Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Attualità

PRESEPE D’OGGI

EDOARDO ZIN - 12/12/2014

presepeAnche quest’anno il Presepio è approntato. È minimalista, essenziale, sobrio: la bella capanna, opera di un artigiano della Val Pusteria, poche statue intagliate nel legno d’ulivo del “campo dei pastori” di Betlemme. Mi basta questo Presepio per immergermi nel Natale del Signore, anche se ripenso con nostalgia a quello da ragazzo.

Lo facevo dentro al vecchio caminetto. L’umanità, la natura e il creato intero sembravano si fossero dati convegno. Il “cuore” del Presepio era la grotta ricavata nelle rocce diventate tali con ciocchi di legna. Il Bambino veniva deposto la mattina di Natale: dormiva nella mangiatoia e sapevo che rappresentava Dio che si era fatto uomo proprio come uno di noi. Maria accoglieva il dono di Dio. Giuseppe, un po’ in disparte, muto e pensieroso, accettava che i suoi sogni venissero sovvertiti perché si compisse il disegno divino. L’angelo volava attorno alla grotta e rappresentava la gioia del Cielo che si univa a quella della terra: lodava Dio e chiedeva, in contraccambio, di donare la pace vera agli uomini che Egli ama. Del bue e dell’asino – mi aveva spiegato il parroco – non si parla nel Vangelo, ma il profeta Isaia aveva preannunciato che “il bue riconosce il suo Signore e l’asino riconosce la greppia del suo padrone”.

Ciò che mi affascinava di più era tutta la varia umanità che si avvicinava alla grotta o campava nei dintorni: la lavandaia che lavava i panni, la massaia che attingeva l’acqua dal pozzo, la contadina che spargeva il granoturco alle galline, l’arrotino che levigava la falce, il pescatore con l’amo alzato attaccato al quale c’era un pesciolino, l’avventore nella taverna…

E che dire dei pastori? C’era chi custodiva il gregge, chi andava verso la grotta con un bidoncino di latte appena munto, chi con una forma di cacio, chi si faceva strada con una lanterna e chi, abbagliato dalla luce angelica, restava stupito a bocca aperta. Uno dormiva.

E che dire del creato? Il deserto, preparato con la farina gialla, era sullo sfondo e da lì provenivano i re magi, le cime dei monti erano imbiancate con la farina bianca, il laghetto, su cui sguazzavano alcune papere, era uno specchietto e le cascate erano rappresentate dalla carta d’argento della cioccolata che avevo accumulata durante l’anno, il muschio, umidetto e lucente, era il prato…

Ai miei occhi di bambino tutta la scena subiva la magia sotto l’incanto della luna e della stella cometa.

Oggi non è più così. La maggior parte dei grandi magazzini ha eliminato dagli scaffali pastori e capanne. Ciò che a noi provocava fatica, gioia, attesa, stupore, oggi ci può illudere di comperarlo: statue, cammelli, cavalli e asini, pecore e capre, capanna, casette, piantine, muschio finto e financo la stella dorata con la luce e il carillon incorporati. Cinquanta euro e ti danno anche il ghiaino per le stradine, il laghetto finto e un rosario di lucette da mettere nei punti giusti del paesaggio. Le statuette sono tutte tremendamente omologate in plastica.

È un segno dei tempi. Tutto sembra si possa comperare, anche la Salvezza che non ci viene donata, ma acquistata. Perfino i sentimenti. Da bambino il Presepio rappresentava in modo plastico la generosità, il lavoro, le preoccupazioni, le ansie, la gioia, la gratuità. Ora è il danaro che tenta di appagare le nostre emozioni.

Quella gente s’incamminava verso una greppia dove Dio si era fatto uomo. L’attenzione di quella massa di umanità era rivolta a Lui. Laeti, Festinantes, Triumphantes, cantavamo nel bel latino, sì, lieti, in fretta e festosi accorrevano quelle donne e quegli uomini perché erano liberi. Oggi la pesante individualità condiziona persino i sentimenti e i comportamenti. Sembra che non ci sia più posto per la pietà, la compassione, la tenerezza, valori umani, uniti alla consolazione, valore cristiano perché dono dello Spirito. Le relazioni sono superficiali, i sentimenti non sono più espressione di un’epoca e di una cultura fondata sull’uomo. Oggi è la cultura “dello scarto” a condizionare i comportamenti umani.

La severa liturgia ambrosiana in questo tempo di Avvento ci ricorda non tanto la prima venuta di Dio sulla terra, quanto il ritorno del Signore alla fine dei tempi. Ma, nel frattempo, io, noi, la scuola, la famiglia, la comunità civile, la chiesa come possiamo preparare “cieli nuovi e terra nuova” per l’intera umanità?

L’uomo che il Signore del tempo troverà sarà solo formato da bimbi e madri annegate nel mare perché affondati con i barconi della disperazione? E la shoah si moltiplicherà includendo gli zingari sporchi e gli stranieri infidi? E i seguaci di Cristo saranno costretti a fuggire dallo loro terra perché perseguitati dai nuovi Erode? E i disoccupati, i cassaintegrati dovranno salire sui colli per gridare la loro disperazione? E i padri uccideranno i figli perché spossati nel vederli soffrire? E sarà l’odio a generare nuove guerre o le guerre a generare l’odio? E gli amministratori saranno tutti ladri e corrotti? E i giovani politici rampanti annunceranno ancora le buone novelle senza realizzarle? E i sindacalisti suderanno per salvaguardare i diritti dei lavoratori o per conservare i loro privilegi? E il ricco imprenditore investirà i suoi utili in lavoro o in finanza?

Chi ci salverà da questa umanità? Ci sarà ancora spazio per la speranza? Lo scoraggiamento si mescolerà ancora alla rassegnazione o alla disperazione?

Il Presepio è la messa in scena delle azioni umane. I personaggi erano allora e sono oggi reali e lasciano spazio all’inspiegabile, al mistero di Dio che è entrato 2014 anni fa nella storia, ma quel passato deve essere gestito in funzione del presente aperto al futuro.

C’è ancora spazio per la vita buona, per la bellezza, per la gentilezza, per la qualità della vita. Il ricordo delle sofferenze non ci deve rendere ciechi e insensibili a quelle degli altri. Il Presepio ci dice che l’uomo è prezioso perché carne di Dio, che la sola ricchezza è il suo cuore e che solo Lui potrà renderlo nuovo. Quelli che credono in Lui, se saranno fedeli alla loro identità, potranno risvegliare l’umanità che è sopita in molti.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login