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Attualità

NUMERI IMPIETOSI CONTRO VARESE

DANIELE ZANZI - 31/10/2014

Così le fogne a Varese?

Così le fogne a Varese?

Dati allarmanti per la “Città Giardino” quelli diffusi dall’Osservatorio nazionale di Lega Ambiente sulla vivibilità ambientale dei 104 capoluoghi italiani di Provincia. Solo il 66° posto per Varese con uno score mediocre di 48 punti sui 100 in palio: una miseria che stride non poco con i toni trionfalistici spesso usati dai nostri amministratori a celebrare una realtà che oggettivamente si stenta a riconoscere. La palma di capoluogo più ecologico italiano va a Verbania da cui ci separa solo uno stretto lago, ma, a quanto sembra, un abisso in termini di qualità ambientale della vita. Il capoluogo piemontese ci raddoppia in termini di punteggi ottenuti: più spazi verdi pubblici – alla faccia della nostra nomea di “Città Giardino” – , più raccolta differenziata, aria e acque più pulite e meno inquinate. Anche la tanto grigia, la tanto vituperata Milano ci supera nella graduatoria.

Insomma, ma dove è finita la “Città Giardino”? e perché allora ci si continua a “sciacquare la bocca” con tale nomea che parrebbe ridotta ad entità virtuale o a comoda scusa per vivere di rendita senza programmazione e investimenti? Dati allarmanti quelli pubblicati su tutti i quotidiani: Varese addirittura non fornisce cifre su parametri importantissimi, come la percentuale di abitazioni civili collegate alla rete fognaria e ai depuratori. Non conoscenza della realtà o semplice vergogna nel fornire i dati?

Tutti sappiamo che esistono intere zone della città senza fogne; la norma in alcuni rioni è lo scarico in pozzi a perdere, magari in prossimità di falde freatiche superficiali. Molti varesini, pur pagando le tasse comunali, lo sperimentano sulla propria pelle; alcuni protestano e pretendono, senza ottenere risposte, la realizzazione di queste opere primarie. Nell’ultimo decennio si contano sulla punta delle dita di una mano i metri – non i chilometri ! – di nuove fognature messe in cantiere e realizzate. Si preferisce piuttosto costruire un autosilo interrato – inutile – alla Prima Cappella che costerà – se tutto andrà bene – tre milioni e rotti di euro; con questi soldi si sarebbero potuti realizzare circa 15 km di nuova rete fognaria e sopperire dunque ad un esigenza primaria della popolazione con evidenti vantaggi per l’ambiente e magari con qualche punto in più nella classifica di Lega Ambiente.

Drammatici anche i dati di qualità dell’aria che ci collocano al 77° posto per l’inquinamento da ozono; per non parlare del nostro sistema idrico che fa letteralmente acqua da tutte le parti con perdite nell’acquedotto nell’ordine del 37%; ultimi posti anche per gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili negli edifici pubblici – pannelli solari, geotermia, eccetera – che ci assegnano un inguardabile 80° posto su 89 assegnati! Cioè pochi o nulli investimenti da chi dovrebbe avere invece l’occhio avanti e investire per il futuro avendo per di più la possibilità di accedere facilmente ad incentivi statali ed europei.

Impietosi, e sotto un certo punto di vista sorprendenti, anche i dati sulle aree verdi fruibili che relegano la “Città Giardino” al 71° posto nella graduatoria italiana sorpassata da altri capoluoghi che non hanno certo questa abusata nomea; un vera miseria; altro che Città Giardino!

I dati pubblicati sono in un certo senso in linea con quelli da me presentati al Convegno Una Terra desolata di settembre al Teatro Santuccio che vide una straordinaria presenza di pubblico.

La fotografia di Varese è quella di una città estremamente estesa in termini di superficie – 55 km 2 contro i 180 di Milano – e quindi con una densità abitativa bassa di 1400 abitanti km 2 contro gli oltre 7000 di Milano. Una città dunque estremamente dilatata; fortunatamente dilatata – dovremmo dire – dove i problemi ambientali hanno la possibilità di attenuarsi e diluirsi a seconda del rione o della zona. Una città dove, a dispetto degli impietosi numeri, la presenza del verde e delle bellezze ambientali sono ancora percepiti e ben presenti. Un ambiente e un verde però non frutto del pubblico, ma bensì del privato.

A Varese la superficie dei parchi pubblici – circa 350.000 mq – è dieci volte inferiore al quella del verde privato di pregio e storico – 18 dimore storiche private tutelate da Legge Nazionale e 113 ville e parchi tutelati dal PRG -. Se poi a questo verde di pregio si aggiungono le migliaia di giardini, giardinetti e orti a contorno di ogni singola abitazione si raggiungono cifre da capogiro.

Quindi “Città di Giardini (privati)” e non più “Città Giardino”.

Le statistiche ed i numeri vanno evidentemente presi con le dovute cautele e interpretati. Possono e debbono però costituire la “fotografia” operativa dell’esistente e il punto di partenza per la programmazione futura del destino da darsi ad una città.

Ogni anno escono questi dati; inevitabilmente, quando i numeri sono impietosi, l’atteggiamento dei nostri amministratori è di contestarne la veridicità anziché porsi domande o ricavarne stimoli costruttivi per la ripartenza e la programmazione. Ad aggravare la statistica è l’annuale e progressivo scivolamento verso il basso nella graduatoria quasi che il nostro declino sia irreversibile; di anno in anno i numeri di Varese procedono con il passo del gambero, sempre verso la parte destra della classifica. Al declino sembra dunque aggiungersi un colpevole immobilismo decisionale ed operativo.

Nel calcio, quando si è posizionati nella parte inferiore destra della classifica il ruolo dell’allenatore è il primo ad essere messo in discussione. Certo qualche punticino in meno potrà essere attribuito, come giustificazione, alla sfortuna, agli arbitri, agli infortuni, ma il centro classifica o la zona Europa non potrà mai essere recuperata. E per un capoluogo, come Varese, che continua colpevolmente e incoscientemente a crogiolarsi nella nomea di “Città Giardino” il 66° posto in una classifica ambientale suona proprio male. Quasi una condanna alla Serie C!

Non sarà forse il caso anche qui di cambiare modulo e allenatori?

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