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Attualità

IN COMPAGNIA DI MICHELE

DANIELE ZANZI - 19/09/2014

Anche Laudadio con Michele (da laprovinciadivarese.it)

Anche Laudadio con Michele (da laprovinciadivarese.it)

 “Cosimo salì fino alla forcella d’un grosso ramo… e si sedette lì, a gambe penzoloni, a braccia incrociate…, il tricorno calato sulla fronte.

Nostro padre si sporse dal davanzale. – Quando sarai stanco di star lì cambierai idea ! – gli gridò.

Non cambierò mai idea – fece mio fratello, dal ramo…-”.

Rileggendo queste pagine de “Il Barone rampante” di Calvino non ho potuto fare a meno di sorridere pensando a quanto visto lo scorso martedì 16 settembre mattina quando, al cospetto di giornalisti e televisioni, ben tre – e sottolineo tre – Assessori Comunali, accompagnati dal Capo dei Vigili Urbani, si sono finalmente degnati di far visita ufficiale al “ragazzo dei cipressi” che se ne stava lì appollaiato ormai da quattro giorni e quattro notti.

Ci hanno messo ben novantasei ore – dopo una seduta di Giunta che immagino infuocata – a presentarsi ufficialmente ai piedi del cipresso.

Sicuramente qualcuno avrà pensato – a pensare male si fa peccato, ma ci si azzecca – che, se il caso non avesse preso la risonanza nazionale che aveva preso – un autentico tsunami mediatico –, nessuno mai del Palazzo avrebbe sentito il dovere di presentarsi lì e di trattare.

I nostri Amministratori, tutti ben incravattati e tirati a lucido, come impone la forma ufficiale e le interviste televisive che li aveva visti immeritatamente anche loro al centro dell’attenzione, e lui, Michele Forzinetti, appollaiato a piedi nudi, con il berretto antifreddo calato fino agli occhi, in maglietta e tatuaggi a ripetere per l’ennesima volta, con innocenza e candore, che lui non scendeva, che lui non era il protagonista, ma lo erano i cipressi e i varesini che venivano lì a sensibilizzarsi. Lui era un tramite, non un visionario idealista fuori dalla realtà, magari ammalato di protagonismo, come qualcuno miseramente insinuava. Invitava gli Assessori incravattati a leggere le centinaia di messaggi che i varesini stavano lasciando ai piedi dell’albero; chiedeva ai politici se conoscessero il significato etimologico della parola amministrazione e democrazia e dimostrava loro di essere più ferrato di loro in materia di “filologia botanica” e di alberi.

Non scriverò qui di tecnica; ho già scritto e detto fin che mai; parole ormai sprecate, tanto è un muro di gomma dall’altra parte. Ora relativizzano tutto, anche la tecnica: “pareri discordanti tra esperti – la verità tecnica è qualcosa di aleatorio” dicono. Non capiranno mai perché non vogliono capire a priori; è un dialogo – quando lo consentono – tra sordi.

Vorrei invece parlare di lui, di Michele Forzinetti, ventisettenne varesino, laureato in scienze motorie e appassionato insegnante di ginnastica artistica. Non avevo mai incontrato prima Michele; gli ho parlato a lungo in questa settimana. Sono forse stato tra i primi a vederlo lassù appollaiato, sabato mattina. Correndo agli Estensi, in ore antelucane, noto uno striscione e vedo qualcosa che si agita nella chioma. Realizzo che lassù c’è qualcuno che protesta; mi fermo e gli rendo uno spontaneo tributo con un applauso. Mi riconosce anche lui, nonostante il mio sudore e l’abbigliamento. Iniziamo a parlare e mi rendo subito conto che questo è un bravo, anzi bravissimo ragazzo con cultura e cognizione. Mi spiega il motivo del suo gesto: quello di attirare l’attenzione su di un problema reale e concreto, quello di dare voce a cipressi e ai tanti varesini che stanno protestando e scrivendo, inascoltati, ormai da mesi. Non un “matto” come qualcuno aveva voluto di primo acchito far credere. Non uno sprovveduto contrario a prescindere, ma una persona lucida e razionale con anche conoscenze tecniche del problema specifico. Di corsa torno a casa; prendo dalla mia biblioteca un libro, quello scritto da Julia “Butterfly” Hill, la ragazza venticinquenne californiana che stette due anni su di una sequoia per impedirne l’abbattimento, e ridiscendo agli Estensi per fargliene dono così che possa avere un po’ di compagnia nei duri giorni a venire. E come me, hanno fatto tantissimi altri; un commovente pellegrinaggio di giovani e meno giovani ad informarsi, a portare the, caffè, libri, cd, giornali… mi sono commosso. I nostri giovani hanno ancora dunque ideali generosi, altruistici e disinteressati.

Durante i giorni successivi sono andato più volte, come fanno e stanno facendo migliaia di varesini, a trovarlo, ad incoraggiarlo e sostenerlo, a chiedere se necessitasse qualcosa.

Perché stare lassù per giorni interi, su di un imbrago e dormire – se si riesce – su di un’amaca, non è certo leggero e semplice, sia nel fisico, ma soprattutto nella mente. Ci vogliono grandi ideali e grande convinzione. Chapeu Michele!, dunque.

Il suo gesto, così improvviso e coraggioso, ha risvegliato ancora di più le coscienze assopite di tanti varesini, è stato in grado di mettere in primo piano un problema, quello della rimozione dei cipressi ed è proprio quello che Michele voleva; non attenzione su di sé, ma, come ha ripetuto a tutti, su di un fatto reale quello della sorte dei quei poveri alberi morituri. Michele da lassù parla poco e quel poco che dice è un invito a leggere i messaggi scritti in cartelli e bigliettini improvvisati che la gente lascia ai piedi del cipresso n. 9, che diventerà d’ora innanzi “Il cipresso di Michele”. Lo ha ripetuto anche agli Assessori in visita ecumenica. Purtroppo non si vuole ascoltare; il politichese prevale, il personalismo e la coesione di una Giunta hanno la meglio sull’entusiasmo e gli ideali di un ragazzo e anche sul buon senso. La risposta è già data e scritta: “bravo ragazzo, ma strumentalizzato a fini politici dai soliti noti!!!”.

E no, carissimi Amministratori pro tempore della città : una bomba vi sta scoppiando in realtà tra le mani e vi fa comodo dire e pensare che non è così. Ormai non è solo il “caso cipressi”, ma è il “caso Varese”, una città in disarmo, stanca e sfiduciata, che vi sta ora chiedendo conto del vostro agire !

Grazie Michele, mi – ci hai ricordato che i giovani sono sempre e comunque la nostra speranza !

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