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Attualità

UN UOMO PER LA PACE

CARLO BOTTI - 20/06/2014

In un piccolo ufficio di un’associazione di Boston lavora una persona di ottantatré anni: Gene Sharp. Molto probabilmente pochi sanno chi sia e vedendolo non immaginereste mai che quest’uomo già anziano è stato uno dei condizionatori delle principali rivoluzioni sociali che si sono scatenate nel mondo dagli anni Novanta a oggi.

Gene Sharp è professore emerito di diverse prestigiose Università americane (tra cui anche Harvard). Nel ’94 ha scritto un libro intitolato “Dalla dittatura alla democrazia” che è diventato la bibbia delle rivoluzioni non violente nel mondo. Il saggio si è diffuso senza alcun tipo di pubblicità, semplicemente con il passaparola ed è stato tradotto in più di trenta lingue.

In questo libro Sharp analizza e spiega centonovantotto tecniche di resistenza pacifica da applicare per sovvertire regimi dittatoriali. Illustra come il potere del popolo unito sia un’alternativa valida – se non l’unica – alla guerra.

Dopo essere stato presente alle manifestazioni di piazza Tienanmen, Sharp capisce che la prima cosa da fare è pianificare una strategia. Durante una protesta bisogna avere un piano, sapere per quanto tempo fermarsi nella “piazza”, sapere sempre quello che si sta facendo e come lo si vuole fare. Cosa che era mancata totalmente in Cina con le conseguenze che si sanno. Lo studioso sviluppa poi i metodi per superare l’isolamento che cerca di creare ogni regime. Un popolo diviso è più facile da governare, è più malleabile. Ed ecco alcuni suoi suggerimenti: evitare la paura, avere colori o simboli indentificativi del movimento, rimanere in gruppo, mai frammentarsi.

Nel libro spiega quali sono i pilastri che tengono unita una dittatura (la polizia, le organizzazioni religiose o di lavoratori per esempio) e propone metodi per farli passare o per trasmetterli al movimento di protesta, invece di abbatterli direttamente. Il dittatore non deve essere costretto a dimettersi, ma deve cadere naturalmente non potendo contare più su alcun appoggio.

Gene Sharp è totalmente contrario all’uso della violenza. Sia perché da un risultato ottenuto con l’uso della forza non può che scaturirsi altra violenza in futuro sia perché se i manifestanti impugnano le armi legittimeranno chi si trova dall’altra parte a fare lo stesso, e il risultato possiamo benissimo immaginare quale potrà essere.

Spesso, tuttavia, succede che il governo reprima sparando sulla folla, e così Sharp indica come rivolgere a proprio vantaggio queste terribili disgrazie, utilizzando quello che lui chiama il “ju jitsu politico”, ossia l’uso della forza dell’avversario per farlo cadere, come insegna l’arte marziale giapponese. I giovani, i protestanti morti diventano così simboli ancora più forti, e uniscono la resistenza.

Da quando il libro è uscito è stato preso a modello dai rivoluzionari di tutto il mondo. I primi furono i birmani nel 1992 contro i militari che tenevano imprigionata Aun San Suu Kyi, poi – tra gli altri – i serbi che destituirono Milosevic con il movimento Otpor, la rivoluzione arancione ucraina, la primavera araba egiziana, fino ad arrivare alla più recente rivoluzione siriana. Queste sono quelle dimostrate in un documentario che ha vinto diversi premi a lui dedicato dal titolo “How to start a revolution”. Ma tante ancora sono le rivoluzioni che l’hanno usato passando sotto silenzio.
Fin dal 1983 Gene ha creato una fondazione che si chiama la “Albert Einstein Institution” con lo scopo di studiare sempre nuove strategie non violente da applicare nei conflitti e di fornire assistenza ai movimenti che la richiedono.

Gene Sharp ha ricevuto diverse critiche, tra cui quella di essere sovvenzionato dalla CIA per aiutare il rovesciamento di governi contrari alla politica espansionistica degli Stati Uniti, principalmente da Hugo Chavez. Ma è utile rimarcare come Gene Sharp abbia semplicemente scritto un libro a uso e consumo di chiunque, con tecniche generali di rivoluzione sociale non violenta, non indirizzato contro alcun tipo di posizione politica, ma in generale “al popolo”. Da queste accuse è stato difeso anche da Noam Chomsky, personaggio che quando c’è da criticare la politica degli Usa non si è mai tirato indietro.

Sharp è stato candidato al premio Nobel per la pace nel 2009, 2012 e 2013, e può darsi che questo sia l’anno buono. Nel suo libro, come ultima lezione, mette forse il titolo e il consiglio più importante: non arrendersi mai.

 

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