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In Pellegrinaggio

FAME E SETE DI DIO

Don ERMINIO VILLA - 09/05/2014

La Madonna che – come ha dimostrato durante le nozze di Cana – conosce bene le nostre necessità corporali e spirituali, ha chiesto, quando è apparsa a Lourdes, di “andare a bere alla fonte e a lavarsi”.

Tre verbi che interessano non solo i pellegrini a quel Santuario, ma tutti i viandanti in cerca di Dio: queste, infatti, sono le tre azioni da compiere per “stare bene”.

Nel verbo “andare” è insito il senso di ogni pellegrinaggio; attraverso il moto esteriore del “camminare” viene descritto quello interiore dell’ “andare incontro”. Ci si incammina per andare dalla Madre di Dio, che attira verso l’alto il nostro sguardo. Così fa chi sale il Sacro Monte per incontrare Maria.

Inoltre siamo invitati ad “abbeverarci” alla fonte, che è Dio stesso, fonte della vita, datore di ogni grazia. Quanti vanno dalla Madonna perché sono assetati di parole vere, buone, belle e di gesti di amore e di misericordia! Cercano la Parola che è luce e dà la vita, il Perdono che dà gioia e salvezza, il Pane che dà la forza per il cammino.

Lavarsi”, invece, rappresenta l’esperienza della riconciliazione. Il cammino della purificazione non è un cammino di ascesi casuale, ma una grazia speciale ed un impegno preciso per eliminare quegli ostacoli che rendono meno evidente la presenza di Dio in noi. Per essere purificati bisogna anzitutto pentirsi, cioè convertirsi, cambiare la direzione di marcia della propria vita, ‘ri-orientandola’ verso Dio, attraverso atti concreti.

Queste “indicazioni di metodo” rappresentano una sfida per ciascuno di noi, una sfida in cui non siamo soli. C’è Maria che ci guida, la Stella dell’evangelizzazione: lei ci accompagna perché ammorbidisce le curve brusche e dure del nostro itinerario, facendoci sentire tutta la sua dolcezza, dato che è la “consolatrice degli afflitti”.

Di fronte al turbamento che ci provocano tante situazioni che non ci piacciono…, a tragedie che ci addolorano…, ai problemi che ci preoccupano…, ad accadimenti misteriosi che non riusciamo a capire…, ad eventi per noi impossibili da dominare… (come successe a lei il giorno in cui le fu dato l’annuncio dall’angelo Gabriele), anche a noi viene rivolta la parola “Non temere!”.

E così si torna a casa dal pellegrinaggio pronti ad affrontare con fiducia le situazioni della vita, rintracciando in tutte la presenza del Signore. Dopo aver chiesto in preghiera “Aumenta la mia fede!”, certi di essere esauditi, non c’è più nulla da chiedere, ma solo da ringraziare!

Lo conferma questo “racconto dei Chassidim”. Il figlio di un rabbino quand’era ragazzo, rimase impressionato un giorno vedendo in preghiera il famoso rabbino Isacco di Worki. Pieno di meraviglia, corse dal padre e gli chiese come un tale uomo riuscisse a pregare così tranquillamente e semplicemente, senza alcuna manifestazione di trasporto. “Chi non sa nuotare bene – gli rispose il padre – si agita, si muove violentemente, si dibatte per tenersi a galla. Il perfetto nuotatore, invece, si adagia sull’onda e questa lo porta”.

Ci si accorge, magari anche molto avanti nel tempo, che non siamo mai stati soli. Quando uno ha imparato a fidarsi di Dio, sa “stare a galla” perfettamente e non ha più paura di niente e di nessuno…

*Arciprete del Sacro Monte

 

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