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Sport

PENSANDO ALLA SANREMO

ETTORE PAGANI - 23/01/2015

milano sanremoAttribuite a tutti i Santi natalizi le dovute attenzioni, varrà la pena di cominciare a pensare e a far spazio, nelle presenze, a quello che nel nostro paese abbassa la bandierina del via al ciclismo: San-Remo, insomma.

Manca ancora tempo alla data della classicissima ma se ne sente già l’aria salmastra anche ai piedi delle montagne dove siamo noi pur dandosi atto che il profumo subisce una sostanziale modifica sostituendo quello marino con quelli di castani e querce tipiche dei nostri boschi.

Si comincia, dunque, a respirare aria di preparazione professionale che si mescola – con ovvie distinzioni – al ciclismo dilettantistico di quegli appassionati delle due ruote che sempre in maggior numero hanno scoperto l’opportunità di una preparazione fisica diversa da quella più rituale di calcio, corsa a piedi o di quant’altro.

Cominciano ad apparire sulle strade, sempre con maggior frequenza, alcuni professionisti sostanzialmente in allenamento per un anno intero ma che a qualche pausa invernale dedicano non poco spazio.

Troppo importante la Sanremo per non presentarsi al via con gambe, almeno in parte, già rodate anche se, ovviamente, con le distinzioni per ogni corridore.

Classicissima dunque la Sanremo. E come tale giustamente inserita nelle definizioni del campionato di ciclismo nostrano. Come, cioè, una prova di gran fascino.

Meno esatto sarebbe considerarla come punto di riferimento panoramico del ciclismo dell’annata cui – più o meno – la Sanremo da’ il via. Sotto questo profilo la prova potrebbe, invece, essere considerata – più idoneamente – come prova, appunto, di accertamento dei vari punti di preparazione.

È normale, infatti, che i corridori abbiano a ritmare i tempi delle loro preparazioni in funzione di determinati periodi in cui sono fissate quelle prove che li interessano maggiormente. E a questo riguardo tutto può seguire le più svariate direzioni. Ecco perché la corsa può non interessare se non di striscio ai fini della vittoria.

C’è chi la prende come un approfondimento del lavoro, c’è chi, insomma, si “disturba meno per farla propria” e c’è chi arriva al via a preparazione avanzata e mira a far proprio il primato in una vittoria importante cui non è detto facciano seguito altri successi. Questo è il punto interrogativo su pronostici che la corsa spesso si tira dietro facendo eccezione, al riguardo, solo per gli arrivi in volata.

Così si spiega perché la classicissima è segnata da anni da una sensibile incertezza con tanto di arrivi a sorpresa. Più che una classicissima su situazioni accertate, su quelle da accertare. Il fascino comunque rimane in tutta la sua non indifferente importanza.

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