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Società

LE PAROLE DEI DETENUTI

MARGHERITA GIROMINI - 23/05/2014

Il concorso letterario promosso dalla Casa Circondariale di Varese, destinato ai detenuti delle carceri lombarde, è giunto alla quarta edizione: 167 persone – hanno partecipato 15 Istituti Penitenziari su 18 – che hanno provato a dire di sé e dei propri sogni per il dopo, quando saranno “oltre il muro”, con racconti, poesie ed elaborati artistici.

Uomini e donne reclusi hanno immaginato il proprio futuro oltre le sbarre, sull’input del titolo “.. Se chiudo gli occhi, oltre il muro immagino …”.

La giuria di cui ho fatto parte ha incontrato tante storie, alcune commoventi, altre, oserei dire, “trafiggenti” perché il dolore di chi vive dietro le sbarre è un dato palpabile nella maggior parte degli scritti da cui prorompe il desiderio di non essere “lì”, di essere altrove, o meglio, oltre. Perché altrove potrebbe significare un’ulteriore alienazione mentre “oltre” descrive con forza la volontà di chi vuole superare un ostacolo, dell’individuo che già da questo momento vede davanti a sé un altro orizzonte e una vita diversa.

Nel corso della premiazione, alla Sala Ambrosoli della Provincia, l’operatrice carceraria ha emozionato la platea sottolineando il valore della parola per chi è detenuto, spiegandoci il suo potere terapeutico, il percorso interiore che si mette in moto nella solitudine di una cella affollata: ossimoro purtroppo ricorrente per chi vive in una condizione di esistenza ristretta ad ogni livello.

Può la parola, distillata dalla mente e fissata nella scrittura, diventare un ponte verso l’esterno? E riempire la solitudine, ridimensionare la paura, aiutando chi vive un periodo, più o meno lungo, di restrizione a resistere alla depressione e all’inedia?

Le parole dei detenuti hanno costituito per i partecipanti, ma anche per noi lettori, e quasi sicuramente per chi era in ascolto quel giorno, il mezzo naturale per comunicare emozioni che provengono da un mondo a parte, il carcere. Parole trasformate in strumento creativo ed evocativo, in grado di ricomporre l’immagine di una vita andata in pezzi.

Viene premiato Francesco: è giovane, tra poco sarà “fuori”, affidato ai servizi sociali: ha usato parole lievi per descriverci il sogno di volare in Australia dove potrà ricostruirsi una vita, lontano dai pregiudizi della gente. Il sole e il mare di cui ci parla sono pieni della luce che in una cella si può solo immaginare. Per lui, fortunatamente, il passato è già alle spalle.

Un premio va a Stefania che per molto non potrà riavere quella quotidianità una volta disprezzata e oggi irraggiungibile. Il suo racconto ha colpito la giuria: ha portato un tremito nella voce della lettrice ufficiale perché in questa storia c’è il racconto di una vita che ha preso la direzione sbagliata. Difficile sognare in queste condizioni, ma bisogna farlo, se si vuole vivere e non soltanto sopravvivere, se si decide di voler vedere oltre il muro. “Lei” è dedicato alla libertà perduta che attende paziente, ma “fuori”, lo scadere del tempo della pena.

Dentro il carcere i laboratori di scrittura creativa, come quelli di teatro, sono ritenuti attività creative e ricreative importanti. La scrittura occupa uno spazio privilegiato: le parole affidate al foglio diventano riflesso di sé, rimandando l’immagine interiore di ciascuno. Il potere della parola sta nella sua stessa evidenza: se scrivo, è perché rifletto e so scegliere ogni singola parola che poi, depositata sulla carta, diventa definitiva. Nei laboratori di scrittura si aiutano i partecipanti a cercare la parola “giusta”, quella che esprime meglio quel dato pensiero. Si legge a voce alta, per condividerlo con gli altri, il proprio scritto; e magari, ascoltandosi, ci si rende conto di non aver tradotto in modo efficace il proprio pensiero. Allora si prova e si riprova: una metafora della vita e dei tanti tentativi di riuscire?

Infine Alì ha composto una poesia. È straniero e ha cercato di dare ritmo e forma alle parole in una lingua non propria: nasce “Al di qua e al di là”.

……

Quando la sonda scava un pozzo, fa la forma di una parentesi tonda: vecchi ricordi che tornano.

……

Quando non c’è il vento si sentono i rumori che vengono da oltre le mura.

Ma la cella resta silenziosa. Non ci sono voci.

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