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Cara Varese

OSPEDALE, ATTESE DELUSE

PIERFAUSTO VEDANI - 26/06/2014

Abbiamo un nuovo Mago Silvan: è l’assessore Mantovani, custode della sanità lombarda, che con un numero di alta scuola ha saputo risolvere gli arcinoti problemi del Pronto Soccorso  dell’Ospedale di Circolo. Leggendo sui media il suo bollettino della vittoria sembrava che tutto fosse risolto: magicamente, dopo una serie di travasi, compressioni, riduzioni, trasferimenti; insomma l’ospedale e il Pronto Soccorso, dal punto di vista alberghiero, quasi   non avevano nulla da invidiare ai resort   brasiliani  che in questi giorni accolgono e coccolano i lavoratori del pallone.

A  guastare il bel paniere,  confezionato da Silvan Mantovani per i piagnucolosi pupi-elettori di Varese, ci ha pensato Alessandra  Toni di Varesenews  che, senza alzare i toni, ha contraddetto alcune affermazioni che non corrispondevano alle attese di chi in ospedale ci lavora e anche della comunità che alla struttura chiede da tempo   adeguata efficienza.

Insomma poco è  cambiato al “Circolo”, ospedale finito nel tritacarne  del centralismo regionale dopo aver conosciuto   tempi migliori.

La memoria  è  importante  per capire  dove  ci ha portati la politica. L’ Italia solo negli Anni 50 si diede un autonomo  governo della sanità pubblica, il ministero e quindi la politica in una prima fase continuarono a valorizzare gli apporti che venivano dal basso, dalle  istituzioni locali e dai privati  che nella tutela della salute  vedevano un bene comune di primaria importanza. I privati infatti collaborarono allo sviluppo di assistenza e cultura  sanitarie se addirittura, come accadde a Varese, non ne furono alfieri.

In una seconda fase, dopo il trasferimento dei poteri alle Regioni,   a guidare le istituzioni  sanitarie locali si videro ancora dirigenti espressione della comunità, ma che  cominciavano a rappresentare la politica. Ricordo Trombetta, Morandi, Nidoli, targati DC, PCI e PSDI, degni di rispetto, anzi di affetto, per quanto hanno fatto per la città. E con loro l’indimenticabile avvocato Valcavi.

Il disastro arrivò con la  assoluta autonomia  delle regioni, che forse volevano  insegnare a tutti “come si fa”.

È stato un delirio di una potenza  costruita e imposta sicuramente con lo strumento democratico della maggioranza, ma in modo acritico rispetto a  errori e  orrori  commessi dal centralismo dei governi romani.

Varese  nella sanità ha pagato la romanizzazione di Milano, dove in Regione è stata perseguita una cultura imperiale, il cui conto è stato  regolarmente presentato alle periferie.

Quando la Regione ha cominciato a gestire i nostri ospedali per il tramite dei suoi proconsoli, siamo finiti sott’acqua e non siamo ancora riemersi. Drammatica  la situazione di Varese dove tra l’altro  anche l’Università  per anni non ha avuto piena collaborazione.

Drammatica perché ci vorrebbe il coraggio della chiarezza, della verità e  la certezza della luce alla fine del tunnel. Si studia la riforma  del  nostro  sistema ospedaliero,  speriamo  non  sia l’occasione  per continuare a non sciogliere nodi  urgenti. Che certamente si ripresenteranno perché per legge non si può curare  la malattia.

A Milano la maggioranza in materia di sanità fa e  sfascia, ma la minoranza  dove è? Se l’elettorato varesino  dovesse rinunciare agli sguardi da pio bove che riserva alla fatica del voto, quale alternativa gli si offrirebbe? Milano dorme, forse la sveglia  oggi potrebbe arrivare da Roma.  O  forse, considerati i risultati di una mobilitazione  mai vista per un   parcheggio  da 91  posti  auto, sarebbe il caso di spiegare  bene ai cittadini  che se al “Circolo” ci fossero  100 posti letto  in più, si sarebbe almeno  più vicini ai 750 sbandierati quando arrivò il finanziamento per il nuovo ospedale. Da  subito per molti cittadini  diminuirebbero disagi e tempi d’attesa. In  Pronto Soccorso e per i  ricoveri nei reparti. E  faremmo a meno dei giochi di  prestigio  con sottofondo di belle favole.

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