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Cultura

PER UNA BUONA SCUOLA

MARGHERITA GIROMINI - 31/10/2014

scuolaTra una quindicina di giorni si chiuderà la consultazione promossa dal MIUR sulla “Buona Scuola”. Genitori, insegnanti, studenti, dirigenti e tutto il personale della macchina scolastica sono stati sollecitati a discutere sul tema. Nelle sedi scolastiche, istituzionali, associative, nei blog e nei social network. In rete si può anche compilare un questionario. Il ministro ha promesso che il prodotto dei numerosi dibattiti attivati nel paese saranno analizzati con attenzione così da poter restituire in breve tempo gli opportuni feedback alla numerosa platea degli interessati al tema della scuola.

Bene? Benissimo, considerato che di scuola si parla solo all’inizio di ogni nuovo anno e poi ogni qualvolta la scure dei tagli la colpisce drammaticamente. Ma come si muove il tour della “Buona scuola” nella nostra provincia?

Un primo incontro si è svolto a Tradate, il 17 ottobre, in un istituto superiore, alla presenza di un responsabile del ministero. Hanno accolto l’invito una trentina di dirigenti (meno di un terzo del totale), gruppi di genitori attivi nei comitati scolastici, qualche docente. Alcuni studenti, invece, giunti alla sede della convention, si vedono impedito l’accesso con la motivazione che la riunione è riservata alle componenti docenti, genitori, dirigenti. Ma la scuola non doveva essere la casa di cristallo dove ogni cosa è visibile a tutti? Quali argomenti sulla scuola possono ritenersi preclusi ad uno studente delle superiori e per quale motivo? Inoltre esistono ancora, sia pure vecchi ma non dismessi, gli organi collegiali a cui prendono parte le rappresentanze elette delle diverse componenti, tra cui gli studenti.

Fiocca al giornale online Varesenews la lettera di protesta di una studentessa, Cassandra (nome vero o inquietante pseudonimo?) che si era recata, purtroppo inutilmente, a Tradate. Ribatte e porge lunghe e circostanziate scuse il direttore dell’Ufficio scolastico, dichiarandosi pronto a rimediare all’errore.

Segue la lettera di un’attenta genitrice, presente alla suddetta mattinata. Lamenta che le procedure sono ingessate: interventi contingentati, tre minuti l’uno, mentre al tavolo della presidenza l’inviato ministeriale si mostra molto più interessato a navigare/messaggiare/rispondere al cellulare che ad ascoltare le voci della scuola locale. Altre urgenze, diverse da un semplice incontro per lo scambio di idee, reclamano il suo parere.

Lo stesso giornale ospita interventi di alcuni docenti che vogliono esporre il proprio pensiero sulla buona scuola. Poiché al convegno del 17 non era previsto di ascoltare né loro, né le rappresentanze sindacali della categoria, volentieri cedo spazio alla professoressa Gabriella Zonno che mi perdonerà se dal suo lungo intervento scritto a Varesenews  stralcio alcune sue idee di buona scuola. Scrive:

“La buona scuola è quella che riconosce ai docenti uno stipendio degno di questo nome

“La buona scuola stabilizza i precari

“La buona scuola non certifica la presenza nel Cv dei soli “pezzi di carta” ma valorizza anche l’esperienza maturata sul campo

“La buona scuola non costringe i docenti a pagare cifre esorbitanti per i corsi abilitanti

“La buona scuola permette ai docenti di aggiornarsi

“La buona scuola inserisce la materia del diritto in tutti i bienni della scuola superiore

“La buona scuola non toglie dai programmi materie come geografia

“La buona scuola non fa confusione sulle competenze, chiedendo al docente di insegnare discipline diverse da quelle che ha studiato e pertanto ben conosce.

“La buona scuola promuove la cooperazione tra le scuole e non le mette in competizione tra loro

“La buona scuola invia ai ragazzi messaggi costruttivi, a differenza di quanto fanno i “signori della politica”, a qualunque schieramento appartengano, che invece mostrano indifferenza per la scuola

“La buona scuola non elimina il libro di testo a favore di attività più ricreative su netbook o tablet né illude i ragazzi e le famiglie sul valore assoluto degli oggetti tecnologici

“La buona scuola non favorisce l’eccesso di semplificazione perché sa quanto la complessità aiuti la crescita culturale dei giovani

“La buona scuola garantisce la partecipazione ad eventi culturali di tutti i ragazzi, anche di quelli dei professionali e dei tecnici

 “La buona scuola non investe in beni strumentali tecnologici se non ha la possibilità di aggiornarli e di farli funzionare al massimo livello”

Di tutto questo riparleremo a consultazione conclusa, dopo aver superato lo scoglio della lettura del testo “La Buona Scuola”, con le sue centoventisei (tante!) pagine.

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