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Sport

RICERCANDO UNA SQUADRA

ETTORE PAGANI - 05/09/2014

La giovane Robur nel 2010

Alla ricerca di una squadra. Meglio: di fare una squadra. Non è roba da ridere quando la base economica si riassume in quel “non c’è un soldo” che, fino a poco tempo addietro, circolava anche negli ambienti ufficiali del basket varesino. Con tanti saluti a “cuori” evidentemente bisognosi di una ripassatina in cardiologia, a consorzi e cose varie.

Ci si è spinti sino in America per dare un’occhiata ad una panorama di supremo interesse che, però, proprio per essere supremo, presuppone limiti di osservazione fuori portata salvo che ci si debba accontentare di situazioni agli estremi margini dell’eccellenza generale.

Si può fare ma accontentandosi di un certo livello, questo è pacifico. Ma pacifica è anche la maggior difficoltà di scelta quando la visione debba essere limitata a qualche promessa accessibile economicamente.

È solo questo evidentemente il raggio d’azione che poteva essere permesso alla missione varesina oltre oceano. Le speranze potevano solo essere ancorate ad un colpo di fortuna.

Insomma se non c’erano i quattrini per accontentare un Banks o dintorni non potevano che costituire un bel problema le alternative.

Forse non gusterebbe dare un’occhiata intorno come si usava una volta magari nelle immediate vicinanze in quel regno roburino –per esempio – che un tempo tanto ma tanto di buono aveva fornito alla prima squadra del basket locale.

Si dice della Robur come prima scelta ma non guasterebbe anche a spazi pure meno vicini (Legnano e quant’altro).

Quanto meno trovare giovani speranze in Italia potrebbe essere più agevole e meno costoso che in USA dove la pesca più possibile è quella d’alto mare e di alti prezzi.

La pesca di lago, insomma, pare non si usi più. Così come non si usano più le ricerche dei “brambilla” di turno ma solo quelle che suona strano (meglio straniero) e che costano un sacco di quattrini.

Neanche sempre spesi bene. E con riflessi negativi – ben visibili – anche sulla Nazionale.

 

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