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In Pellegrinaggio

LA GEOGRAFIA DELLA FEDE

Don ERMINIO VILLA - 25/07/2014

Al Sacro Monte di Domodossola

Anche la geografia è particolarmente legata al pellegrinaggio, che suppone il movimento da un luogo ad un altro. La “terra”, l’ambiente spesso dicono di più delle parole. Questo avviene non solo dentro gli edifici di culto; infatti sono tanti i “pellegrinaggi di fede” che si compiono all’interno delle singole parrocchie: dalle processioni per la solennità del “Corpus Domini” o nelle feste dei Santi patroni al corteo che accompagna ogni cristiano verso la chiesa e poi al camposanto, per la sepoltura.

Percorrendo le strade si può giungere al cuore, come fa Dio che, facendosi “via” in Gesù, guida il cammino di ciascuno. Egli attira a sé la vita di ogni persona che sinceramente lo cerca nel suo cuore. I passi allora diventano vivi, se si sperimenta la vicinanza di Gesù, il Dio che cammina con noi e che ha accettato di incarnarsi in un tempo e in una terra precisa.

Per comprendere il significato spirituale della “terra” ci aiutano le parole del cardinal Ravasi quando spiega la sua “Guida alla Terra Santa”: “Il grande poeta tedesco Goethe ammoniva: ‘Se vuoi conoscere lo spirito di un uomo, devi conoscere la sua terra’. Per capire gli uomini della Bibbia e lo stesso Gesù è necessario comprendere la terra in cui sono vissuti e si sono manifestati. La religione biblica, infatti, non è un’esperienza estatica e misterica, ma è la celebrazione di una incarnazione, cioè l’ingresso del divino nella trama dei giorni dell’uomo e all’interno delle terre e delle strade del nostro pianeta”.

A questo punto si può esemplificare rifacendoci alla storia e alla geografia dei Sacri Monti, collocati nelle regioni piemontese e lombarda. Dalla loro collocazione si evince “l’intento progettuale di distribuirli alla base della catena alpina, realizzando dei luoghi di spiritualità sulla sommità di alture facilmente raggiungibili dai pellegrini. Il loro raggrupparsi si giustifica con l’intento controriformista perseguito da San Carlo Borromeo, che concepì un sistema di Sacri Monti tra le regioni Lombardia e Piemonte: si attuò così un approccio al territorio in chiave strategico-religiosa, erigendo una muraglia difensiva anti-protestante” (Moraschi F., Sacri Monti).

Il percorso devozionale tematico di ciascun Sacro Monte (ad esempio la rievocazione dei luoghi della Terra Santa a Varallo Sesia; i misteri del Rosario a Varese e a Crea; la vita di San Francesco a Orta) richiama “un impulso paradigmatico tra i complessi monumentali, costituendo un’unicità difficilmente riscontrabile altrove, così da richiedere una visita complessiva ad ognuno di essi, per capirne il senso autentico dell’edificazione ed il sostegno reciproco per la scoperta delle valenze artistiche religiose”.

Acutamente mons. Germano Zaccheo, che fu vescovo di Casale Monferrato, ha fatto osservare che “la scelta di “sacralizzare” il territorio, tanto sostenuta e realizzata da San Carlo attraverso santuari, cappelle devozionali, croci processionali rese stabili ai crocicchi, è certamente la base culturale dello sviluppo dei Sacri Monti. Ma perché il monte? Il simbolo “divino” della montagna viene da lontano, dal tempo dei profeti che, come Elia, aveva scelto il Monte Carmelo per le sue elevazioni spirituali. Sul Monte Sinai Dio diede la legge a Mosé; e Matteo colloca l’annuncio della nuova legge delle Beatitudini nel ‘discorso della montagna’. Anche Gesù, che amava ritirarsi in preghiera sui monti, si trasfigurerà sul Monte Tabor…”.

 

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