova nascita, di nuova vita: “Padre mio, si compia la tua volontà” (Matteo 26, 42).

In questa Quaresima restiamo con Lui e vegliamo con Lui allora, per ritrovare con Lui — nel dialogo con Lui — la nostra vita — ora polvere di terra, ora di stelle — e quei passi di affidamento e di dono che riempiono ogni solitudine, ogni peccato ed ogni morte. Attendiamo con Lui la Vita nuova della Pasqua.

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