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Attualità

PRIMA CAPPELLA/2 CHI ROMPE PAGA

SERGIO REDAELLI - 02/05/2014

A sinistra la chiesetta dell’Immacolata, a destra l’area destinata a parcheggio interrato (da Google Earth)

Chi rompe paga! Si mettono le carte in tavola alla vigilia dei lavori per costruire il delicatissimo parcheggio alla Prima Cappella.La Curia, preoccupata per i possibili danni al patrimonio della Via Sacra, si cautela con il Comune e mette nero su bianco le eventuali future responsabilità. In caso di danni, Palazzo Estense dovrà accollarsi l’onere morale e finanziario di avere testardamente voluto l’autosilo interrato di due piani contro la volontà di almeno quattromila cittadini e contro i ripetuti appelli alla prudenza di architetti e ambientalisti. Due fotografi distinti, uno per ciascuna parte, fotograferanno accuratamente, a futura memoria, l’esterno e l’interno dell’Oratorio che il Bernascone costruì quattro secoli fa per introdurre i fedeli alla salita del viale delle Cappelle. Chi rompe paga e, nel caso, toccherà alla collettività che il sindaco rappresenta.

“Questo dev’essere chiaro, mettiamo tutto per iscritto e vediamo come va a finire questa storia – scuote il capo l’ingegner Arturo Redaelli, titolare dello studio tecnico associato che coordina da trentacinque anni la manutenzione ordinaria e straordinaria della Via Sacra (si occupò anche della costruzione degli ascensori alla terrazza del Mosè) –. Se monsignor Pasquale Macchi fosse ancora tra noi, non autorizzerebbe la costruzione del parcheggio. Non lo farebbe dopo aver speso milioni di lire per restaurare le crepe che già nel 1994 s’aprirono nei muri e nel pavimento a quadrettoni dell’Immacolata, tanto che fu chiamato a consulto Carlo Alberto Lotti e si decise di spostare l’altare avanti di un paio di metri perché si aveva l’impressione che ci fosse stato un abbassamento naturale del terreno”.

L’ingegnere spiega che l’abbassamento era causato dall’età della chiesa e – si pensò allora – anche dal traffico delle macchine e dei pullman che accelerano dopo la curva e provocano vibrazioni. Monsignore approfittò dell’occasione per far restaurare gli affreschi. L’architetto conferma: “Faremo tutto prima dell’inizio dei lavori con un rappresentante dell’ufficio tecnico dell’Arcivescovado di Milano, forse l’architetto Cariati o il geometra Maggi, scatteremo le foto alla presenza del sindaco Fontana e del capoufficio tecnico Franco Andreoli. Verificheremo in che stato è la chiesetta del Seicento e poi, fatti i lavori, tireremo le somme. Penso che l’arciprete don Erminio Villa, o chi da lui delegato, porterà le chiavi per aprire l’Oratorio che è solitamente chiuso se non per dire messa in occasioni speciali”.

A mente fredda, l’ingegnere ribadisce tutta la sua preoccupazione. “Per me c’è un alto margine di rischio legato ai lavori. Il Comune afferma che useranno microesplosivi ma un conto è stare in superficie, un altro è andare giù di sei metri, 2,50 per ciascun piano sotterraneo più lo spessore della soletta. Il terreno è balordo, la roccia durissima. Sono persuaso che qualche problema salterà fuori, pensi solo ai camion e agli autotreni che scaricano quintali di roccia sul tornante di una strada di montagna. Chiese e cappelle del Seicento sono delicatissime, bisogna trattarle con i guanti e lo dico per esperienza diretta. Non sono in cemento armato e se al cantiere spareranno microcariche esplosive, mah, non so che succederà. Credo chela Soprintendenzanon possa opporsi al progetto perché è fuori giurisdizione, l’area del parcheggio non è sulla Via Sacra”.

Intanto la parrocchia di Santa Maria del Monte ha trasferito al Comune la proprietà della strada che fino a pochi giorni fa le apparteneva fino alla via Guido da Velate, vicino al futuro parcheggio. Il problema si trascinava da tempo e non è esclusivamente legato allo scavo. Con il trasferimento della proprietà, Palazzo Estense si assume però tutte le responsabilità di natura viabilistica e strutturale nel caso, per esempio, che il fondo stradale ceda per il via-vai dei camion. L’ingegner Arturo Redaelli non ha fin qui firmato la petizione del Comitato antiparcheggio: “Non l’ho fatto per correttezza – spiega -. Mi sento parte in causa e non sarebbe opportuno, ma condivido fino in fondo i timori del comitato e li sottoscrivo sul piano ideale. Se dipendesse da me, farei il parcheggio nel luogo più adatto e cioè in piazzale Montanari, a metà strada tra l’imbocco della salita a piedi e la stazione di partenza della funicolare. Non dispero che le decisioni del Comune cambino”.

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