Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Cultura

I PIACERI DELLA LETTURA

MARGHERITA GIROMINI - 11/07/2014

Ho restituito alla Biblioteca pubblica i due libri che avevo ritirato qualche giorno fa. Di due autori diversi, un uomo e una donna, due tomi consistenti che mi avrebbero fatto compagnia per un po’ di giorni. La prima mossa è consistita nel leggere e rileggere i quarti di copertina, riguardare le note biografiche, sfogliare la prefazione. Poi è seguita la scelta: con quale dei due cominciare l’avventura dell’estraniamento, l’immersione nella storia? Con il romanzo della scrittrice. Ma sin dalle prime pagine sono stata colta dalla sensazione che non sarei riuscita ad appassionarmi a questa nuova avventura: la lettura procedeva a singhiozzo e la distrazione era in agguato. Ho capito che non sarei arrivata all’ultima pagina del libro.

Con l’autrice non è scattato il feeling necessario. Non era quella la storia che volevo leggere, non erano quelle le parole di cui avevo bisogno. Delusa. Dispiaciuta di dover rinunciare alla lettura.

L’altro volume, quello dell’autore, uno dei preferiti, mi aspettava, accattivante, intonso, appena catalogato e consegnato a me come prima lettrice: una bella responsabilità!

La dedica dell’autore, suggestiva e poetica, da sola era una promessa. Ma già a pagina 20 mi arrendevo: neppure questo era il “mio” libro. Troppi personaggi, troppi intrichi, troppi rimandi. Lontano dai miei gusti.

Il giorno successivo sarei tornata alla biblioteca a restituire entrambi i volumi e, alla bibliotecaria sorpresa per la rapidità: “Già letti?”, avrei risposto che non li avevo letti perché non mi erano piaciuti.

Confesso di non aver provato il senso di inadeguatezza sofferto in passato le poche volte in cui avevo rinunciato ad un libro. Anzi, mi sono sentita più leggera per essere riuscita, ma ci sono voluti anni, a liberarmi dall’idea prescrittiva e censoria, quindi punitiva, della lettura. Allo stesso modo, sempre da poco, riesco a lasciare la sala cinematografica quando mi rendo conto di aver sbagliato film.

Leggere è un piacere e deve esserlo sempre.

Leggere è compiere un viaggio di cui io sola scelgo la meta o il percorso.

Leggere è un libero incontro tra me e i miei interlocutori.

E così in questa estate dal tempo incerto voglio concedermi un periodo di sospensione dalla lettura lineare, quella che fa di me un’accanita lettrice di libri, uno dopo l’altro, in sequenza.

Voglio imparare a saltabeccare da un volume all’altro, a leggiucchiare qua e là, a ripescare libri ricevuti in regalo negli anni e mai letti, a ritrovare volumi del cui acquisto non ho memoria.

Sfoglierò avanti e indietro il mio Kindle, pieno di libri elettronici, tanti, che però occupano solo il 25% della sua vasta memoria (mi stupisco ancora per quanti ne può contenere una tavoletta di pochi grammi!). Ma non disdegnerò i libri di carta, dai classici alle vecchie guide turistiche, ai manuali di fitoterapia: regalerò un’occhiata ai vecchi libri di cucina macrobiotica come alle raccolte di dispense mai sfogliate

Prima però vorrei riflettere sulle dieci regole che lo scrittore francese Daniel Pennac ha elaborato sulla lettura. Le trascrivo per chi la ama molto e per chi la esercita al minimo, per i genitori che vorrebbero vedere i figli leggere di più; per chi legge Proust e per chi ama la letteratura di evasione.

Con l’augurio di un’estate di letture all’insegna della libertà intellettuale.

1. Il diritto di non leggere.

Naturalmente, “non leggere” non significa “non leggere mai“, o non si sarebbe più lettori … ma una qualche pausa dovremo pur prendercela, no?

2. Il diritto di saltare le pagine.

È il libro che deve essere al servizio del lettore, non il contrario, perciò se il suddetto libro è noioso in alcuni punti, il lettore deve avere tutto il diritto di saltarli.

3. Il diritto di non finire il libro.

Proprio non capisco coloro che finiscono a ogni costo tutti i libri che iniziano: perché sprecare tempo a leggere un libro che non piace, quando potremmo impiegare lo stesso tempo a leggerne uno migliore?

4. Il diritto di rileggere.

Odio quelli che, vedendomi rileggere un libro, dicono: «Ma non l’hai già letto? Perché non ne leggi uno nuovo?» Lo so io perché non ne leggo uno nuovo, tranquillo.

5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa.

Detesto anche coloro che criticano le scelte altrui, o che addirittura costringono a leggere un determinato libro. Ti va di leggere Guerra e Pace? Oppure Tre metri sopra il cielo? Ottimo, liberissimo di farlo.

6. Il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa).

Assolutamente legittimo, oltre che liberatorio, scegliere di leggere un libro per estraniarsi dalla realtà, per vivere in un mondo migliore. In mancanza di meglio, un buon libro aiuta sempre.

7. Il diritto di leggere ovunque.

Questo è il diritto che reclamo di più, ma che spesso mi viene negato: cosa c’è di male nel leggere sulla corriera, in attesa all’ufficio postale o dal medico, sulla brandina mezza sfondata che sta in terrazzo, a testa in giù in posizione yoga oppure … lì- dove –so -io?

8. Il diritto di spizzicare.

Altro diritto indispensabile, ma che certe case editrici hanno pensato bene di rendere impossibile incartando i loro libri con la pellicola protettiva, in modo che non vi si possa sbirciare dentro prima di acquistare … Per fortuna, però, ci sono gli estratti scaricabili gratuitamente.

9. Il diritto di leggere ad alta voce.

Questo è più un dovere che un diritto: il diritto dovrebbe essere “avere sempre qualcuno disposto a leggere a voce alta”. In ogni caso, non c’è niente di meglio che leggere un libro a qualcun altro o sentirselo leggere … è magico, in una parola.

10. Il diritto di tacere.

Sante parole. Perché mai dovrebbero importare le famose “impressioni” su di un libro letto? Svelarle è come rompere l’intimità che si è creata tra libro e lettore, assolutamente da non fare.

(dal libro “Come un romanzo”)

 

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login