Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Apologie Paradossali

CHARLIE/1 IL SENSO VERO DI UNA RISPOSTA

COSTANTE PORTATADINO - 16/01/2015

Capi di Stato insieme alla marcia di Parigi

Capi di Stato insieme alla marcia di Parigi

Sebastiano Conformi mi ha seccamente contestato l’Apologia di settimana scorsa. “Bruciava Parigi e tu scrivevi del tuo capodanno con la ‘Famiglia Addams’”.

“Chiedo scusa a te e ai lettori, se ho dato l’impressione di essere distratto su di un tema tanto importante. Non è stato nemmeno il non voler buttar via un articolo già scritto, né il dover aspettare l’esito finale dell’evento, né la comodità di intervenire a posteriori, commentando i commenti altrui, piuttosto che dover giudicare all’istante i fatti, complessi, grezzi, imprevisti e straordinari. Avevo una certezza e l’ho applicata subito a ‘questo assurdo attentato terroristico di Parigi’: senza uno sguardo conciliante la lotta, il contrasto violento, il disprezzo per l’altro, la vendetta diventeranno sempre più normali, anzi necessari. Sia ben chiaro: non sto a metà strada, non vedo la minima attenuante o giustificazione possibile per la strage terroristica; non è solo enorme la sproporzione rispetto alla reale o presunta offesa, è un vero salto logico”.

“Tuttavia non sei intervenuto a nessuna manifestazione, non hai nemmeno comperato il numero speciale di Charlie e magari anteponi la libertà di religione a quella di opinione. Insomma non hai voluto essere Charlie. Una posizione condivisa da molti cattolici, a sentire certi interventi del pubblico di Radio anch’io. Altri invece, e più ancora certi laici devoti, sembrano pronti a prendere le armi per una nuova crociata; altri ancora colgono l’occasione per mescolare la condanna del terrorismo islamico e delle persecuzioni dei cristiani, con le malefatte della modernità, quali l’aborto, il matrimonio gay, le questioni della bioetica e non so che cos’altro, solo per dar la colpa alla sinistra di tutto. Fatti capire almeno tu!”.

“Fossi stato a Parigi, sarei intervenuto certamente, pur ritenendo riduttivo lo slogan “Io sono Charlie”. Ma non sarebbe bastato aggiungere, come ha proposto Pacifici “io sono ebreo, io sono poliziotto” (le altre vittime della strage, rimaste in ombra) per dare il senso vero di una risposta adeguata: non è con un’addizione di parzialità contingenti che si esprime il significato autentico ed intero di un valore, quello della civiltà europea, nella sua radice cristiana. Non mi stancherò di ripetere il messaggio di Papa Francesco: il primato del tempo sullo spazio; a noi compete di generare processi, non ci serve occupare spazi, colmare le piazze dei nostri slogan o infilare la rivendicazione di qualche valore irrinunciabile in qualsiasi discorso. Non abbiamo bisogno di difendere il nostro Dio dalle offese umane, tanto meno di vendicare Lui o i suoi profeti; dal momento che crediamo che sia entrato nel nostro orizzonte storico, dobbiamo solo seguirLo, in uno strano percorso di umiltà e insieme di smisurata grandezza, di giustizia e di incomprensibile misericordia, di perdono del peccatore e di coerente testimonianza.

Lo stesso metodo vale per la politica, soprattutto nei confronti dei paesi islamici: cercare di occupare spazi, penso proprio all’occupazione di territori (Iraq, Afghanistan, Libia, Siria, Somalia, le stesse colonie israeliane in Cisgiordania, e tanti altri) ha prodotto risultati totalmente negativi. Dove invece si sono assecondati processi, come le pur faticose “primavere arabe”, la possibilità di comprensione e di collaborazione sta crescendo nel tempo”.

“T’illudi, temo. Proprio per quello che dici, la civiltà occidentale sarà sempre più orientata alla libertà e al progresso, quella islamica alla legge e quindi alla cristallizzazione della società. L’unico vero progresso che concepiscono è la sottomissione degli infedeli, poco importa se con la conversione, l’espansione demografica o anche con la guerra. E il califfato è ormai appena al di là del canale di Sicilia. Ti faccio notare che tutto il pandemonio che ha messo in crisi la Francia lo hanno fatto tre o quattro persone, con miseri appoggi logistici. Pensa a che cosa potrebbe accadere di fronte ad attacchi terroristici in grande stile”.

“Ma proprio per questo dobbiamo cercare anche altre strade, pur senza rinunciare ad una resistenza, come dire, “statuale”. Alla violenza si resiste con mezzi adeguati, si tratti di ISIS, di Boko Aram o di cellule terroristiche insediate in Europa. L’esercito e la polizia sono, nel loro campo, mezzi necessari, ma non sufficienti. Alla pace non si arriverà mai se almeno una delle parti non inizia a guardare l’altra con uno sguardo diverso, attivamente conciliante. Quella che apparentemente è la nostra debolezza, il non potere (perché non vogliamo, perché non appartiene alla nostra cultura) rispondere al male con un male più grande, deve diventare la nostra forza, la superiore attrattiva del bene offerto spontaneamente e gratuitamente, che i cristiani chiamano carità”.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login