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Cara Varese

IL PRESEPE E LE AVANGUARDIE

PIERFAUSTO VEDANI - 07/01/2012

Il “presepe vivente” di Venegono

Anche per le comunità ci sono modi formalmente non simili di essere cristiani per la diversità di storia, cultura, tradizioni, situazioni ambientali, impatto con realtà nuove e in continua trasformazione.

I valori fondamentali non vengono mai messi in discussione, però ci possono essere a volte letture molto personalizzate da parte di qualche “modernista” del clero o di avanguardisti dell’intelletto. Letture in genere molto utili per rafforzare le convinzioni della maggioranza silenziosa del cristianesimo.

Di recente la curia di Rieti ha esaltato, per il tramite del suo settimanale, la scelta di eliminare il presepio dalla cattedrale come esempio di sobrietà e di condivisione.

Il presepio è una creatura di San Francesco, lo realizzò a Greccio, piccolo abitato del Lazio, oggi nell’ambito diocesano di Rieti. Non ho notizie della reazione dei credenti di quella zona e nemmeno delle gerarchie ecclesiastiche che qualche imbarazzo devono averlo provato, se non altro perché il Papa, i vescovi e le migliaia di parroci non hanno pensato alla cacciata dei presepi dalle chiese come esempio di sobrietà in tempi così grami.

Varese ha una bella tradizione in fatto di presepi e ne ha addirittura diffusa la cultura: infatti in questi anni si sono aggiunti presepi viventi che richiamano migliaia di persone, mentre viaggiano ad alte quote di visitatori altri tradizionali riferimenti alla nascita di Gesù, come quello di Venegono.

Il presepio da noi viene vissuto come momento di socializzazione, di rispetto della tradizione e in fondo anche di amicizia da parte di chi non è credente e non vuole negare ai giovani figli o ai nipotini il fascino di una capanna e di una mangiatoia che accolsero il più grande predicatore di pace e di amore che il mondo abbia conosciuto, il rivoluzionario portatore di speranza per tutti, il più formidabile difensore degli ultimi.

È una interferenza laica, chiamiamola così, non indebita e bene accetta. E che ha altre manifestazioni momentaneamente prevalenti su convinzioni che peraltro meritano sempre rispetto.

Non si contano infatti i non credenti che in qualche misura partecipano della Natività facendo gli auguri a familiari, conoscenti e amici. Ci sono invece tra i militanti dell’amore per il presepio politici cattolici con situazioni personali nemmeno vicine ai valori cristiani: è gente che si è presentata e si presenta come paladina della fede.

Il presepio dunque è in qualche misura anche positivo collante: ieri come oggi è oggetto di attenzione e meditazione per la cornice di povertà con la quale ha accolto chi ha annunciato la salvezza all’umanità.

Varese ama il presepio e lo fa amare. E accetta con simpatia anche un’altra invasione “laica”, quella che caratterizza la ormai prossima festa di sant’Antonio Abate , particolarmente sentita e vissuta, anche nei suoi aspetti non religiosi, dall’intera città. Insomma siamo una comunità fondamentalmente serena grazie anche all’assenza di avanguardisti.

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