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Politica

IL PGT VA NEI RIONI

DANIELE ZANZI - 28/03/2014

Varese come la mitica “Terra di Mezzo” di Tolkien?

Non ho fatica ad ammettere che rimpiango un po’ le vecchie Circoscrizioni comunali, abolite con il Decreto legge del 25/1/2010; mi mancano questi piccoli parlamentini in cui magari sedeva il tuo vicino di casa a e a cui potevi esporre senza remore e burocrazia i tanti problemi quotidiani del rione.

Capisco anche le ragioni di “spending review “ che ne hanno determinato la soppressione, ma non ne rinnego la funzione e l’utilità; ancor più in città come Varese che di fatto sono aggregazioni di Castellanze e Rioni, tutti con le loro proprie caratteristiche e peculiarità.

Da noi le circoscrizioni erano un po’ entrate nel Dna cittadino; se ne conoscevano i componenti, i luoghi e le date di riunione, il presidente lo si poteva incontrare al bar o all’edicola. Erano un modo di partecipazione e di democrazia più vicina ai residenti. Che poi questi piccoli organi di rappresentanza rionale siano degenerati anche loro nel marasma della cattiva politica è un altro discorso. Ma sicuramente rappresentavano un punto di fisso di ascolto e di condivisione per la cittadinanza e a Varese tutto sommato avevano ben funzionato.

Bene ha dunque fatto la dinamica e giovane assessore Maria Ida Piazza, l’unica quota rosa della Giunta Comunale, ad avviare il progetto “Vivi il Rione”, che ha l’ambizione di ripristinare quantomeno una parvenza di collegamento diretto tra amministrazione centrale e cittadini sparsi nei rioni. Ben venga dunque l’attivazione di sportelli rionali, aperti a giorni e orari prestabiliti, per raccogliere direttamente proposte, suggerimenti e manchevolezze.

Questi tentativi, seppur limitati dalle odierne ristrettezze economiche, volti a stimolare la partecipazione diretta dei cittadini alla gestione del pubblico debbono sempre raccogliere consensi e incoraggiamenti. Sempre che non si trasformino in strumenti di propaganda al servizio di una parte!

All’interno del progetto “Vivi i rioni”, il Comune ha proposto nei mesi di febbraio e di marzo alcuni incontri – per la precisione nove – nei diversi rioni con l’assessore all’urbanistica dottor Fabio Binelli per illustrare ai varesini le linee guida, teoriche e pratiche, del nuovo PGT.

Una finalità lodevole quella di rendere partecipi, con un confronto diretto, i cittadini dei nuovi strumenti urbanistici. A onore del vero, la comunicazione e l’informazione, in fase di stesura e di preparazione del documento, erano stati alquanto lacunosi. Anche il confronto con le realtà professionali e tecniche del territorio erano state alquanto rare. L’impressione era quella che il PGT fosse stato volutamente elaborato in gran segreto nelle stanze dell’assessorato e reso noto all’ultimo minuto (della serie prendere o lasciare). Personalmente posso testimoniare, nella mia qualità di presidente della Commissione comunale del paesaggio, che non fummo mai consultati o interpellati sul PGT. In poche parole fummo bellamente ignorati nonostante che la valutazione degli impatti paesaggistici debba rappresentare uno dei cardini del documento. Che a Varese si sia avvezzi a non ascoltare le voci che potrebbero essere scomode, anche se qualificate ?

Ci furono sì incontri ufficiali e istituzionali, rivolti per lo più agli addetti ai lavori – e per altro poco frequentati –, organizzati malamente, in orari impossibili, con sedi improbabili e relatori con argomenti accademici e fumosi e quindi poco comprensibili ai normali cittadini. Insomma gli scarsi partecipanti avevano l’impressione di un gioco delle parti, non di una reale e voluta richiesta di partecipazione e condivisione; si aveva la netta sensazione di assistere a riunioni organizzate perché si doveva,non perché si voleva.

La segretezza nella stesura del PGT, oltre naturalmente ai ritardi nella sua adozione e alle indiscrezioni su alcuni contenuti, fu oggetto di molte critiche. Nell’ottica, penso, di riparazione o più malignamente di riacquistarsi una verginità persa, sono stati organizzati questi incontri con la cittadinanza nei diversi rioni, in sedi questa volta comode e idonee e in orari serali cosi da permettere a tutti di partecipare. Meglio tardi che mai.

Debbo testimoniare, avendo di persona partecipato a uno di questi incontri, che l’assessore si è sforzato di essere il più chiaro e convincente possibile. Tant’è che ho finalmente capito anch’io qualcosa di questo benedetto Piano di governo del territorio, delle sue linee guida e dei suoi strumenti operativi. La serata cui ho partecipato direttamente non è stata molto affollata: una quarantina i partecipanti, nonostante il notevole ed encomiabile sforzo di informare capillarmente con lettere personali gli abitanti del rione – oltre seimila cittadini –. Disinteresse, menefreghismo, stanchezza, noia dei politici o più semplicemente apatia e perdita del senso civico di partecipare? Tutte le cose, penso, e ne provo dispiacere al ricordo di quello che era la partecipazione nella mia certo non quieta gioventù con sale affollate, domande, voglia di esserci. Tutto scomparso; di chi la colpa? Forse che la politica sia vista oggi dal comune cittadino che non vuole trarne vantaggi personali come qualcosa di lontano da cui stare alla larga?

L’assessore ha svolto il suo compito soffermandosi più che altro sui grandi principi che animano il PGT messo a punto dal pool di suoi esperti. Si è parlato di maggiore libertà edificatoria, di sussidiarietà, di rispetto delle identità territoriali; di voler passare da una “città giardino” a una “città ecosostenibile” concedendo maggiori volumetrie a chi adotterà criteri di risparmio energetico e in ciò potenzialmente permettendo, in nome dell’ecologia, la sottrazione di giardini in nome del risparmio energetico.

La Varese futura è vista oniricamente come “una città di mezzo” (influenze tolkeniane?) grazie alla ferrrovia Stabio-Arcisate – per altro ferma e assurta a panacea di tutti i mali – che farà della città lo snodo principale tra il Nord Europa e Milano (?).

Si è parlato della tanto criticata perequazione urbanistica – termine sconosciuto ai più fino a quando non sarà provato sulla propria pelle –. Si sono assicurati i cittadini che l’ambiente sarà salvaguardato, potenziato con cinte verdi periferiche e che grazie al lavoro capillare svolto di censimento di oltre 5000 (?) case di interesse storico presenti sul territorio da tutelare – in realtà a prima visione molte sono le lacune e le inesattezze in questo inventario – l’aspetto verde di Varese sarà conservato, se non aumentato.

In conclusione dell’intervento poche le domande e per lo più su situazioni concrete. Ora tarda, voglia di andare a letto? Forse solo sfiducia che le cose cambieranno perché le parole si giudicano anche dai fatti concreti, quelli di tutti i giorni e come è possibile allora conciliare queste alte visioni strategiche esposte con il fare e le autorizzazioni concesse in questi anni: parcheggio alla Prima Cappella, a Villa Augusta, a Villa Mylius, Ospedale del Ponte, concessioni volumetriche esagerate su aree dismesse, piani attuativi d’intervento alquanto discussi, e chi più ne ha ne metta. Ma chi ha avallato tutto questo ignorando bellamente cittadini, comitati, petizioni, pareri tecnici qualificati, commissioni comunali? È forse la stessa persona che ci ha esposto molto democraticamente stavolta le linee guida del nuovo PGT? Dr. Jekill o Mr. Hyde?

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