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Società

DUE ORGANIZZAZIONI MERITORIE

LIVIO GHIRINGHELLI - 18/07/2014

Nell’ambito delle organizzazioni non governative e Onlus per l’assistenza ai diseredati d’ogni parte del mondo, afflitti da malattie, invalidità, povertà cronica e di sistema, privi d’ogni diritto elementare, alla vita in primis, quindi a uno sviluppo degno d’ogni persona umana, si segnalano CBM e Save the Children con le rispettive sezioni italiane, nate rispettivamente nel 2001 e nel 1998.

CBM si rivolge a persone da curare soprattutto per patologie visive, ma anche di carattere uditivo, ortopedico (10,5 milioni nel mondo) e per malattie infettive (tracoma e cecità fluviale, 14 milioni). Questo a prescindere da razze, genere, religione, pur facendo parte di Christian Blind Mission. Si tratta di interventi di tipo medico-sanitario, riabilitativo ed educativo, di spezzare il ciclo da sempre perdurante tra povertà e disabilità, offrendo, per quanto possibile, uguali opportunità di studio, lavoro, vita familiare. Lungo, per quanto urgente, è il processo di identificazione dei bisogni, analisi delle soluzioni, reperimento adeguato delle risorse. Si richiedono al contempo rigore e fantasia, professionalità e coraggio, un autentico richiamo vocazionale. Sono progetti che investono Africa, America latina, Asia centrale, meridionale e di sud-est, il Medio oriente e che riguardano 68 paesi, grazie a 672 disegni assistenziali a favore di 25 milioni di persone. Vi sono compresi 68 progetti di CBM Italia in 24 paesi con 2.504.000 persone assistite (2.180.000 con disabilità visiva).

Si pensi che nei paesi in via di sviluppo il 60% dei bambini ciechi muore entro un anno dalla perdita della vista. Infiniti i casi di incidenti, malnutrizione, abbandono, abusi, violenze. I bambini affetti da difetti rifrattivi (miopia, astigmatismo, ipermetropia), a causa della difficoltà a vedere sulla lavagna di frequente vengono ritenuti disabili mentali ed esclusi dalle lezioni. Significativa diventa la riabilitazione su base comunitaria con partner locali coinvolti. Per non parlare dei contesti di emergenza, tifoni, cataclismi ecc. Si susseguono screening oftalmologici, visite in cliniche oculistiche mobili, operazioni chirurgiche, distribuzioni d’occhiali, trattamenti antibiotici.

Il bilancio 2013 di CBM Italia annovera proventi per 7.585.000 euro (7.211.000 per donazioni, 374.000 5 per mille), più 624.000 per altre donazioni e variazioni di vincolo; uscite per 8.187.000 euro (tra cui sono computate spese generali e amministrative solo del 3%). Nonostante il periodo congiunturale difficile per il nostro Paese ancora una volta gli italiani si sono dimostrati generosi con un sensibile incremento rispetto al 2012.

Per quanto riguarda Save the Children l’anno scorso i beneficiari sono risultati circa 3 milioni (36% in più rispetto al 2012); 160 i progetti realizzati nel mondo, di cui36 inItalia. In particolare per salute e nutrizione sono stati raggiunti 1,3 milioni di soggetti, 1,1 milioni di casi riguardano l’educazione, 300.000 i bambini assistiti in risposta alle emergenze,150.00 ascopo di protezione, 140.000 nel contrasto alla povertà e per la sicurezza alimentare. Sono stati raccolti 60,4 milioni di euro (+ 15 % rispetto al 2012): 47,6 per offerte individuali, 8,4 da aziende e fondazioni. Le spese si sono assommate a 59,8 milioni di euro (solo il 3% riguarda il supporto generale e la gestione). Si rifletta sul fatto che persino in Italia un milione di bambini vive in povertà assoluta e che in Europa 27 milioni sono i bambini a rischio povertà o d’esclusione sociale. Eppure sono tutti titolari di diritto alla sopravvivenza, allo sviluppo, alla partecipazione. Ancor più allarmanti altre constatazioni: in Etiopia muoiono 135 bambini ogni 1.000 nati vivi; in Libano sono quasi 200.000 su una popolazione di 1 milione di rifugiati; vivono in privazione e terrore. C’è il problema generale di valorizzare le culture locali, d’offrire e attuare progetti sostenibili rispondenti alle esigenze e alle aspirazioni delle comunità. Per quanto riguarda l’Italia Save the Children per ovviare alla povertà educativa ha deciso di investire fondi nelle aree urbane più disagiate col progetto “Illuminare il futuro”: i Punti Luce daranno modo agli utenti di studiare, giocare, praticare uno sport, seguire laboratori.

 

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