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Garibalderie

LA VERA FESTA LOMBARDA

ROBERTO GERVASINI - 30/05/2014

La battaglia di Curtatone in una antica stampa

Il 29 maggio del 1176 i Comuni di Como, Pavia, Lodi con altri minori si erano alleati con l’imperatore Federico Barbarossa contro la Lega Lombarda dei comuni capitanata dai milanesi. Era già in atto una secessione, tutta interna alla Lombardia e quando si parla di secessione, fosse anche quella di Bizzozero da Varese, si sa, ai seguaci dell’Alberto da Giussano, non può che piacere.

È una festa secessionista lombarda quella del 29 maggio voluta dalla giunta Maroni.

In accordo con l’associazione Faro Tricolore di Desenzano del Garda con Varese per l’Italia, si è pensato di radunare per la festa lombarda il maggior numero di associazioni risorgimentali a Curtatone e Montanara, periferia di Mantova, terra lombarda, dove il 29 maggio 1848 qualche migliaio di volontari in gran parte studenti universitari toscani e napoletani fermarono per un giorno intero l’avanzata dell’esercito austriaco del buon (pei caj) Radetzky, il boia di Belfiore, scappato da Milano durante le 5 giornate in un carro foderato di paglia come si usava per il trasporto delle damigiane di vino e del resto Radetzky, anche nel bere, non si tirava indietro.

I napoletani hanno mandato a Montanara uno scritto che è stato letto durante la cerimonia ufficiale e i toscani, pisani e livornesi, senesi e fiorentini son stati presenti con una delegazione. Lombardi di Varese, Gallarate, Mantova, Brescia e Desenzano del Garda non han fatto mancare la loro presenza.

Dopo il sindaco, presente il Generale di Corpo d’armata Giorgio Battisti, della base NATO di Solbiate Olona, ha parlato anche Luigi Barion illustrando i motivi di una scelta diversa rispetto a quella del Governatore Maroni.

Barion, applaudito, ha annunciato la volontà dei varesini e dei bresciani di tornare ogni anno a Curtatone per celebrare il 29 maggio, in un luogo dove tutti i lombardi uniti combatterono contro gli austriaci, con l’aggiunta del fraterno aiuto della più bella gioventù universitaria italiana, da Pisa a Firenze, da Pavia a Napoli.

L’avvocato Fontana, sindaco dei Varese, ha dichiarato (Corriere della Sera il 27 maggio, pagina 14mi): “Quando hanno celebrato la battaglia garibaldina di Varese io non mi sono opposto, ma in piazza vestito da Cacciatore delle Alpi non ci sono andato”. Nel 2009, per i 150 anni della battaglia di Garibaldi a Biumo, neanche i generali di corpo d’Armata, il Ministro della Difesa in carica, associazioni di ogni genere, dalle Guardie del Pantheon alla massa di persone che ha partecipato erano vestiti da Cacciatori delle Alpi e il Sindaco di tutti i varesini, il 17 percento di leghisti più tutti gli altri, la maggioranza, non c’era. Dopo aver rifiutato la presidenza del Comitato per le celebrazioni del 26 maggio del 1859, poi offerta all’indimenticabile avvocato Giovanni Valcavi, non lo si è visto mai per i restanti cinque anni. La ciliegina è arrivata un paio di settimane addietro quando nessun assessore o consigliere di maggioranza, leghista o meno leghista, ha trovato il tempo di presenziare alla cerimonia per ricordare la battaglia di Biumo. L’illlusione che fossero andati tutti a casa con due anni di anticipo rispetto alla scadenza del mandato nel 2016 è durata poco.

Noi varesini, coi bresciani di Desenzano torneremo sempre più numerosi a Curtatone e Montanara dopo aver sollecitato il Coordinamento nazionale delle associazioni che si rifanno ai valori del Risorgimento.

L’avvocato Fontana andrà invece e presumibilmente a Pontida, come ogni anno, dove certamente non ci saranno i Cacciatori delle Alpi in divisa storica, ma non mancheranno mai nerboruti similvichinghi con due bei cornazzi in testa e gioiosi pomelli rubizzi.

Chi scrive, truccato con un bel fazzoletto verde al collo è andato a Pontida il 19 giugno del 2011, aspettando una dichiarazione solenne di abbandono del socio Berlusconi e la caduta del Governo allora in carica. Sentii solamente dei sonori, tenorili rutti tra fiumi di birra.

W l’Italia.

 

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