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Divagando

IL FISCHIETTO DELL’ASSESSORE

AMBROGIO VAGHI - 17/12/2011

 

una veduta di Romans sur Isère

Apprendo che la consigliere comunale signora Luisa Oprandi ha recentemente interpellato il Sindaco di Varese per conoscere le ragioni che hanno fatto dimenticare, portandolo al lumicino, il gemellaggio tra Varese e Romans sur Isère. Ora  il rapporto tra le due città si è ridotto all’unico interscambio tra gli studenti del nostro Liceo Manzoni e quelli francesi del Liceo Tribulet. Sono passati da tempo gli anni di maggiore successo di questo gemellaggio, mandato nel dimenticatoio proprio da Amministrazioni Comunali governate da un partito che ha sempre auspicato una Europa delle regioni e dei popoli piuttosto che una Europa degli Stati.

La proposta di un gemellaggio partì negli ultimi anni ’50 dello scorso secolo proprio dai francesi che in quei tempi, lasciati ormai i tristi anni della guerra e delle divisioni,  promossero  un movimento di rapporti diretti tra città grandi e piccole dell’Europa.

Il Comune di Romans, una città con una bellissima Collegiata che si affaccia sul fiume Isére, nel dipartimento della Drome, pare avesse scelto la nostra Varese per ragione di… scarpe.  Infatti la città transalpina  era orgogliosa  per le sue industrie calzaturiere tanto da possedere un Museo delle calzature di ogni  epoca.  Quale gemello scegliere se non la nostra Varese, nota anche fuori dai confini per la sua produzione principe? Fu così che il sindaco di Romans  avanzò la proposta al nostro, l’ avvocato Lino Oldrini, che l’ accettò con l’unanime consenso del Consiglio Comunale.

Si avviò quindi una stagione di intensi rapporti tra le due città che videro reciprocamente impegnate associazioni culturali, sportive, economiche. Erano le associazioni stesse a proporsi. E le scuole erano certamente le più attive per gli interscambi che avvenivano quasi sempre coinvolgendo anche le famiglie dei ragazzi che  davano ospitalità. Stretti erano ovviamente i rapporti  tra gli amministratori comunali tanto che nacquero tra di essi anche durature amicizie. Lo stesso sindaco di Romans, un simpatico laureato in agraria,  possidente, che era stato anche Ministro nel Governo di Parigi, volle personalmente presenziare a Varese ai funerali del nostro Sindaco Oldrini immaturamente scomparso.

Anima e motore di molti anni di gemellaggio era l’allora assessore alla Pubblica istruzione professor Piero Ferranti  appartenente alla DC. Era coadiuvato da un piccolo comitato nel quale eccellevano per l’impegno il ragionier Guido Ermolli e la professoressa Mariella Tenconi insegnante di lingue. Ogni volta esso si preoccupava di ricevere qui degnamente  la delegazione francese e di organizzare al meglio l’invio  della nostra rappresentanza a Romans. Quasi sempre in occasione della Foire, l’annuale fiera primaverile. Qui ai varesini capitò di incontrare altri “fratelli”. L’entusiasmo europeistico dei francesi aveva gemellato Romans con altre due cittadine, una inglese ed una cecoslovacca. Coi delegati di quest’ultima, per ragioni di lingua, il rapporto era assai difficile. Si fraternizzò intonando in coro un motivo dal poema sinfonico di Antonin Vorjack “La Vltava”, il fiume che scorre a Praga.

Ricordo l’edizione di un viaggio assai numeroso. Squadra di calcio dilettantistica, il Gruppo dei Bosini, i  Vigili del Fuoco, altre rappresentanze ed individualità. Diversi gli autopullman con indubbie difficoltà a ricompattare la numerosa truppa durante le fermate intermedie. Allora  Piero Ferranti col fischietto in bocca richiamava gli sbandati, come negli anni  giovanili passati nei boy scouts, e  col cipiglio dell’ex ufficiale degli alpini.

Del professore va  però doverosamente ricordata sopratutto la sua attività di assessore alla istruzione. Un notevole impegno se si pensa all’epoca. Erano gli anni del boom economico e Varese era oggetto di notevole espansione sia per l’incremento demografico naturale sia per la forte immigrazione. Erano i tempi in cui si cercava di costruire  almeno una scuola in ogni quartiere. Nascevano allora le  elementari “Pascoli” di viale Ippodromo, quelle di Via Brunico al servizio di Belforte, la  Giovanni Bosco di Via Busca,  e quella di Viale Adriatico per Bizzozero. Si aggiungevano anche nuove scuole materne e qualche asilo nido. Non mancavano poi i problemi di gestione. Insomma si trattava di problemi opposti a quelli di oggi, quando  l’assessore deve chiudere plessi scolastici poco frequentati ed inventarsi la concentrazione delle classi in altre località.

Un  dibattito consigliare su uno dei numerosi problemi delle scuole  mi torna spesso in mente a dimostrazione dei rapporti  correnti tra i partiti di maggioranza e quelli di minoranza. Niente pappa e ciccia. Soprattutto gli argomenti nazionali sottolineavano in Consiglio una divisione netta. Tra la DC ed il PCI  il confronto era serrato. Ma  quando si trattava di servire meglio la nostra città le cose andavano  assai diversamente. Con reciproco rispetto e anche cordiali rapporti umani.

Era accaduto che il Provveditore agli Studi su una questione di orari e di gestione scolastica, sovrapponendosi alla competenza comunale, l’aveva combinata grossa, suscitando malumore tra i cittadini. Il consigliere del PCI  Mario Visigalli prendendo la parola aveva denunciato la cosa senza mezzi termini. Poi si era rivolto criticamente all’assessore accusandolo di non avere adeguatamente contrastato  il Provveditore. Critica pesante, con qualche termine nient’affatto leggero, ascoltata in silenzio da Ferranti, scuro in volto.  Tanto che appena terminata la filippica  nei suoi confronti, si fiondò  con passo veloce  verso il banco dove si trovata il Visigalli.  Mentre stava attraversando il salone col braccio destro teso in avanti, io, stando seduto al fianco di Mario, avvertivo già lo schioccare di due schiaffi sul suo volto. Lo stesso presentimento ebbe la gran parte dei presenti. Giunto davanti al tavolo dell’avversario politico Ferranti, offrendo la mano,  dichiarò commosso: “Consigliere, si lasci abbracciare, lei ha saputo dire tutto quanto non sono stato capace io”. Meraviglia… mentre la tensione dell’attesa si era felicemente stemperata.

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