Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Sport

RICORDO DELL’AMICO “RODOLFO”

ETTORE PAGANI - 28/03/2014

Gualco con Guido Borghi (da Wikipedia)

Anno 1947. O giù di lì. Non ho pretese di precisione né di memoria stratosferica. La Pallacanestro Varese decide di indire una leva di giovani affidando l’incarico di istruirli a Valerio Giobbi, prestigioso difensore (così si chiamavano allora) in coppia con il fratello Arnaldo, della prima squadra bianco-rossa. Affiancano Valerio, nell’incarico, due componenti di una valida seconda squadra del team varesino: Diego Roga e Mario Negri.

Non ricordo proprio come la notizia di questa ricerca di giovani giunse a me; probabilmente per via diretta dello stesso Valerio. Facevo parte, allora, di un gruppo storico onnicomprensivo degli studenti varesini che stagnava, nelle ore fuori studio, in piazza Monte Grappa (altezza, allora di un avviato bar) regolarmente in piedi, per via delle tasche rigorosamente vuote, totalmente prive del benché minimo supporto finanziario e come tali nell’assoluta impossibilità di sedersi a un tavolino del bar per il consumo anche della meno costosa bevanda.

Passavano, questi studenti, come quelli destinati a dare sostegno alle colonne dei portici, certamente favorite, nel loro stare erette, dalle schiene perennemente appoggiate dei giovani in questione. Particolarmente favorite erano, al riguardo, le colonne che sostenevano i portici antistanti il negozio Bettinelli già allora appassionatissimo e meraviglioso presidente della Pallacanestro Varese.

Saputa la cosa mi detti da fare a spargere la notizia, intendendo anche partecipare di persona alla leva. Tengo a precisare, per evitare risate di riflesso, che a quel tempo, l’altezza media era circa di metri 1,65. (Enrico Garbosi già nazionale e allora allenatore giocatore della prima squadra varesina era di poco più alto).

Ebbi notizia che in viale Belforte di Varese vi era “uno” che giocava bene a basket. L’aggancio fu immediato e il belfortese si presentò al sottoscritto come tale Rodolfo Gualco. Da Rodolfo venne, quasi subito, la riduzione in “Fuffo” che durò fin quando il padre del ragazzo tassativamente proibì l’uso del diminutivo con un imperioso “A casa mia di Fuffi non ne esistono”. Fu un probabile consiglio di famiglia a far nascere, poi, quel “Giancarlo” che contribuì molto a sistemare la situazione.

A portare Rodolfo (o Giancarlo) al basket varesino fu, quindi, il sottoscritto che si assunse subito tutte le responsabilità al riguardo. Senza problemi e, anzi, con gioia visto che da responsabilità si trasformarono, ben presto, in soddisfazioni.

Inutile precisare che della leva l’unico ritenuto idoneo fu Gualco. Gli altri seguirono, senza eccezione alcuna, il consiglio di darsi a qualsiasi sport a scelta, purché non si trattasse del basket.

Io mi diedi all’ippica che già, peraltro, praticavo. Anche qui, però, non mancai di influenzare l’amico Giancarlo che frequentando con me il negozio di Attilio Palvis, (come me ippofilo militante) diventò un appassionato di ippica come proprietario.

Questo nel ricordo di un amico. Del cestista, giocatore e tecnico, tutto è già stato, giustamente, detto e scritto.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login