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Attualità

VARESE, DECADENZA CREPUSCOLARE

FLAVIO VANETTI - 25/07/2014

C’è un senso di crepuscolare decadenza in questa Varese che nel terzo millennio continua a non trovare una vocazione vincente e nemmeno a scrollarsi di dosso la polvere di un inesorabile declino accumulata nel tempo. Non c’è che l’imbarazzo della scelta: vogliamo cominciare, per dire, dalla fine del raccordo autostradale, che conduce nel cuore della Città Giardino, anzi della Città Pattumiera perché è incredibile come non ci sia verso di fare in modo che almeno l’uscio d’ingresso sia costantemente pulito e non il luogo sul quale si accumulano sacchetti di pattume, bottigliette, cartacce e quant’altro sia acconcio a lordare?

Quello della città sporca, troppo sporca, anzi, maledettamente lurida, è una costante che ricorre un po’ ovunque, tra il centro e quelle periferie che diventano anche il punto preferito da veri e impuniti delinquenti capaci di seminare di tutto sul terreno, inclusi oggetti ingombranti. Il completamento di questo scenario è affidato ai graffiti che gettano discredito su tutto il centro città e anche su edifici pregiati.

Sarò molto diretto: non credo che ci sia la dominanza del vandalo rispetto al difensore dell’ordine; penso invece che ci sia un eccessivo lassismo, tendente al menefreghismo, da parte del difensore dell’ordine rispetto al sudicione. Parlo per esperienza diretta, mutuata da quanto capita nel portico dell’ex condominio di via Magenta dove sono cresciuto e dove ho abitato per tanti anni. Ora che i negozi ospitati dal palazzo, anche sul lato di via Medaglie d’oro, sono diventati degli ex negozi (c’era pure una banca, all’angolo: chiusa pure quella) per una serie di ragioni, riconducibili anche all’esosità degli affitti del proprietario, quella che è sempre stata una zona florida di commercio si è trasformata in una terra di nessuno. Totale: quel porticato è diventato un pisciatoio, un luogo per escrementi e, di tanto in tanto, un punto di bivacco per i barboni. Non c’è modo che tra amministrazione del condominio e amministrazione comunale (per il tramite della municipalizzata che segue la pulizia della città) si raggiunga un’intesa su come restituire alla piena dignità un luogo pubblico e di passaggio.

Ma Varese è purtroppo aggredita da tante altre metastasi, nella speranza che il male non si estenda alle due principali società sportive, quella di basket e quella di calcio, attualmente alle prese con non pochi grattacapi: la grottesca e purtroppo infinita storia della ex caserma, un rudere vergognoso che è la foto del degrado; il famoso teatro che non si sa più da che parte piazzarlo; l’ignobile condizione della piazza disegnata da Marcello Morandini nella zona che da via Casula conduce alla parte inferiore di Biumo; il Campo dei Fiori che continua a essere privo di un progetto, con il Grand Hotel a troneggiare triste, decrepito e silenzioso (colpa di un noto privato, in questo caso); la funicolare dimezzata che funziona male e in maniera stupida nell’unico tratto riaperto; il castello di Belforte, luogo storico, del quale nessuno pare più volersene occupare; la vicenda, balzata di recente agli onori delle cronache, del pazzesco palleggio di responsabilità – usciamo dalle mura cittadine, ma rimaniamo sempre nel suo dominio – che sta tenendo blindato l’isolino Virginia, luogo nel quale si insediò la civiltà umana mentre oggi è diventato un angolo di beghe incresciose.

Ci fermiamo qui, ma la malattia è ancora più radicale e secondo me ha un punto di partenza: chi ha amministrato da un bel po’ di tempo in qua, diciamo da circa cinque lustri, non ha avuto la minima passione e il minimo interesse per la “sua” Varese. Nel dettaglio e senza viaggiare per perifrasi: non era questo che la città si aspettava da un partito qualela Lega, che prometteva ben altro per il territorio. Ci saranno margini per il riscatto, sotto altre bandiere?

 

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