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Politica

IL SINDACO, TRA DUE ANNI

MANIGLIO BOTTI - 06/06/2014

Ha ragione chi sostiene che Partito Democratico e Lega sono profondamente cambiati: a Varese e non soltanto. L’uno aveva problemi di crescita e di sviluppo, dopo anni di attese; l’altro di sopravvivenza, in seguito alle vicende della Family, dei rimborsi presumibilmente gonfiati e fasulli e così via. Potremmo dire anche di Forza Italia, che tra un guaio e l’altro del suo vertice aveva soprattutto problemi di credibilità, oltreché di tenuta.

L’esito delle elezioni per il Parlamento europeo – maggio 2014 – è stato per certi versi sorprendente: il Pd, e non solo grazie al suo giovane leader Matteo Renzi, anche a Varese ha guadagnato così tanto da superare FI e Lega messi insieme, i quali pure tutto sommato hanno risposto alle attese. Funeste per Forza Italia, mentre molto meglio ha saputo fare la Lega in virtù della politica spregiudicata e redditizia del suo segretario Salvini, quasi un Senatür dei vecchi tempi.

La questione, a questo punto, sta nel proiettare il risultato appena conseguito verso le elezioni comunali del 2016, quando a Palazzo Estense si dovrà avvicendare il sindaco Attilio Fontana, leghista come accade ormai da più di vent’anni. Il Pd, sempre se guarda al suo risultato di oggi, si sta già fregando le mani dalla gioia e gode nel pensiero di salire vittorioso gli scaloni della casa del Duca. Ma davvero sarà una cosa facile e scontata? I tempi della politica sono talmente rapidi che non consentono più previsioni a breve, figurarsi nel termine di ventiquattro mesi.

Pensiamo, per esempio, alla situazione che circa un anno fa si viveva in Forza Italia e a quella del suo gran capo Silvio Berlusconi: l’uomo era appena reduce da una competizione elettorale politica dalla quale era uscito un po’ bastonato ma di certo non stritolato; aveva contribuito impegnandosi di persona alla rielezione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; si accingeva a sostenere, malgrado i “complotti” subiti, il governo di Enrico Letta insieme con i sodali Alfano&C, poi staccatisi dal gruppo. Comunque la si voglia vedere, v’era chi – anche tra i suoi avversari – lo considerava  un politico oltremodo vivace, dinamico. Alcuni lo indicavano addirittura come uno statista.

Poi è arrivata l’estate. In particolare è arrivata la sentenza dei giudici della Cassazione, forse imprevista nelle  sue forme definitive e inappellabili anche da parte dei rivali. Ed ecco che le cose di oggi sono sotto gli occhi di tutti. Esiste qualcuno – non parliamo del  Circo di Arcore – che è disposto a scommettere ancora (per il futuro, s’intende) qualche cent su di lui?

C’è dell’altro. Nel Varesotto, oltre che per le Europee, si è votato anche per le Amministrative, che hanno riguardato circa il sessanta per cento dei comuni della (ex) provincia. Tutti comuni piccoli, al di sotto dei quindicimila abitanti. Con un’indicazione negli esiti che però deve fare riflettere, sin da oggi, chi pensa di arrivare presto a Palazzo Estense in pigiama e ciabattine.

Nel complesso l’elettorato varesotto s’è dimostrato conservatore. Più che premiare il nuovo s’è guardato al vecchio, ai nomi conosciuti, alle presenze sul territorio, alla concretezza operativa dei protagonisti. Un metodo di comportamento cui – è probabile – ci si atterrà anche nella città capoluogo tra un paio d’anni.

Con delle differenze che vanno evidenziate. L’avvocato Attilio Fontana (che non potrà di nuovo scendere in campo in quanto reduce da due mandati consecutivi) è stato sì un militante leghista ma con una sua storia culturale e famigliare conosciuta. Varese è una città strana, un po’ snob – un tempo si diceva “radical chic” – la quale tuttavia mantiene ampi margini di concretezza e di rado si lascia incantare dalle sirene, siano esse leghiste o grilline, e ciò nonostante l’esperienza del passato faccia pensare il contrario. Ma a onor del vero era sempre stata Forza Italia (o il PDL) a mietere un pieno dei voti, più che il Carroccio.

Diverso il discorso sulla concretezza operativa: dopo vent’anni di sindaci leghisti e di leghismo in città a tutt’oggi il bilancio non sembra eccellente o celebrativo; pensiamo poi ad alcune vicende ultime e recenti, ai casi del realizzando parcheggio interrato alla Prima Cappella e al restauro della ex-caserma Garibaldi. La Giunta leghista si giocherà tutto (o molto) d’ora in avanti, diremmo nei prossimi mesi, se non proprio nelle prossime settimane.

Alcuni nomi che – tra la Lega – sono stati fatti (anche dai media) per sostituire Fontana sul massimo seggio comunale sono da  discutere, da verificare. Quello di Giancarlo Giorgetti, già sindaco di Cazzago Brabbia, bocconiano ma osservato speciale per la condizione di “duro e puro” nel movimento; più approcciabili, forse, le candidature – sono solo ipotesi – dell’avvocato Beppe Bonomi, già alla SEA, o dell’attuale presidente della Giunta regionale Roberto Maroni. “Bobo” è adesso bene insediato a Milano, ma tra un paio d’anni…

Dall’altra parte – nel campo del PD –  è difficile tracciare linee di tendenza,  anche a livello di ipotesi. Ma una sì: in città non esiste ancora “il nuovo”, cioè un Matteo Renzi varesino; e poi il grande Matteo – per i voti ottenuti –, quello vero, farà bene in Europa e specialmente a Roma o deluderà? Due anni sono  un tempo siderale per i nostri conti.

Anche altre minime indicazioni uscite dal voto amministrativo in provincia – le quote rosa tra i sindaci, esigue ma significative e gli outsider premiati – non conducono a previsioni credibili. La quota rosa, a Varese, è già stata bene esplorata tre anni fa da Luisa Oprandi, che riuscì – dopo un imprevedibile ballottaggio – a fare sentire il proprio soffio sul collo del sindaco Fontana. La battagliera Oprandi, che ora siede in consiglio, vorrà riproporre il disegno nel 2016 (e soprattutto: lo vorranno i suoi amici e compagni)? Si penseranno nomi nuovi? Che succederà?

Bisogna avere un po’ di pazienza, ancora. Per intanto tra qualche giorno cominciano i campionati del mondo di calcio: morfina sulla politica. Poi esploderà l’estate, i bagni al mare e le passeggiate in montagna. Al ritorno sarà già tempo di castagne, sempre che ce ne siano e che l’insetto killer ce ne abbia lasciate.

 

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